Berlusconi: «Non farò come Craxi,

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pronto al carcere». Poi la retromarcia

L'ex premier sulla sentenza della Corte suprema il 30 luglio

«Non farò l'esule, come fu costretto a fare Bettino Craxi. Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi 78 anni e avrei diritto ai domiciliari, ma se mi condannano, se si assumono questa responsabilità, andrò in carcere». Sono parole di Silvio Berlusconi, riportate dal quotidiano Libero, dopo un colloquio tra l'ex premier e il direttore Maurizio Belpietro in cui si parla della sentenza della Corte suprema attesa per martedì prossimo. Nella tarda mattinata di domenica, però, la retromarcia.

«Il Presidente Berlusconi non ha rilasciato alcuna intervista. Il direttore Belpietro ha liberamente interpretato il senso di un colloquio in cui sono state confermate l'assoluta infondatezza delle accuse rivolte al Presidente Berlusconi e la sua precisa volontà di continuare a offrire il suo contributo al popolo dei moderati» si legge in un comunicato diffuso da Palazzo Grazioli in cui viene poi anche rilevato, «ancora una volta, che alcuni quotidiani riportano tra virgolette frasi e giudizi attribuiti al Presidente Berlusconi che non sono mai stati pensati né pronunciati».

Nonostante la nota, però, frasi tratte dall'articolo di Libero sono state postate sulla pagina Facebook di Berlusconi e sull'account Twitter del Pdl.

LA SENTENZA - Nell'articolo di Libero, si legge anche che Berlusconi si è detto «abbastanza ottimista: non possono condannarmi». «Se non c'è pregiudizio, se non ci sono pressioni, la Cassazione non può che riconoscere la mia innocenza», ha affermato. «I miei avvocati hanno proposto 50 obiezioni alla decisione della Corte d'appello e la Cassazione già in altre occasioni ha riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell'azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset», ha spiegato Berlusconi a Belpietro.

Quindi Libero riporta anche alcuni dettagli sullo stato d'animo del leader pdl: «Non ho dormito per un mese. La notte mi svegliavo e guardavo il soffitto, ripensando a quello che mi hanno fatto» ha raccontato Berlusconi. «In pochi mesi otto pronunciamenti contro di me. I diritti Mediaset, Ruby, la telefonata Fassino-Consorte, gli alimenti alla mia ex moglie, le richieste dei pm di Napoli e Bari, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, il respingimento della richiesta di trasferire a Brescia il processo per le cene di Arcore, l'abnorme risarcimento a De Benedetti».

GOVERNO - Nel colloquio di cui dà notizia Libero, l'ex premier ha parlato anche del futuro del governo. «Non farò cadere Letta - avrebbe assicurato Berlusconi - ma sarà il suo partito a farlo. Se venissi condannato, il Pd non accetterebbe di continuare a governare insieme con un partito il cui leader è agli arresti e interdetto dai pubblici uffici».

28 luglio 2013 | 15:50, Il Corriere della Sera