Così Renzi prova a guidare la rivolta contro

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le larghe intese. Le mosse del Rottamatore e le strategie

per non regalare il Pd al sindaco In campo, adesso. E adesso? Congresso. Subito. Perché la situazione politica non consente ulteriori rinvii o tentennamenti. I renziani hanno deciso di sferrare l’ultimo attacco al gruppo dirigente del Partito democratico, e ormai la candidatura del sindaco, sia che questa riguardi il partito sia che questa riguardi la premiership, non è ovviamente più in dubbio. Domani Renzi tornerà a parlare dal palco della festa democratica di Reggio Emilia, ma intanto ci sono alcune cose che cominciano a essere più chiare sulla corsa del rottamatore.

In caso di elezioni. L’idea dei renziani è che se la situazione dovesse precipitare portando alle elezioni anticipate il Pd non può farsi cogliere impreparato, senza leader, senza programma e senza uno straccio di alleanza. Già perché grazie al governo delle larghe intese il Partito democratico non sa più neanche con quali partner presentarsi al voto, è il ritornello che ripetono i parlamentari più vicini al sindaco di Firenze.

Il fronte del no. Pier Luigi Bersani si oppone invece a questo progetto con tutte le sue forze. La sua idea è quella di accelerare l’iter che può portare alla crisi di governo in modo tale da non fare non solo il congresso (che a quel punto salterebbe per ovvie ragioni) ma anche le primarie per la scelta del candidato premier. Insomma, l’ipotesi caldeggiata dall’ex segretario del Partito democratico è quella di creare le premesse emergenziali per cui alla fine il Pd si ritrovi a dover correre alle elezioni senza nemmeno il tempo di organizzare delle primarie tra Matteo Renzi ed Enrico Letta. A quel punto sarebbe automatico correre con l’attuale presidente del Consiglio, mettendo definitivamente fuori gioco Matteo Renzi.

A sinistra del Pd. Non era questo all’inizio il progetto di Bersani e dei suoi. Ma alla fine si sono convinti di dover cambiare i loro piani perché hanno capito che di fronte a primarie Letta contro Renzi il secondo avrebbe nettamente vinto, potendo contare non solo sui voti dei militanti e dell’elettorato del Partito democratico ma anche su quelli di Sel. Come hanno avuto modo di sottolineare sia Nichi Vendola sia Gennaro Migliore, infatti, Sel non potrebbe mai sostenere Enrico Letta, mentre riconosce al sindaco di Firenze il ruolo di “leader del centrosinistra” (e queste, badate bene sono parole esplicite del presidente della giunta regionale pugliese).

Fatevi da parte. Renzi e i suoi, però, hanno afferrato che il vero piano è ormai questo e perciò puntano a scardinare questo scenario che rischia di farli fuori dai giochi. Il sindaco di Firenze con i suoi è stato molto chiaro: bisogna far capire agli attuali dirigenti del Pd che è ora che si facciano da parte, visto che sono gli stessi che perdono da anni tutte le battaglie elettorali. Non solo: secondo Renzi, il Partito democratico non può continuare a vivere condizionato da quello che fa Silvio Berlusconi: svegliamoci sennò, nonostante la condanna e le difficoltà in cui versa, sarà sempre lui a dettare l’agenda della politica italiana, del resto è proprio quello che sta facendo anche adesso. F.Q 6/8