Non è solo Berlusconi", titolava ieri un editoriale

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del New York Times che sembra la risposta perfetta alla cretinata

Una sintesi di un articolo

("cala il sipario sul buffone") con cui sabato il Financial Times ha attaccato Silvio Berlusconi. Pubblichiamo alcuni stralci significativi.

Se le ripetute baldorie di Berlusconi fossero la sola causa della lunga malattia dell'Italia, la sua condanna criminale per frode fiscale sarebbe il segno di tempi migliori all'orizzonte. Ma il tre volte primo ministro non può essere considerato la sola ragione delle deludenti performance economiche dell'Italia o per la sua cultura politica irresponsabile. Il centrosinistra italiano, quando gli elettori gliene hanno dato la possibilità, non ha fatto molto meglio.

E finché la Germania e l'Unione europea metteranno falsi dogmi di austerità fiscale davanti al vero problema economico dell'Italia - la crescita anemica - nessun governo a Roma ha grandi chance di condurre il paese a giorni migliori". Berlusconi, condannato per frode fiscale e ormai senza più possibilità di appello, potrebbe vedere "la fine della sua carriera politica attiva come leader del più grande partito di centrodestra italiano.

Ma senza rivali immediati, e con sua figlia Marina pronta a succedergli, Berlusconi potrebbe continuare a dominare la scena politica dall'esterno. Lo scorso febbraio quasi 10 milioni di italiani hanno dato il proprio voto al suo partito e agli alleati della coalizione". "Nel centrosinistra il problema non è una leadership debole, continua il New York Times, ma la totale assenza di un leader e di un programma.

Molti dei leader più conosciuti sono ex comunisti troppo ansiosi di mostrare la propria ortodossia capitalista con l'adesione incondizionata alle dottrine ascetiche propiziate dai banchieri tedeschi. Questo non li ha resi popolari tra gli elettori italiani, né ha aiutato l'economia italiana a emergere da quella che è ora una doppia recessione.

Il tasso di disoccupazione è al 12 per cento, e la crescita è stata impercettibile per gran parte dello scorso decennio. Ciò di cui l'Italia ha un disperato bisogno è un grande rinnovamento politico che produca dei leader che sappiano ottenere il consenso popolare per fare riforme economiche strutturali ormai fuori tempo massimo. Qualora questi leader emergessero, la loro prima responsabilità sarebbe quella di portare una sfida credibile alle richieste di austerità senza prospettive dei partner europei dell'Italia"