Quel “non possumus” del Pd

Categoria: Firme

Macaluso spiega da par suo che il paese brucerà,

ma altro non si può

Emanuele Macaluso non è mai stato un giustizialista, e ha pagato dei prezzi nella sinistra per aver sostenuto, ad esempio, che le responsabilità della Dc nel degrado mafioso della Sicilia dovevano essere condannate politicamente, e non trasformate in una saga giudiziaria. Anche lui, però, scrivendo ieri sull’Unità, non considera praticabile nessun percorso politico che in qualche modo corregga gli effetti, che pur riconosce devastanti, dell’accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi. E’ un punto significativo e sottile. Pur non infilandosi, giammai, nella recitazione rituale delle giaculatoie sul “primato” della cosiddetta legalità, l’anziano dirigente riformista considera un dato di fatto l’impermeabilità del Partito democratico a una richiesta di discussione aperta sul diritto alla presenza sull’arena politica del leader del centrodestra. Fa addirittura risalire alla identificazione del e del centrodestra in genere Pdl con la figura di Berlusconi la causa di questa situazione, che considera, peraltro, foriera di effetti disastrosi.

Si deve prendere atto di questa granitica unità della sinistra, di tutta la sinistra, da quella estremista a quella riformista, e persino della pattuglia centrista, nel rifiuto della discussione sul merito sostanziale della crisi dell’autorità della politica di fronte allo strapotere giudiziario? Siccome è un dato di fatto, non lo si può ignorare, il che non significa che debba essere accettato. A Silvio Berlusconi, che ha deciso di non abbandonare il suo impegno alla guida di un movimento che intende rappresentare secondo una piegatura liberale e garantista l’interesse nazionale, si pone così un dilemma assai arduo. I suoi avversari puntano ad attribuirgli la responsabilità di una caduta del governo di equilibrio che è stato costituito su impulso del capo dello stato e dello stesso Berlusconi, approfittando della reazione pavloviana di sudditanza allo strapotere giudiziario della sinistra. Collaborare con i propri carnefici non è una richiesta ragionevole, il che sembra portare a una catastrofe inevitabile, catastrofe per il paese che perderebbe la possibilità di agganciare l’esile ripresa internazionale, non per Berlusconi. Il minimo che si può chiedere al Pd è il riconoscimento del ruolo politico di Berlusconi e dell’elettorato che da vent’anni gli conferma il sostegno. L’alleanza è determinata da condizioni di necessità, ma deve basarsi su un minimo di lealtà che non esclude le differenze. Può persino accettare le impossibilità, espresse da Macaluso, e nel suo caso frutto di antica e forte cultura politica, ma patto che non diventino strumento di una battaglia mediatico giudiziaria con finalità distruttive.

© - FOGLIO QUOTIDIAN, 21/8