Scuola. L’abracadabra del politicamente corretto

Nelle scuole francesi arriva la carta del pensiero unico,

all’asilo si dichiara “guerra al sessismo”. Sembra il Comitato di salute pubblica, ma è la rivoluzione morbida della “gauche divine”

Lo avevano annunciato così: “Il 2013 sarà l’anno dell’uguaglianza a scuola”. Così lo scorso 7 giugno, la scuola elementare Yves Codou, nel comune di La Mole, aveva celebrato la “festa dei genitori” e non più della mamma, per non scontentare i neosposi omosessuali di Francia. Adesso, quando a metà settembre inizierà il nuovo anno scolastico, sulla facciata dei 55 mila edifici educativi di Francia verranno affisse due paginette suddivise in diciassette punti e due capitoli: “La République est laïque” e “L’école est laïque”. E’ la tanto attesa carta della laicità voluta dal ministro dell’Istruzione, Vincent Peillon. Una sorta di abracadabra della Repubblica per la “révolution douce”, rivoluzione morbida, come l’ha chiamata il ministro. L’articolo 31 della legge Peillon, intitolata “Rifondazione della scuola della Repubblica”, è stato emendato dai deputati socialisti affinché nelle scuole “siano assicurate le condizioni dell’educazione all’uguaglianza di genere”. In precedenza c’era scritto “all’uguaglianza delle femmine e dei maschi”. L’articolo si propone di “decostruire gli stereotipi” sessuali.

Dopo aver spiegato che la scuola non deve soltanto trasmettere conoscenze, ma forgiare i valori dell’individuo, la carta afferma che “la Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale”. Nella visione di Peillon e del presidente Francois Hollande è la scuola, non la famiglia, il luogo dove inculcare i valori della République. Un manifesto neoilluminista voluto da Peillon, allievo di Maurice Merleau-Ponty. “Non si potrà mai costruire un paese libero con la religione cattolica”. A parlare così non è un rivoluzionario del comitato di salute pubblica, ma Peillon in un video in cui il ministro presenta il suo libro “La Rivoluzione francese non è finita”. Dice Peillon che “non si può fare una rivoluzione unicamente in senso materiale, bisogna farla nello spirito. Adesso abbiamo fatto la rivoluzione essenzialmente politica, ma non quella morale e spirituale. Quindi abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla chiesa cattolica. Dobbiamo sostituirla”. Allora “bisogna inventare una religione repubblicana” e “questa nuova religione è la laicità”. Il luogo privilegiato per portarla a compimento è la scuola: “La rivoluzione implica l’oblio per tutto ciò che precede la rivoluzione. E quindi la scuola gioca un ruolo fondamentale, perché la scuola deve strappare il bambino da tutti i suoi legami prerepubblicani per insegnargli a diventare un cittadino. E’ come una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge”.

Il video è tanto importante perché Peillon vi spiega in poche frasi l’essenza di questa laicità francese: una liturgia secolarista che deve sorgere sulle ceneri della vecchia morale laico-religiosa (corsi di “morale laica” saranno somministrati agli studenti francesi a partire dall’anno scolastico 2015). E’ vocazione al pensiero unico, politicamente e ideologicamente corretto. Lo ha ben spiegato anche un sociologo di sinistra come Edgar Morin nel criticare il provvedimento di Peillon: “L’uguaglianza imposta uccide la libertà, non può essere stabilita per decreto”, ha scritto l’autore dell’“Identité humaine”. Mentre il predecessore di Peillon, Luc Chatel, ha accusato il suo successore di emulare il maresciallo Petain, quando invoca un “riassetto intellettuale e morale” del paese. Altri hanno ripreso il detto di Danton: “Les enfants appartiennent à la République avant d’appartenir à leurs parents”. I figli appartengono alla Repubblica prima di appartenere ai loro genitori. Eco polpottiana.

Al progetto scolastico di Peillon hanno lavorato lo storico socialista Alain Bergounioux, il consigliere di stato Rémi Schwarz e la filosofa Laurence Loeffel. “Questa carta della laicità incoraggerà gli studenti a ripensare i propri credi”, afferma Dominique Borne, fra gli autori del testo, dirigente del ministro dell’Istruzione e già presidente dell’Istituto europeo delle scienze religiose. L’idea di una carta laica da appendere negli edifici scolastici riprende un progetto del 2007 dell’allora premier Dominique de Villepin, che lo chiamò “vademecum del buon cittadino laico”. Il programma Peillon di “insegnamento laico della morale” è anche il revival della vecchia morale laica obbligatoria abolita nel 1968. Ma secondo il teologo Xavier Lacroix, quella di Peillon non è la vecchia educazione civica, ma qualcosa di “più ampio”, che si pone come obiettivo la “costruzione del cittadino”.

Nelle parole del ministro Peillon, la carta deve aiutare “a distinguere il bene e il male, comprendere i propri diritti, ma soprattutto i propri doveri, cogliere l’importanza delle virtù e dei valori”. In nessun altro paese democratico ci si era mai posti l’obiettivo dell’adesione obbligatoria dei cittadini alla laicità (una legge del 2004 già vieta di ostentare “segni religiosi” nelle scuole pubbliche).

Peillon parla anche di una lotta “contro ogni genere di determinismo”, familiare, etnico, sociale, intellettuale. Peillon, dopo l’approvazione delle nozze gay, si è mosso anche per portare la “lotta contro l’omofobia” fra i banchi di scuola. Il suo ministero ha appena inviato a tutte le scuole elementari del paese una circolare dove “si invita fortemente” a educare i ragazzi “all’uguaglianza di genere” e a combattere in classe “l’omofobia”. Il testo consigliato dallo Snuipp, il principale sindacato degli insegnanti della scuola, si intitola “Papà porta la gonna”. Alcuni municipi hanno già modificato il modulo per iscrivere i figli a scuola, eliminando le parole “padre” e “madre”, sostituendole con “responsabile legale 1” e “responsabile legale 2”. “L’omofobia è diventata un reato e la scuola della Repubblica deve insegnare a vivere insieme, combattendo la discriminazione contro tutti Lgtb (lesbiche gay bisex e Trans, ndr)”, afferma Michel Teychenné, l’autore di un rapporto sull’educazione appena arrivato a Peillon e che sarà usato dal suo ministero. Fra gli strumenti a disposizione delle scuole si raccomanda un “kit di consapevolezza”, con opuscoli e materiale divulgativo per il personale docente. Peillon ha dichiarato che si concentrerà sull’“educazione sessuale, la vita affettiva, la costruzione dell’identità e la sofferenza a causa della discriminazione”. Il ministro dei Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, vuole anche una riforma dei libri di testo, “perché insistono a non menzionare che certe figure storiche o autori erano Lgbt anche quando questo fatto spiega in larga parte il loro lavoro, come per il poeta Arthur Rimbaud”. André Gide? Omosessuale. Marcel Proust? Omosessuale. Jean Cocteau? Omosessuale. Per questo, prosegue il ministro, “scrivere sui libri di testo l’inclinazione sessuale di ogni personalità di rilievo sarebbe utile per le coppie gay con figli, per far vedere che la loro esistenza è in realtà ordinaria”. Il ministro Vallaud-Belkacem ha appena lanciato in cinquecento scuole del paese il progetto “ABCD dell’uguaglianza”. E’ una “guerra al sessismo fin dall’asilo”. L’obiettivo, spiegano i ministri Peillon e Vallaud-Belkacem in un comunicato congiunto, “è fare in modo che i bambini smettano di interiorizzare dalla più giovane età le disuguaglianze tra i sessi”.

E a forza di rivendicare la moralità intrinseca del cosiddetto “bene pubblico”, cadrà la distinzione liberale tra “giusto” e “buono”. Lo scontro in Francia è ormai fra laïcité e liberté. Nel denunciare questi provvedimenti, il filosofo Alain Finkielkraut ha parlato di “gauche divine”.

© - FOGLIO QUOTIDIANO di Giulio Meotti

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