Non ci sono più scuse. Dopo l’Imu

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è ora di passare all’attacco con la spending review

Con gli ultimi provvedimenti il governo ha risolto una serie di problemi e, contemporaneamente, creato le condizioni per una pace duratura all’interno della maggioranza. Ora è il momento di passare all’attacco con le riforme. Intendiamoci: interventi come quelli sugli esodati e i precari della Pubblica amministrazione non sono del tutto condivisibili. La manovra sull’Imu per il 2013 rappresenta una importante boccata d’ossigeno per i cittadini ed è un’inversione di tendenza rispetto a una tassazione finora sempre crescente, anche se le carte della Service tax rimangono coperte. Ma il principale obiettivo raggiunto da Enrico Letta è, appunto, la soddisfazione politica per i partiti che lo sostengono. Questa soddisfazione deve rappresentare il terreno su cui gettare le fondamenta di un nuovo slancio sviluppista. Le stesse condizioni macroeconomiche sembrano favorevoli, finalmente, a rimettere le mani nei dossier più complessi. La ripresa, forte o debole che sia, allenta infatti la pressione su Palazzo Chigi e può contribuire a spostare in attacco il baricentro della formazione di governo. Lo stesso premier ha immediatamente colto questa finestra di opportunità, allungando l’orizzonte temporale dell’esecutivo “a tempo indeterminato” e aprendo alla revisione della Costituzione e alla legge elettorale.

Adesso, però, è necessario mettere un punto fermo sulle partite economiche. Anche qui c’è lo spazio per uno scambio virtuoso tra Pd e Pdl: una manovra seria sul fisco e sulla spesa potrebbe consegnare al Pd una ripresa nella lotta all’evasione (con l’impegno di destinare le risorse alla riduzione delle tasse), e al Pdl il taglio delle imposte. Per allineare ulteriormente gli interessi delle forze politiche si può convenire che le minori tasse dovrebbero andare primariamente a favore di lavoro e impresa e dei redditi più bassi. Ma tutto questo deve tradursi in una strategia esplicita che passi attraverso un paio di forbici molto affilate, da utilizzare con vigore sulla spesa pubblica improduttiva, a partire dalle mosse dalla spending review ricevuta in eredità da Mario Monti. Il barometro politico volge temporaneamente al bello: sprecare la possibilità di sciogliere i nodi strutturali non è un’opzione. FQ, 30/8