Da destra a sinistra bipolarismo addio?

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Con Renzi l cresce la voglia di nuova Dc da Lega al PDL a Sel

Alessandro Da Rold, Linkiesta, 4/9

Pomicino: «È il destino inevitabile». Dal Pdl alla Lega fino a Vendola, la voglia di grande centro

«Gli uomini possono ritardare il processo della politica, ma il loro destino è inevitabile: come in Spagna anche in Italia nascerà una grande forza politica che rappresenterà il cattolicesimo europeo». Quando si domanda a Paolo Cirino Pomicino, vecchio campione della Dc d'antan, se l’appoggio di Dario Franceschini a Matteo Renzi in vista del prossimo congresso del Partito Democratico sia solo “l’antipasto” della rinascita di un nuovo “grande centro” erede della Dc di Giulio Andreotti, quasi si arrabbia. «È da vent’anni che lo ripeto! Basti pensare alle radici politiche di Enrico Letta, di Matteo Renzi e Dario Franceschini e poi basta guardare ai cosiddetti “democristiani sparsi”, quelli che tutti vogliono nei loro partiti...».

Qui sta il punto: la voglia ancestrale di "grande centro", la legge dei democristiani “sparsi” come la chiama Pomicino. Quei politici che in questi mesi hanno appoggiato il governo Letta, a destra, a sinistra e al centro; quelli che magari non lo hanno sostenuto ma che non si sono poi così messi di traverso, ritrovandosi spesso a citare Nino Andreatta, Alcide De Gasperi, Carlo Donat Cattin o Aldo Moro (persino il giorno della fiducia proprio all'esecutivo di larghe intese); quelli che spesso hanno avuto un passato democristiano o buone entrature in Vaticano; e quelli che stanno aspettando la “fine” politica di Silvio Berlusconi. Insomma tutti quelli che, dopo questo governo di larghe intese, potrebbero presto ritrovarsi assieme, in una grande ammucchiata di moderati, portandosi dietro tutto il loro bagaglio di “poteri” politici, religiosi, economici, bancari e finanziari.

Il leit motiv è noto: «Moriremo democristiani». Pomicino è solo uno dei teorici della necessità di creare una nuova Dc in Italia. Lo ha ripetuto più volte, scrivendo pezzi sul Foglio. E ha sempre detto che Renzi “ha molta voglia di Dc”. C’è quindi chi ha iniziato già da tempo a lavorare per unire tutte le forze politiche, anche giovani, che in questi anni hanno saputo distinguersi come moderate, allineate al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e sempre sensibili al “bene del Paese”. E in questa fase in cui Papa Francesco invoca la fase in Siria, c'è anche chi abbozza che di «pace ce ne vorrebbe anche in politica». 

In prima fila c’è appunto Renzi, il sindaco (ex) “rottamatore” di Firenze. Il possibile futuro segretario del Pd, passato da boyscout e giovane popolare, si è costruito intorno una rete invidiabile di conoscenze e di potere. Svaria dal finanziere Davide Serra fino al Gruppo Espresso di Carlo De Benedetti passando per il patron di Tod’s Diego Della Valle. Il gruppo annovera ogni giorno nuovo adepti, dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia - insieme con la maggioranza dei poteri economici e finanziari milanesi che lo hanno appoggiato alle ultime elezioni - fino al primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando o a quello di Roma Ignazio Marino. In molti si scoprono in queste ore renziani e non lo nascondono. Soprattutto tra i vecchi berlusconiani, pronti a fare il grande salto in un nuovo grande centro, politico e moderato.

Tra i possibili “senatori” di una nuova Dc ci sono di diritto l’Udc Pieferdinando Casini, l’ex premier Mario Monti, il vicepremier Angelino Alfano, il ministro ciellino alle Infrastrutture Maurizio Lupi. Ma la lista è lunghissima. Ne fanno parte i sostenitori di VeDrò, il think tank lettiano ora in soffitta, come quelli del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Ci sono banchieri o ex banchieri come Corrado Passera o Francesco Micheli. Ci sono giornalisti, editori, tutti pronti a salire su un nuovo scudo crociato. Ma in ogni partito si potrebbe pescare "un nuovo doroteo", si potrebbe trovare una nuova corrente.

In Scelta Civica la Dc è di casa. C’è una certa maretta tra Casini e Monti, ma di sicuro superabile nel caso si creasse una grande casa di tutti i “moderati”. E' quello che auspicano Giancarlo Librandi o lo stesso Benedetto Della Vedova. Un posto, o un sostegno, potrebbe arrivare anche da Luca Cordero di Montezemolo, pizzicato ultimamente per aver affittato il Ponte Vecchio di Firenze con il marchio Ferrari.

Ma anche nei ranghi della destra cosiddetta «più estrema», come nella sinistra, sembra in queste ore montare la voglia di Dc e di cattolicesimo. Nichi Vendola, cattolico fervente, ha già annunciato in agosto di sentirsi vicino a Renzi. Così come Flavio Tosi, il sindaco di Verona che sogna di diventare leader del centrodestra, ma che magari potrebbe ritagliarsi un ruolo di primo piano in un nuovo grande centro.

Tosi non è solo il “rottamatore” leghista. È anche l'interlocutore di gran parte del tessuto bancario della Balena Bianca in Veneto, quello delle Fondazioni dove il primo cittadino veronese può vantare entrature di livello. Ma nella Lega c’è pure Luca Zaia, il governatore del Veneto, che ama spesso citare De Gasperi. Persino il segretario federale Maroni ha spesso sostenuto che i vecchi Dc sono un punto di riferimento. 

Dopo che Giorgia Meloni di Fratelli D'Italia citò proprio Donat Cattin nel giorno della fiducia a Letta, in queste ore è Carlo Fidanza, cresciuto in Alleanza Nazionale, ad accogliere l'invito di Papa Francesco al digiuno del 7 settembre per la pace in Siria e in Medio Oriente. «C'è voglia di Dc» dice Paolo Cirino Pomicino. E dopo il governo Letta, caduto Silvio Berlusconi, non è detto che intorno a Renzi e ai notabili di Pd e Pdl non possa proprio riformarsi quella grande Balena Bianca, magari 2.0 ma sempre con quelle radici. Perché in fin dei conti in Italia siamo destinati «a morire democristiani».