Responsabilità dei magistrati

Giustizia, il ddl «anti Esposito» approvato  dalla commissione

al Senato.  Prevede l'illecito disciplinare per i magistrati che rilasciano dichiarazioni o hanno comportamenti non imparziali

La Commissione Giustizia del Senato ha dato un primo via libera al disegno di legge sulla responsabilità disciplinare dei magistrati e il trasferimento d'ufficio. Un ddl che, al momento dell'abrogazione di un articolo, ha causato qualche bagarre.

NIENTE DICHIARAZIONI IMPARZIALI - Il ddl, che porta il nome del presidente della Commissione Francesco Nitto Palma, prevede che siano sottoposti a procedimento disciplinare quei magistrati che rendano dichiarazioni con le quali, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l'assenza dell'indipendenza, della terzietà e dell'imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali.

ANCHE I COMPORTAMENTI - Un passaggio che è stato interpretato da alcuni (in particolare dal Movimento 5 Stelle) riferito al caso di Antonio Esposito, il giudice della corte di Cassazione che ha letto la sentenza di condanna definitiva di Silvio Berlusconi e, pochi giorni dopo, ha concesso un'intervista a Il Mattino parlando del processo a motivazioni non ancora depositate. Il ddl guarda anche al procedimento per illecito disciplinare per quei giudici che assumono «ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l'indipendenza, la terzietà e l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'apparenza, nel contesto sociale o nell'ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le proprie funzioni».

M5S: LEGGE VERGOGNA - Hanno votato a favore del ddl la Lega, il Popolo della Libertà, Grandi Autonomie e Libertà e Scelta Civica-Udc. Assente Sel, contrari il Pd e il Movimento 5 Stelle. E proprio M5s ha dato il via alla polemica parlando di «legge vergogna contro la magistratura». Il Movimento aveva proposto un emendamento abrogativo, che è stato bloccato dagli 8 rappresentanti del centrodestra, a fronte degli 8 voti a favore del Pd e, appunto, dei grillini. Vista la parità, l'emendamento abrogativo non è stato accolto, ha spiegato Enrico Cappelletti, capogruppo del movimento nella Commissione giustizia. Nitto Palma ha preso atto della contestazione ma ha sottolineato: «L'intervento normativo di tipo disciplinare sulle dichiarazioni fuori misura rese da parte dei magistrati ai giornalisti era stato auspicato dal Consiglio Superiore della Magistratura e dallo stesso Presidente della Repubblica in uno dei suoi interventi al Csm». Inoltre Nitto Palma ha aggiunto: «Il disegno di legge è stato da me presentato ad inizio legislatura, non si tratta quindi di un emendamento dell'ultima ora come erroneamente detto dal senatore Cappelletti».

SOSPESI PER SEI MESI I PROCEDIMENTI IN CORSO - Nel provvedimento si dice che tutti i procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge «sono rimessi al ministro della Giustizia e al procuratore generale presso la Corte di Cassazione per le proprie determinazioni in ordine all'eventuale esercizio dell'azione disciplinare e restano, conseguentemente, sospesi per sei mesi».

ANM: «LIMITE ALLA LIBERTA' DI ESPRESSIONE» - Le nuove norme sulla responsabilità disciplinare dei magistrati rischiano di «prestarsi ad applicazioni punitive», e di mettere in atto «condizionamenti», avvisa il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Rodolfo Sabelli, che esprime preoccupazione per la «libertà di espressione che va riconosciuta ai magistrati come a tutti i cittadini, pur tenendo conto della peculiarità della funzione giudiziaria».

11 settembre 2013 | 19:47 Redazione Online, Il Corriere della Sera 

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