Energia, fusioni più difficili

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Addio al Nordest del gas. Ascopiave resta fuori.

Amga verso Hera, Galan critico: «Privatizziamo». Zaia: «Ancora possibile». Salton (Aim): «Treno perso»

VENEZIA—Le economie di scala piacciono. Tutti ne parlano, tutti le vogliono. Anche il presidente della Regione Luca Zaia che domenica mattina ha deciso di rilanciare la questione sottolineando l’importanza delle aggregazioni delle mutiutility nordestine. Il governatore infatti dice di credere che il processo di fusione è, oltre che ancora possibile, la strada migliore da percorrere. Un problema però resta. E non è nemmeno di poco conto. Al momento non è infatti chiaro da dove si possa cominciare e chi si possa ancora aggregare visti i movimenti che hanno coinvolto le aziende venete nell’ultimo anno. Dopo lo scippo da parte del colosso emiliano Hera dell'affaire Amga - la multiutility di Udine sulla quale Ascopiave nutriva fondate speranze di partnership sul ramo gas - gli interrogativi sulla convenienza di avviare un percorso per mettere insieme quel che resta del mercato locale del gas e dell’energia si fanno legittimi. Con l'incorporazione di Acegas- Aps (Padova e Trieste) in Hera e con l'avvicinamento ormai inesorabile anche di Udine, in sostanza il Veneto rischia di perdere il controllo del mercato.

A giocare la partita delle fusioni - e ad avere un certo peso - restano solo Ascopiave (Treviso), Agsm (Verona), e Aim (Vicenza). «A forza di perdere vagoncini il Veneto è rimasto fermo in stazione - rileva Gildo Salton, ad di Aim -. È urgentissimo abbandonare le solite diatribe: ora dobbiamo sederci attorno a un tavolo. Non mi stupirei se nel frattempo dalle regioni vicine arrivassero altre offerte, alle quali dire di no sarebbe sempre più difficile». E addio Nordest del gas. Fra l'amareggiato e lo sbalordito appare, dal canto suo, anche il «rivale» Fulvio Zugno, l'uomo che ha sottratto a Salton la presidenza in Ascopiave e che dai vertici di Amga, fino a venerdì scorso, pare stesse aspettando una convocazione a breve. «Certo, è venuto meno un interlocutore ma - si consola - il mercato del gas è generoso di opportunità. Sempre se si parla solo di gas, ribadisco che con le altre venete un discorso sono disposto a farlo». Una sollecitazione ad accelerare giunge anche da Giampietro Cigolini, direttore di Agsm. «È il secondo passaggio che Hera fa a Nordest. Dovrebbe indurci a ragionare seriamente su scelte alternative». A un anno dalla fusione con Bologna infatti sono cambiate molte cose per Padova e Trieste. «Da due milioni e mezzo a più di sei di dividendi. E questo potrebbe anche bastare», semplifica Ivo Rossi, sindaco della Città del Santo. «Con quei soldi in più si possono migliorare i servizi per i cittadini - continua Rossi -, e di questi tempi per un Comune sono ossigeno puro. Ragionare sulle tariffe per misurare la convenienza di una fusione invece non ha senso perché quelle sono cose che decide un authority e sono uguali per tutti».

Poi c'è l'altro aspetto collegato. Oltre a generare maggiore efficienza e margini più alti, la massa critica è anche necessaria per partecipare alle prossime gare d'ambito (quando si faranno). Tradotto in parole più semplici: visto che nulla e nessuno vieta ai competitor stranieri di inserirsi nel mercato italiano, o hai le spalle grosse o rischi di soccombere. «Purtroppo le continue litigate per le poltrone - aggiunge Rossi - rappresentano un handicap culturale tutto veneto, sia per il comparto privato che quello pubblico. Sono almeno 20 anni che, a leggere i titoli dei giornali, la grande utility del Nordest sembra dietro l'angolo e non arriva mai. Padova si è smarcata ma facendo l'accordo prima con Trieste e, alla fine, con Bologna ». «Alla fine abbiamo perso il treno - interviene l’ex governatore Giancarlo Galan, il più determinato fra i sostenitori di un polo nordestino dell'energia -. Ma per fare aggregazioni è mai troppo tardi. Il problema è che non si fanno perché le utility sono una fabbrica di posti e le occasioni mancate clamorosamente, in passato, sono parecchie, basta pensare a Vicenza che resta fuori da Veneto Strade». Le multiutility nordorientali, quindi, non avranno mai più la straordinarietà che, a detta di Galan, si preannuncia invece in campo aeroportuale. «Comunque rimango della mia opinione originaria - conclude l’ex governatore -: le società di gas, elettricità, acqua devono essere vendute ai privati, così con quei soldi i Comuni la smetteranno di cincischiare sull'Imu».

Gianni Favero, Il Corriere Veneto, 11/9