“Negli occhi dei bimbi di Damasco ho visto

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tutto l’orrore dei gas”

Le vittime. Nell’attacco del 21 agosto nei sobborghi di Damasco sono morte, a seconda delle stime di Ong e intelligence, fra le 350 e le 1400 persone

L’ispettore dell’Onu italiano, Barbeschi: non dormo più

PAOLO MASTROLILLIINVIATO A NEW YORK, La Stampa, 18/9

A un certo punto, uno dei medici che avevano portato i primi soccorsi mi ha detto: «Quella notte abbiamo dovuto accatastare i cadaveri dei bambini uno sopra l’altro, perché ce n’erano così tanti che non riuscivamo più a passare. Allora mi è venuto spontaneo di allungare la mano, e fargli una carezza in viso». 

 Trema di commozione, la voce del dottor Maurizio Barbeschi, mentre racconta l’orrore che ha visto in Siria. Lui era il capo della componente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella squadra che ha fatto le ispezioni sui luoghi dell’attacco chimico del 21 agosto, ed è uno dei tre firmatari del rapporto consegnato lunedì al Consiglio di Sicurezza. Nato a Roma, Barbeschi ha studiato in Italia, a Berkeley e al Mit di Cambridge, prima di cominciare una carriera che lo ha portato nelle zone più pericolose del mondo, dai controlli sulle armi in Iraq, alle pandemie globali. Per capire il suo mestiere, bisogna immaginare uno di quei drammatici film sulle grandi epidemie, tipo «Outbreak». Solo che Barbeschi queste scene non le vede al cinema: le vive nella realtà, da protagonista.

Lei era con gli ispettori che hanno raccolto i campioni? 

«Viaggiavo sulla macchina numero uno, quella contro cui hanno sparato. Hanno mirato prima alle gomme posteriori, e poi al cofano. Poi ad altezza d’uomo».

Chi è stato? 

«Io non sono riuscito a vedere. Comunque attraversavamo la zona controllata dalle milizie di Assad».

L’intervista integrale in edicola