Good morning eugenetica

Categoria: Firme

Rivalutare quella in provetta, dicono due bioeticisti inglesi

Perché tanti problemi? L’eugenetica va rivalutata: è la tesi di due bioeticisti inglesi, Stephen Wilkinson ed Eve Garrard, che la illustrano in una pubblicazione intitolata “Eugenetica ed etica della riproduzione selettiva” (Keele University), nella quale spiegano come la fecondazione in vitro, e le relative possibilità di selezione degli embrioni, possano offrire ai genitori opportunità di scelta che sarebbe assurdo demonizzare “solo” perché al termine eugenetica è inestricabilmente legata la politica nazista di eliminazione di disabili e di appartenenti a “razze” considerate inferiori.

A volte ritornano. Dalla stessa Gran Bretagna in cui si sviluppò la prima teoria di “miglioramento della specie” umana – a opera di un cugino di Darwin, Francis Galton, al quale si deve anche l’invenzione del termine “eugenetica” – arriva la proposta di chiamare brutalmente (e, in fondo, sinceramente) certi obbrobri con il loro nome. Usare la diagnosi preimpianto per eliminare gli embrioni che potrebbero sviluppare certe malattie (gli embrioni di femmine che presentano geni che possono predisporre al tumore al seno, per esempio, o quelli affetti da talassemia), secondo i due studiosi è cosa buona, giusta e giustamente eugenetica. Lo è anche usare la stessa tecnica per scegliere di avere un figlio maschio invece di una femmina o viceversa (dove all’innocente parola “scegliere” va però aggiunto “con l’eliminazione degli  altri”). Il documento giustifica inoltre, con dovizia di cavilli, la scelta di una coppia di americane, Sharon Duchesneau e Candy McCullough, entrambe sorde dalla nascita. Nel 2002, una di loro ebbe un figlio con una fecondazione in vitro nella quale era stato usato il seme di un donatore anch’egli sordo, così come le due donne avevano chiesto per poter avere un bambino esattamente “come loro”. Un caso che ha fatto molto discutere ma che, secondo Stephen Wilkinson ed Eve Garrard, indica soltanto che le tecniche di selezione possono anche legittimamente essere rivolte alla scelta di una disabilità. Rivalutiamo l’eugenetica, è quindi il loro invito, quando non è coercitiva, come nel nazismo, ma nasce dalla libera volontà dei genitori e si propone di “migliorare il patrimonio genetico umano”. La solita via dell’inferno lastricata di buone intenzioni.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 17/9