BungaBunganomics? Non così male

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Il  colosso bancario Ubs, l’Italia non è “irresponsabile” sui conti

“Diamine, forse la politica del ‘bunga bunga’ non è così male, dopo tutto”. Un assunto controverso, addirittura straordinario se si scopre che quella riportata tra virgolette è la conclusione di un rapporto di Ubs, banca svizzera per nascita e globalizzata per mestiere. A elaborare lo studio appena pubblicato è stato il capo economista dell’istituto, Larry Hatheway. Il suo obiettivo è sfatare alcuni “miti fiscali”, incluso quello per cui “i paesi della periferia dell’Eurozona sono irresponsabili dal punto di vista fiscale”. Hatheway prende la questione sul serio e avverte i suoi clienti: “Quanto più le mezze verità sono ripetute dalle voci delle autorità, tanto più diventano radicate”. Inclusa l’idea che i paesi europei più colpiti dalla crisi siano stati quelli più irresponsabili nella gestione delle finanze pubbliche. Falso.

In un grafico, il colosso bancario Ubs mette a confronto “i saldi strutturali di bilancio pubblico” registrati in media da tutti i paesi dell’Eurozona, “virtuosi” e non, nel periodo 1995-2007. “Notate la differenza?”, chiede il capo economista Hatheway. “Beh, in realtà non ce n’è molta. Nei dodici anni che hanno preceduto la crisi finanziaria, tutti i paesi periferici – teoricamente indisciplinati – hanno avuto avanzi di bilancio”. Se si esclude il Portogallo, infatti, la differenza tra entrate e uscite dello stato (al netto degli interessi sul debito pregresso) è rimasta sempre in terreno positivo. Il surplus di bilancio italiano è stato in media superiore al 2 per cento, per esempio, quello della Germania appena sopra lo zero. Dopo la crisi finanziaria e la grande recessione, molto è cambiato, continua l’analista: “I deficit di bilancio sono schizzati all’insù nella periferia dell’Eurozona, ma il deterioramento delle condizioni fiscali è soprattutto il risultato di un collasso della produzione di ricchezza che ha depresso improvvisamente il gettito fiscale e alimentato le uscite attraverso i cosiddetti ‘stabilizzatori automatici’”.

Non c’entra la dissolutezza, insomma, anche perché dall’inizio della crisi a oggi, gli stessi paesi hanno attuato correzioni di bilancio drastiche: l’Italia ha portato a termine manovre di correzione dei conti pari al 5 per cento del pil, meglio degli Stati Uniti. “Peccato che quando i ‘peccatori’ diventano ‘virtuosi’ nessuno lo noti”, osserva ironico il capo economista di Ubs. “E’ più facile credere che i paesi con primi ministri che praticano il ‘bunga bunga’ debbano per forza agire, sempre e comunque, in maniera più irresponsabile dei loro vicini ossessionati dalla sobrietà”, scrive Hatheway con un chiaro riferimento a Silvio Berlusconi e all’Italia, criticando “i mantra della Troika”. Ovvio poi: la nostra spesa pubblica rimane elevata e improduttiva, con annesse tasse altrettanto elevate; i nostri conti pubblici diventano meno sostenibili per via degli enormi interessi sul debito pubblico da pagare ogni anno; e il rapporto debito/pil aumenta a causa della recessione. Ma ridurre tutto al “bunga bunga” è fuorviante, perfino per i finanzieri calvinisti di Ubs.

FQ.di Marco Valerio Lo Prete   –   @marcovaleriolp, 18/9