Un mostro europeo che attende Merkel

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dentro l’urna elettorale

L’europarlamentare Sylvie Goulard spiega perché la cancelliera dovrà sfidare Bruxelles, “tiranno intergovernativo”

Bruxelles. L’esito delle elezioni politiche di domenica in Germania “non cambierà nulla” in Europa. Oppure cambierà tutto. Ma, se non cambierà nulla, si instaurerà quella “tirannia” intergovernativa germogliata quasi casualmente durante la crisi dell’euro, dice al Foglio l’europarlamentare francese, Sylvie Goulard: “Un quasi governo, che non è eletto, non è controllato e non può essere censurato”. Con un’eccezione: il Bundestag tedesco, la Corte costituzionale di Karlsruhe e la Bundesbank continueranno ad avere diritto di veto sulle decisioni europee. “Senza volerlo”, Angela Merkel, Nicolas Sarkozy, François Hollande e Mario Monti hanno “creato un mostro al cuore dell’Europa”, che ora “nessuno ha interesse a cambiare”, dice Goulard, che con Monti ha scritto un libro sulla “Democrazia in Europa” e non può essere tacciata di germanofobia. La “tirannia” è un assetto istituzionale che “non dispiace a Merkel”: in un discorso a Bruges nel novembre 2010, la cancelliera tedesca l’ha battezzato “Union Method”, in contrapposizione al metodo comunitario classico.

Mercoledì Handelsblatt ha rivelato i piani di Merkel, non solo per rimpatriare insieme al premier britannico, David Cameron, alcuni poteri da Bruxelles, ma anche per rendere la governance della nuova zona euro più intergovernativa. “La cancelliera è profondamente delusa”, hanno detto dei consiglieri di Merkel citati da Handelsblatt, da una Commissione che non ha visto la crisi del debito arrivare e, ora, lascia ad alcuni paesi ampi margini di flessibilità di bilancio in barba al Patto di stabilità rafforzato e al Fiscal compact. In attesa del voto tedesco, nei corridoi delle istituzioni comunitarie si oscilla tra illusione e disillusione. Il presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, ha annunciato che ci sarà un cambio di rotta in caso di grande coalizione tra la Cdu di Merkel e la Spd. In realtà, a Bruxelles sono in pochi a credere in una svolta anti austerità. “In Germania nessuno, nemmeno tra i socialdemocratici, si incamminerebbe sulla strada di un ‘rilancio latino’ – dice Goulard – Ma non c’è un piano egemonico dei tedeschi”. Esiste piuttosto un dato culturale: “La convinzione profonda che la stabilità della moneta si fonda sulle regole, che la Banca centrale deve essere totalmente indipendente con il solo mandato di tenere sotto controllo l’inflazione e che i sacrifici sono il modo giusto per avere risultati economici”.

Accanto all’ostacolo culturale, c’è quello istituzionale. “Il cancelliere non è libero, ma strettamente controllato dal Bundestag, dalla Corte costituzionale e dalla Bundesbank”, ricorda Goulard. Ogni decisione del Fondo salva stati Esm deve essere approvata dalla commissione Bilancio del Parlamento tedesco. Sullo scudo anti spread della Bce incombe ancora una sentenza dei giudici di Karlsruhe. E’ una situazione insostenibile. “Gli altri partner non accetteranno per sempre il controllo del Bundestag” sulle decisioni europee, dice Goulard: “Un piano intergovernativo per una moneta unica non funzionerà. Tra 10 o 20 anni l’euro non esisterà più”. Ecco perché un terzo mandato Merkel può anche cambiare tutto. “La domanda tedesca di legittimazione democratica” della gestione dell’euro è molto forte e “deve trovare risposta”, dice Goulard. Da parte di Merkel ci potrebbe essere una “mossa molto forte a favore di più Europa”, perché “l’unica soluzione è di trasferire a livello europeo il controllo democratico”. Negli ultimi tre anni, la cancelliera ha più volte parlato della necessità di un’unione politica della zona euro. Da lunedì, Merkel dovrà chiarire se vuole una tirannia intergovernativa o una democrazia europea.

FQ. di David Carretta, 20/9