Caro Renzi ti scrivo. Caro Leader, di’ la verità: vuoi

Categoria: Firme

un mandato per guidare il governo, e fare una cosa mai vista.

Non farci vedere il film iraniano con l’erba che cresce, sai che palle, vogliamo un film americano. Sii autentico

Dice, ma che te ne importa? Tu sei preoccupato per Berlusconi, per il sigillo che sarà apposto al ventennio. Sì, è vero, caro Matteo, ma qui siamo abbastanza cresciutelli da capire che la palla è tonda, il paese è uno. Quando W. Veltroni fece un’operazione che assomigliava come una goccia d’acqua alla tua, affiancare e poi inevitabilmente distruggere il governo Prodi per ottenere alle elezioni del 2008, provocate dalla sua iniziativa politica e dal solito pm, la consacrazione della bella politica e di una riforma della sinistra italiana, con promesse sul partito liquido, l’uso non innocente ma ribaldo delle primarie, minacciose possibili rottamazioni dell’intenibile nel Pd, noi lo seguimmo con interesse passo passo. Ci dicevamo: se sfonda, cambia tutto, e anche a destra qualcosa di non effimero nascerà. Ora ne è passata di acqua sotto i ponti, e a ripensarci bene a Veltroni mancava un fondo di credibilità, l’essere un estraneo fattosi da sé stesso, l’età e l’inesperienza del disastro, che invece a te non manca. Veltroni ottenne un clamoroso risultato, sfiorò il 34 per cento, che nulla poté contro il plebiscito per Berlusconi e antiProdi, ma presto rifluì tra caminetti delle correnti e balletti interpartitici senza succo né senso.

Caro Renzi, comunque la si pensi sul tuo modo di essere e di apparire (ammetterai che si possano avere delle riserve, noi vecchi) è sicuro che quel fondo di credibilità tu lo hai. Ma se non lo usi, come un muscolo inattivo, lo perdi, lo inflaccidisci, ne consumi la funzione. Un Cacciari molto simpatico e molto confuso l’altra sera da Santoro, in una trasmissione per una volta fair e interessante, ti ha detto che devi allinearti a Enrico Letta. Pazzie. Veltroni fece finta di voler bene al governo Prodi, che era a maggioranza risicata ma comunque un governo dell’Ulivo, e perse il muscolo, il messaggio arrivò strascinato, si capì che ci provava ma era la maschera cortese e innovativa del vecchio sistema e della vecchia classe dirigente. Credo che se anche tu ti farai prendere dal vago opportunismo e dal quieto vivere con Letta, ripetendo che tu intanto vai a fare il capo del Pd, magari senza bandiere e con lo staff e le idee della Leopolda, ma non metti in causa gli equilibri, solo richiamando il governo di larga coalizione ai suoi doveri di forte caratura riformatrice, bè, la tua parabola rischierà il veltronismo, cioè l’inefficacia di una promessa mancata.

Vedi, questo governo è costituzionalmente inabile al compito. Non lo dico per cattiveria o per partito preso, come molti avevo pensato che fosse la soluzione realistica proposta dal risultato delle elezioni interpretato senza boria e ghiribizzi da Napolitano e da Berlusconi, una volta eliminato l’equivoco Bersani o Grillo nell’orgia dei franchi tiratori. Ma Letta non fa politica, fa burocrazia europea del tipo soffice, e rammendi, altro che rottamazioni o riforme. Tu lo sai perfettamente. Ti prudono le mani ma hai il timore di esporti. Eppure non hai vera alternativa, e secondo me devi vincere su questa piattaforma di ribaltone, devi dire: bè, sentite, è chiaro che se il popolo della sinistra mi dà un mandato, questo mandato è di cercare di vincere e riprendere in mano il governo per sperimentare una nuova leadership mai vista prima d’ora, con persone mai viste, con idee mai viste, non il solito film con i suoi temporeggiamenti, il suo montaggio lento. Ci sono sceneggiature iraniane in cui si vede sullo schermo l’erba che cresce, sai che palle, e non d’acciaio, se ti metti a traccheggiare invece di metter su il film americano che hai promesso. Su, Matteo, non fare il furbo. Sei lì per un’altra cosa, dillo e combatti.

© - FOGLIO QUOTIDIANO Giuliano Ferrara, 9 novembre 2013 - ore 06:59