Non solo fantapolitica. Renzi tifa per la fine

Categoria: Firme

dei giochi (per evitare le trappole del caro Letta)

La candidatura “naturale” di Letta e quel tempo che gioca a sfavore. Ghisleri: “Renzi sta perdendo consensi nel paese”

La storia che lui non si candida, che Enrico punta all’Europa, che una volta finito il semestre non ci sarà alcuna battaglia fratricida e che, caro Matteo, tranquillo, non ti preoccupare, appena finisco a Palazzo Chigi mi tolgo dai piedi è una storia che vista da Firenze, e vista da Palazzo Vecchio, rientra nella categoria dei disegni legati al magnifico mondo della fantapolitica. Ieri, da Malta, Enrico Letta ha ripetuto che il suo orizzonte temporale è legato ai famosi diciotto mesi sui quali ha ottenuto la fiducia ma nonostante le smentite pacate, le dichiarazioni pacifiche, il tranquillizzante spin offerto ai giornali, il segretario in pectore del Pd è convinto che comunque andranno le cose, sia che si vada a votare presto sia che si vada a votare dopo il benedetto semestre europeo, Letta sposterà le sue truppe su un fronte opposto a quello del Rottamatore. I più scettici tra i renziani sostengono che, in prospettiva, lo spostamento di truppe del presidente potrebbe essere finalizzato un domani al sostegno di un candidato alternativo al sindaco (modello Zingaretti). Ma in realtà, dallo scorso due ottobre, giorno in cui Renzi è stato ricevuto a Palazzo Chigi, il Rottamatore non fa altro che ripetere ai collaboratori che a suo modo di vedere, quando si andrà a votare, sarà “Enrico” che scenderà in campo per andare a sfidarlo. Su questo punto, ufficialmente, Letta preferisce non parlare e solitamente depista gli osservatori sibilando sempre quelle paroline magiche: diciotto mesi.

Ma andando a scavare nell’universo lettiano – universo le cui truppe non sono legate ai soli parlamentari che fanno capo al premier ma anche alla fetta di establishment trasversale che Enrico Letta si porta dietro dai tempi di Vedrò, e su cui non a caso hanno messo sopra gli occhi i lobbisti di Renzi – si scopre che la questione della candidatura di Letta è la conseguenza di un preciso percorso imboccato dall’ex vicesegretario Pd dal momento del suo insediamento a Palazzo Chigi. “Se si andrà a votare presto – spiega al Foglio un esponente del Pd vicino a Letta – la candidatura di Enrico è scontata. Se invece il governo dovesse arrivare alla fine del prossimo anno, ottenendo in questi mesi risultati significativi sul fronte della crescita e dell’occupazione, sarebbe impensabile per Enrico disperdere questo patrimonio, e rinunciare a correre”.

Quella vicinanza all’apparato

Certo: è difficile immaginare Letta vestire i panni del trascinatore delle folle ed è difficile immaginare che nel breve periodo il presidente possa competere con il sindaco. Eppure i sondaggi che ogni lunedì arrivano a Palazzo Chigi da mesi raccontano una realtà in controtendenza rispetto alla percezione comune e che descrive un sorprendente scenario in cui tra Renzi e Letta esiste un indice di gradimento più favorevole al secondo che al primo. “Paradossalmente – dice al Foglio Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research – Renzi da quando ha cominciato la battaglia per scalare il Pd ha guadagnato consensi nel partito ma li ha persi nel paese. Viceversa, per Letta, che ha un successo superiore a quello del suo governo, si è innescato un meccanismo diverso, e una parte di quell’elettorato extra democratico che un tempo era attratto dalla rupture del sindaco oggi si trova in sintonia più con il presidente del Consiglio che con il Rottamatore fiorentino”.

Renzi, naturalmente, sa bene che la sua vicinanza all’apparato del Pd è inversamente proporzionale alla capacità di attrarre elettori estranei al mondo democratico, ed è per questo che ogni volta che ne ha l’occasione rinuncia alle bandiere del Pd per dimostrare come l’appuntamento dell’8 dicembre sia per scegliere non solo il segretario ma anche un potenziale candidato premier. Il numero degli elettori che arriveranno ai gazebo, naturalmente, sarà un termometro utile a comprendere la capacità di attrazione del sindaco ma dati delle primarie a parte a Firenze sanno che il tempo è l’alleato più prezioso degli antagonisti del sindaco. Renzi non riesce infatti a togliersi dalla testa l’idea che il duo Letta-Napolitano sia pronto a cuocerlo a fuoco lento e per questo, quando il Senato voterà la decadenza di Berlusconi, il sindaco osserverà l’esito del voto con un interesse particolare. La data è quella del 27 novembre. E quel giorno – chiedere a qualsiasi renziano – per il Rottamatore sarà difficile non avere lo sguardo ingolosito di chi sa che la decadenza del Cav. può coincidere con la decadenza del governo e con l’immediata rottamazione delle mille trappole disseminate sul terreno dal caro amico Enrico.

FQ.di Claudio Cerasa   –   @claudiocerasa, 12 novembre 2013 - ore 06:59