Un governo tassatore sempre incerto

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su come tartassare. Il caso Imu

Inizialmente l’Imu doveva sostituire l’Ici, con un aumento di aliquota assegnato allo stato, per tappare i buchi di bilancio. Lo stato, però, in seguito rinunciava alla sua quota che andava ai comuni. Il Pdl per entrare nel governo di larghe intese guidato da Enrico Letta, chiedeva che la mini patrimoniale venisse eliminata per la prima casa, con un costo di 4,4 miliardi. Ma l’Imu si paga in due rate, sicché pure la discussione sulla politica fiscale è stata divisa in due. Il governo si diede da fare per cercare i 2,4 miliardi per eliminare la prima rata. Nel Pd albergava l’idea che le prime case degli abbienti ne fossero esonerate. Tassandoli, la somma da reperire sarebbe scesa a 1,4 miliardi. Il governo tentennava. Ma alla fine la prima rata fu abrogata, in cambio di aumenti fiscali che in parte servivano per maggiori spese come l’assunzione dei “precari” della Pubblica amministrazione e la proroga della cassa integrazione in deroga. L’abrogazione della prima rata Imu, chiesta dal Pdl, veniva “scambiata” con spese di pari costo richieste dal Pd. E la seconda rata Imu? Il governo ha di nuovo tentennato. Si trattava di trovare 2 miliardi e si decise di dividere in due lo sgravio e di dare ai comuni un miliardo aumentando, per la restante parte, l’imposta locale sui servizi. La cosiddetta Service tax che in sostanza diventava una Imu mascherata. Alla fine, il governo ha deciso di esonerare i contribuenti dall’Imu seconda casa, ma l’aliquota della Service tax può ora arrivare al doppio di quella ordinaria. E’ il racconto di un’indecisione governativa dopo l’altra, che giova solo ai comuni: avevano aumentato l’Imu per recuperare il gettito sulla prima casa e ora incassano la nuova Service tax maggiorata e trasformata in una mini patrimoniale aggiuntiva. Un ulteriore aumento della pressione fiscale che rende impossibile il possesso privato degli immobili, come denuncia tra gli altri l’associazione dei proprietari d’immobili Confedilizia che oggi organizza un “dibattito aperto” in merito tra cittadini e istituzioni a Roma. Così l’incertezza della politica fiscale procurata da un governo sempre all’inseguimento di esigenze di bilancio dal respiro corto non dà affatto tranquillità né certezze al contribuente e alle imprese che operano nel “mattone”. E forse ora, come se non bastasse, nella manovra servirà una correzione da un miliardo, probabilmente con nuove e a