Zingales, Renzi rottami la “stabilità” o sarà logorato

“Questa maggioranza raccogliticcia non può riformare.

Legge elettorale e voto”

Oggi, con il discorso parlamentare di Enrico Letta dopo l’uscita di Forza Italia della maggioranza e il cambio alla guida del Pd, inizia la “fase due” del governo Letta, o almeno così vuole la vulgata giornalistica. “Perché, c’è stata forse una ‘fase uno’ di questo esecutivo?”, chiede sorridendo Luigi Zingales, economista dell’Università di Chicago e firma del Sole 24 Ore. Lo studioso, che alla fine del 2011 fu la star della seconda Leopolda di Matteo Renzi, avverte il neo segretario del Pd: se il processo di “rottamazione” s’interrompe adesso, in nome della stabilità del governo, ogni sforzo sarà stato vano. “In Italia ci si trastulla con i presunti ‘problemi risolti’, ma nulla di sostanziale è cambiato negli ultimi mesi. Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea, ci ha dato del tempo in prestito, ma questo tempo non è infinito. Se l’Italia non torna a crescere a ritmi decenti, il nostro debito pubblico resta insostenibile”. Il corollario dell’analisi economica è schiettamente politico: “La crescita sarà rapida soltanto se il cambiamento, sociale e culturale, sarà drammatico – dice il professore –  Oggi questo Parlamento, delegittimato per la sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum, con una maggioranza raccogliticcia e disomogenea, non può garantire questo cambiamento”. Ecco perché “la cosa migliore” che Renzi possa fare è “modificare la legge elettorale, alleandosi su questo pure con Silvio Berlusconi, per tutelare il bipolarismo. Poi elezioni presto e subito, sapendo che chi vince deve poter governare”.

La rottamazione must go on, insomma: “Il sindaco di Firenze ha vinto dentro il Pd, ma ora quel partito va cambiato e poi tocca al paese. Un paese la cui classe dirigente è incapace nel settore pubblico e in tanta parte di quello privato. Il partito oggi lo segue perché lui sembra un candidato vincente, non perché condivida le sue idee. Se Matteo perderà troppo tempo, sarà logorato”. Zingales il segretario del Pd lo chiama “Matteo” per antica confidenza, ma precisa di non sentirlo “da qualche tempo”.

Ammettiamo che Renzi sfugga al logoramento di partito e di governo. Poi però si vota: “Oggi dalle urne uscirebbe probabilmente una maggioranza coesa”. E poi si governa: “A quel punto si tratta di operare a livelli multipli. La rottamazione della classe dirigente deve partire dal settore pubblico. In casi simili a quelli del ministro della Giustizia Cancellieri e dei suoi rapporti con i Ligresti, le dimissioni sono dovute. Dopodiché con la moral suasion si tratta d’innalzare gli standard del settore privato. Le leggi possono tornare utili a creare maggiori spazi per merito e mercato: tassando i dividendi delle società a ogni livello, in ogni passaggio delle note ‘scatole cinesi’, per scoraggiare questi assetti conservatori. O applicando in maniera rigorosa la norma introdotta dal governo Monti, e sottovalutata, per limitare le presenze incrociate nei cda”.

“In queste condizioni l’Italia esce dall’euro”

Renzi dice di voler puntare sulla riforma del mercato del lavoro. E’ una priorità anche questa? “Lo è, sicuramente, dal punto di vista simbolico. Che il candidato del Pd sia disposto ad attaccare lobby ben radicate nel suo elettorato, come quella dei sindacati, è uno degli aspetti che più ha fatto guadagnare a Renzi consensi trasversali, anche fuori dal solito bacino del Pd. Ma la libertà di licenziare rischia di diventare un totem. Il problema italiano è la produttività che non cresce più dalla metà degli anni 90”.

Colpa dell’euro, si sente dire sempre più spesso: “Sbagliato. Guardi, io penso che in futuro sia più probabile che l’Italia esca dalla moneta unica e non che ci rimanga. In mancanza di riforme radicali, rimarremmo in quest’architettura solo a costo di un estremo depauperamento. La mia però è un’analisi, non un auspicio”. Letta e i suoi ministri dicono che l’alternativa a questo governo sarebbe l’instabilità: “Puntano a guidare il semestre europeo. Ma guidare in quale direzione? Verso dove? Solo un governo credibile, con una maggioranza coesa, può avere la necessaria forza contrattuale in Europa per mutare quanto necessario. Ecco perché oggi sbagliare nel tentativo di fare è meglio che preservare l’attuale stabilità, quella della morte”FQ.

di Marco Valerio Lo Prete   –   @marcovaleriol11 dicembre 2013 – ore , 

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