La fase due della Leopolda. Bettini spiega

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perché Renzi premerà il tasto finish del governo Letta

L’inevitabile scontro tra sindaco e premier e il voto come soluzione dopo la legge elettorale. Parla l’ex guru di Veltroni

“Lo capiranno anche loro, non c’è nulla da fare, il governo non può durare e vedrete che al ritorno dalle vacanze di Natale Letta e Renzi si renderanno conto che non ci sono scelte, e che per combattere il populismo, avere più peso in Europa, dare al paese le riforme che occorrono e garantire all’Italia una vera stabilità la soluzione è una: smetterla con questa situazione sospesa, fare una riforma elettorale e andare a votare in primavera”. Roma, quartiere Salario, quarto piano di una bella palazzina a due passi da via Po. Goffredo Bettini parla quasi senza prendere fiato con lo sguardo acceso e incredulo di chi non capisce come sia possibile non rendersi conto di un fatto politico che non si può non considerare ovvio e lineare.

Bettini – ex coordinatore della segreteria Veltroni, fresco di nomina renziana nella direzione Pd e candidato con ogni probabilità alle prossime Europee – parla con il cronista del rapporto quasi impossibile tra il segretario e il presidente del Consiglio, spiega perché il Pd dovrebbe affrettarsi a pigiare il bottone finish e riconosce che una durata eccessiva del governo non può conciliarsi con una leadership come quella di Renzi: o scoppia il governo o scoppia la leadership di Renzi. “Questo governo era nato con un profilo di scopo. Avrebbe dovuto concorrere alla realizzazione di riforme importanti fatte con il contributo delle due più grandi forze politiche. Bene. Oggi la prospettiva è diversa. Il governo rappresenta a malapena il trenta per cento degli elettori. Negli anni Settanta le solidarietà nazionali avevano senso perché rappresentavano l’ottanta per cento del paese. Capito? Siamo in una nebulosa. La macchina va lenta. Non si riesce a fare nulla. E per di più, così facendo, si dà un contributo al rafforzamento dei movimenti di pura protesta. Dico: perché accanirsi? E ostinarsi con queste piccole intese? E continuare a utilizzare uno strumento spuntato, persino inutile, e non, invece ridare la parola agli elettori?”.

Bettini prende fiato, fa un ragionamento sull’Europa, dice che l’Italia non può perdere tempo, che il suo potere di negoziazione si riduce sempre di più a causa della nazionalizzazione del debito (“che oggi è al 33 per cento nelle mani degli stranieri, mentre ieri era al 60, e che per questo ci impedisce di avere cartucce importanti da utilizzare per esercitare il nostro peso di deterenza o se necessario di minaccia, nel Continente”). Poi fa una pausa, torna a parlare d’Italia, distende sul tavolo un foglio bianco, prende una penna e scrive un numero che è una scommessa: sessanta. Si parla di governo, ma naturalmente si parla di Renzi. Bettini ha seguito il modo in cui il sindaco-segretario è riuscito a far cambiare verso a Letta sulla Legge di stabilità, sul decreto legge salva Roma e sulla Web tax.

Il governo Letta, sotto molti punti di vista, assomiglia un po’ a un governo Leopolda, ma nonostante questo Bettini chiede di non fare confusione: “Matteo è sincero quando dice che vuole provare a governare con Letta. Ma ci sono alcuni elementi che mi dicono che le elezioni in primavera non sono una chimera. Il primo – dice Bettini – è che alle primarie non è stato scelto solo un segretario ma anche un candidato premier, come nel 2007 con Veltroni, e se Renzi si muoverà seguendo un altro spartito perderà la sua forza propulsiva. Il secondo è che Matteo presto si renderà conto che mandare avanti un governo che non riesce a governare è un suicidio. Per lui, che giorno dopo giorno sarà sempre più identificato come parte di questo governo, e per il Pd, che rischia di perdere lo straordinario dinamismo acquisito nelle ultime settimane. Non lo dico per disfattismo. Lo dico per realismo. E per questo – dice Bettini mostrando il foglietto – direi che il voto a maggio è probabile. Fossi uno scommettitore direi che siamo intorno a questo numero: 60 per cento”. Ieri, in realtà, il presidente Enrico Letta, incoraggiato dalla possibile tregua offerta dalle vacanze di Natale, ha detto che invece no, non c’è nessun problema, e che “questi primi giorni con Matteo hanno dimostrato come l’attesa di sfracelli tra noi sia infondata”. Bettini sorride e dice che sarà solo questione di tempo. “L’ottimismo di Enrico è eroico ma io credo che in molti, anche tra gli amici renziani, siano convinti che lo scenario sia evidente. Si aspetta Natale. Si va alla Camera a fare la legge elettorale. Si vota in Aula. Poi si va al Senato. Si accelerano i tempi. Si ottiene una buona legge e poi si fa l’unica cosa utile. Una e solo una: votare subito. Punto”.

FQ. di Claudio Cerasa   –   @claudiocerasa, 21 dicembre 2013 - ore 06:59