Si fa presto a dire coppie di fatto e cannabis,

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ma poi gli italiani frenano

Nel loro insieme, gli italiani si confermano favorevoli alla concessione di diritti alle coppie di fatto. Ma questa apertura si ferma in buona misura se si allarga l’orizzonte alle coppie omosessuali, specie se si parla, per costoro di matrimonio o adozione di bambini. Questo genere di questioni è entrato di nuovo prepotentemente nel dibattito politico. Si tratta di un tema ricorrente, già affrontato in passato (ad esempio, con i Dico del governo Prodi) e mai veramente risolto, a causa dell’opposizione di questa o quella forza di governo o di opposizione. Anche oggi il problema risulta molto controverso, tale, secondo alcuni, da mettere addirittura in crisi l’esecutivo guidato da Letta. La questione delle coppie di fatto tocca infatti da vicino istituti cardine della cultura del nostro paese (specie quella cattolica) quali, primo fra tutti, il matrimonio.

In realtà, già da qualche anno, la maggioranza della popolazione appare d’accordo a estendere alle coppie di fatto molti dei diritti attribuiti alle famiglie regolari. In particolare, poco più del 50 per cento degli italiani è convinto che occorrerebbe assegnare alle famiglie di fatto, anche se non regolarmente coniugate, i vantaggi delle coppie sposate, in particolare, il diritto all’assistenza sanitaria, ai permessi di lavoro e all’uso dell’abitazione. A costoro si aggiunge poco meno del 30 per cento che è del parere che vadano riconosciuti solo alcuni diritti, ma non tutti. Nell’insieme, ben il 79 per cento dei cittadini risulta dunque aperto, in qualche modo, al riconoscimento delle coppie di fatto. Questo atteggiamento favorevole è trasversale tra la popolazione, anche se più accentuato tra chi possiede titoli di studio più elevati. Persino tra i cattolici più assidui, la maggioranza è favorevole, benché proprio in questa categoria si rilevi la percentuale massima di contrari, che tuttavia non supera il 24 per cento.

Anche l’orientamento politico sembra incidere in misura limitata, benché si riscontri, come era prevedibile, un atteggiamento più critico (ma sempre minoritario) nelle forze di centrodestra, specie Forza Italia, ma anche, seppure in misura minore, il Nuovo centrodestra di Alfano. E anche su una delle questioni più delicate, la possibilità di adottare bambini per le coppie eterosessuali non sposate, si registra comunque una larga maggioranza (71 per cento) di consenzienti.

Le opinioni cambiano in misura significativa se si affronta però la questione delle coppie di fatto omosessuali. Per la verità, anche su questo tema una larga parte (poco più della metà della popolazione) si dichiara d’accordo alla concessione di diritti con forti differenziazioni, però, in relazione al sentimento religioso e alla scelta politica. Come era prevedibile, la maggioranza dei laici e degli elettori del centrosinistra (tra il Pd è il 64 per cento) afferma la propria disponibilità a concedere una regolamentazione alle coppie gay. Ma il 54 per cento dei cattolici e il 62 per cento degli elettori del centrodestra la pensa esattamente all’opposto. Insomma, la vera spaccatura tra gli italiani non si manifesta tanto per le coppie di fatto, quanto per le unioni tra omosessuali. Anche i favorevoli a queste ultime, tuttavia, risultano disponibili a prendere in considerazione l’attribuzione solo di qualche diritto, non certo di tutti. Ad esempio, l’espressione “matrimonio” tra omosessuali o la possibilità di consentire l’adozione di bambini a coppie gay suscitano un rifiuto da parte della netta maggioranza (80 per cento) degli italiani, specie tra i meno giovani, siano essi cattolici o meno, di destra o di sinistra.

Un’altra questione tornata di recente all’ordine del giorno, seppur legata all’iniziativa di promotori totalmente diversi, è la possibilità di liberalizzare il commercio delle droghe leggere. Come già in passato, la maggioranza degli italiani è contraria, anche se quasi il 40 per cento si dichiara, all’opposto, favorevole. Si registra, in questo caso, una netta spaccatura generazionale: l’atteggiamento favorevole è infatti particolarmente accentuato tra i più giovani, ma si attenua nettamente al crescere dell’età. Tanto che due terzi degli ultracinquantacinquenni si dichiarano contrari, specie tra coloro che posseggono titoli di studio meno elevati. C’è naturalmente una differenza di opinioni in relazione alla pratica religiosa: tra i cattolici più ferventi, che si recano alla messa almeno una volta alla settimana, il 70 per cento è contrario alla liberalizzazione delle droghe leggere.

FQ. di Renato Mannheimer, 15 gennaio 2014 - ore 13:18