Investire sul clima. L’Onu spera nell’ennesimo

summit e chiede soldi per le energie verdi

Follow the money. Per capire al meglio il dibattito sul riscaldamento globale bisogna guardare dove vanno gli investimenti energetici. Le Nazioni Unite hanno calcolato che nel 2013 circa 300 miliardi di dollari sono stati investiti in energia pulita. Una bella cifra, ma non sufficiente per scongiurare l’aumento delle temperature globali dovuto alle emissioni di gas serra prodotti dalle attività umane: per farlo bisognerà triplicare gli sforzi economici. Questo in sintesi il pensiero di Christiana Figueres, responsabile dei cambiamenti climatici dell’Onu, il cui pensiero era riportato ieri da Guardian e Financial Times. Un discorso ricco di luoghi comuni, quello di Figueres: cita soltanto il caldo in Australia e la siccità in America come evidenze del global warming, parla di necessità di tutte le nazioni di lottare per un obiettivo comune, e cade nel solito tic di considerare decisivo il prossimo confronto tra stati sul clima (nello specifico Parigi nel 2015). Sono ormai più dieci anni che ogni summit è quello decisivo, quello da non sbagliare, quello fallito il quale non ci sarà più niente da fare. Ogni volta, sistematicamente, il summit fallisce, e si ripongono le speranze in quello che verrà. Dieci anni, più o meno da quando le temperature globali hanno smesso di crescere, fatto che la Figueres snobba con una battuta sul Financial Times. Ma la responsabile del clima per l’Onu ha anche capito che continuare a spaventare la gente con catastrofismi vari e sperare che i governi di tutto il mondo si mettano d’accordo sul taglio delle emissioni non porterà da nessuna parte. Ecco perché chiede a chi ha i soldi di investirli nelle energie cosiddette pulite, e auspica un complesso di regole internazionale per trasformare il sistema. Là dove gli accordi politici e la buona coscienza dei cittadini stanno fallendo potrà forse la tecnologia. Senza troppi moralismi, si spera.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, 16 gennaio 2014 - ore 06:59

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