Poker a due, il piatto non piange

Categoria: Firme

Renzi e Berlusconi possono, o no, concludere tra loro,

e proporre il loro patto alle Camere. Ma l’incontro rilancia una strategia di movimento contro la stabilità cimiteriale del partito di Letta e Alfano

Hablar español? Sul taccuino che Matteo Renzi utilizza da qualche giorno per appuntare i vari “sì” e i vari “no” e i vari “nì” incassati lungo quel complicato percorso politico chiamato legge elettorale, il “sì” che peserà più di tutti sarà quello che il segretario incasserà oggi nella sede del Pd, a Roma, quando Renzi riceverà da Silvio Berlusconi un sonoro “ok Matteo, io ci sto, questa legge elettorale va bene, procediamo”. Il pacchetto che il segretario presenterà al Cav. prevede, oltre a un impegno a trasformare Palazzo Madama in un Senato delle regioni, una legge sul modello spagnolo, con piccole circoscrizioni e attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15 per cento. Su questa legge – che  garantisce ai leader dei grandi partiti un potere di controllo forte sulla selezione dei parlamentari e che allo stesso tempo li mette al sicuro dalla possibilità che i piccoli e medi partiti possano esercitare il loro potere di veto sui grandi partiti, al contrario invece del doppio turno, sul quale ieri si è nuovamente saldato il partito di Alfano e il fronte governativo del Pd  – Renzi e Berlusconi si trovano in perfetta sintonia. E nonostante i molti messaggi minacciosi ricevuti ieri dal segretario, sia dagli alfaniani sia dai bersaniani (sintesi: se fai un accordo con Berlusconi questo governo non c’è più e si vota con la proporzionale), Renzi ha deciso comunque di sfidare i suoi avversari interni ed esterni. E forte anche della convizione che Napolitano difficilmente scioglierà le Camere senza una nuova legge elettorale, ha deciso di portare avanti la sua partita di poker andando a chiudere con Berlusconi l’accordo, e andando così a vedere se quello dell’avversario è un bluff oppure no. Il sindaco di Firenze è convinto che il fronte governativo stia facendo un gioco spericolato e ha scelto di non dare troppo peso agli ultimatum: né a quelli arrivati durante la cena molto tesa avuta a Palazzo Chigi con Enrico Letta; né a quelli arrivati ieri dai bersaniani (che non avevano approvato la sua relazione in direzione); né a quelli arrivati ieri dagli altri tre partiti che sostengono il governo (Ncd, Scelta civica, Popolari per l’Italia). La sfida di Renzi si gioca sul filo ed è una sfida spericolata che prevede un passaggio delicato, non tanto domani (giorno dell’incontro con il Caimano); non tanto lunedì (quando Renzi spiegherà in direzione, con numeri e taccuino alla mano, perché lo spagnolo è il sistema che gode della maggioranza più ampia); quanto, piuttosto, martedì pomeriggio. Quel giorno Renzi ha in programma un incontro con i “suoi” deputati e sarà quella la prima occasione per verificare se i gruppi parlamentari reggeranno l’urto generato dall’incontro tra la locomotiva renziana e quella berlusconiana. Tra Camera e Senato, dove i Gruppi riflettono un equilibrio diverso rispetto a quello della direzione, un’epoca pre-renziana, il Pd ha infatti 398 parlamentari: ma dei 189 che hanno firmato la mozione Renzi, quelli riconducibili al segretario sono circa un centinaio, un quarto del totale, e considerando che alla Camera il voto sulla legge elettorale è segreto sfidare il destino senza numeri certi potrebbe essere un rischio troppo grande anche per un leader come Renzi.

Lo scenario dello scontro termonucleare con il governo oggi è dunque probabile, ma c’è un’opzione sulla quale i renziani stanno lavorando per una mediazione. L’idea è presentarsi in direzione “hablando español”, verificare la solidità dei gruppi, e poi presentare al governo un’offerta finale. O il Mattarellum corretto (che però non piace a Forza Italia). O un sistema elettorale simil-spagnolo, ma non ancora noto, sul quale sta lavorando il professor Roberto D’Alimonte con gli sherpa di Forza Italia. Renzi, che non a caso ieri ha incontrato i ministri Franceschini e Lupi, proverà anche questa strada. Sarà l’ultimo tentativo. Poi il treno guidato assieme a Berlusconi ricomincerà a correre. E uno tra Renzi e Letta, a quel punto, non potrà che farsi male, molto male.

© - FOGLIO QUOTIDIANO di Claudio Cerasa   –   @claudiocerasa