L’Onu inventa il “diritto al condom”. 24 linee guida

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per togliere alle famiglie l’educazione sessuale dei figli

La Francia sta diventando il paese guida nell’educazione sessuale in Europa. Sul settimanale l’Express, sotto il titolo di “Education sexuelle: qu’apprend-on vraiment à l’école?”, si racconta di come nelle scuole medie e superiori i corsi di educazione sessuale siano gestiti da personale di Planned Parenthood, la più grande organizzazione abortista al mondo. Si tengono corsi di “anatomia dei genitali maschili e femminili”, sulla riproduzione, il parto, la contraccezione e c’è perfino un corso di “biologia del piacere”. Base dell’educazione sessuale in Francia erano finora gli “standard” messi a punto dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Adesso l’agenzia onusiana ha diffuso nuove linee guida, intitolate “Ensuring human rights in the provision of contraceptive information and services”, atte a “garantire un migliore accesso alle informazioni e ai servizi in materia di contraccezione” nel mondo. Tra le raccomandazioni – ha spiegato l’Oms da Ginevra – ci sono i programmi di “educazione sessuale completa e scientificamente esatta” da rendere obbligatori in tutte le scuole. 24 nuove raccomandazioni in cui compare un orwelliano e inedito “diritto alla contraccezione” fra i diritti umani fondamentali. Per la direttrice del dipartimento della salute riproduttiva dell’Oms, Marleen Temmerman, le scuole devono impartire corsi di educazione sessuale obbligatoria a partire dai dodici anni. Si dice che “poiché gran parte dei genitori non educa i figli a casa”, l’educazione sessuale deve avvenire nelle scuole.

Il documento dell’Oms sostiene che il compito di condurre i bambini alla scoperta delle loro facoltà sessuali ricade sulla scuola, sugli psicologi e sui sessuologi, non sui genitori che “non sono all’altezza del compito”.

Nella fase fra i nove e i dodici anni i ragazzi hanno già le competenze necessarie per muoversi tra le “differenti tipologie di contraccettivi”. E’ allora necessario “incoraggiarli a usare realmente un domani preservativi e contraccettivi”. Tutto questo a dodici anni.

Fra i servizi da garantire a partire dai dodici anni, scrive l’Organizzazione mondiale della sanità nelle sue nuove linee guida, c’è anche quello all’aborto. Si spiega, ad esempio, che “la liberalizzazione dell’aborto” serve a proteggere i diritti delle donne e la loro salute, e che l’obiettivo, specie nei paesi del Terzo mondo o in via di sviluppo, è di “prevenire 54 milioni di gravidanze ogni anno”, gravidanze “indesiderate”, da affiancare ai già 40 milioni di aborti che ogni anno si effettuano nel mondo (dati della stessa Organizzazione mondiale della sanità).

Le nuove linee guida fanno il paio con il precedente documento dell’Oms, gli “Standard per l’educazione sessuale”, in cui i pedagoghi dell’Onu ritengono doveroso, a beneficio dello scolaro, “informarlo sul piacere e sul godimento che si sperimenta quando si accarezza il proprio corpo e sulla masturbazione precoce”. Fra i quattro e i sei anni i bambini vanno incoraggiati a “parlare dei loro problemi sessuali”, aiutarli a consolidare la loro “identità di genere” e cominciare a dargli nozioni “sull’amore tra persone dello stesso sesso”. A dodici anni si ha il diritto di conoscere il difficile “impatto della maternità in giovane età”, con la consapevolezza di “un’assistenza in caso di gravidanze indesiderate” e la relativa “presa di decisioni” (ovvero l’aborto). I nuovi 24 punti del Palazzo di vetro servono ad “aiutare i giovani a raggiungere una soddisfacente vita sessuale”.

Sorprendenti gli innumerevoli passaggi che riguardano la spinosa questione del “genere” nelle 24 linee guida. Si parla di “gender-sensitive counselling”, “gender transformation”, “gender equality” e “gender sensitive”. L’Oms fa pressione perché “gli stati pongano la prospettiva di ‘genere’ al centro di tutte le politiche, programmi e servizi”. Un programma ambizioso. Più che una “organizzazione”, l’Oms sembra un magistero e una cattedra di filosofia.

FQ. di Giulio Meotti, 14 marzo 2014 - ore 06:59