Il papa mi autorizza a mandare all’inferno Grillo

Categoria: Firme

e Sarkozy. Contento perché il papa conferma l’esistenza

dell’inferno e del giudizio di Dio, un bel sollievo per me dopo quest’orgia di misericordia che rischiava di sradicare la giustizia, propongo senz’altro di mandare all’inferno Beppe Grillo. Per stupidità, mica per altro. Una sequela così lunga di autorevoli scemenze, a quanto leggo e ho visto nelle anticipazioni del tg di Mentana (io vado a letto presto, mi guadagno il purgatorio), non si ricordava da parecchio tempo. Interessante anche il modo atteggiato della faccia, l’intercalare affannato e ultraverboso, la voglia di soffocare l’interlocutore sotto la cascata dei suoni, non voglio dire delle parole o dei concetti, non esageriamo. Con queste performance, Grillo è uno capace di arrivare primo alle europee, premiato dagli elettori più zuzzurelloni del mondo, per poi infilarsi dove-lo-sa-lui anche questo splendido e inutile risultato.

Vuole cantarne quattro alla Merkel, povera anima. Vuole ripararsi dietro Putin e i pope della chiesa ucraina, ma che devozione al potere per un piccolo piazzaiolo rinnegato. Vuole abolire il Fiscal compact, vaste programme. Vuole denunciare scandalosi complotti, e fa l’occhiolino al dietrologo che è in ogni italiano, come un allenatore della nazionale da bar sport, denunciando lo scandalo della presenza di Enrico Letta, il Letta dei piccoli, una presenza solitamente abbastanza inavvertita, nientemeno all’ambasciata di Sua Maestà Britannica in coincidenza con una sua visita colà in compagnia del gemello coi capelli a erba di scopa ondulata. Ma che ci facesse Enrico a Villa Wolkonsky è noto, e tipico: preparava un convegno in Toscana, attività alla quale ora torna dopo un breve periodo di assenza dentro Palazzo Chigi. Invece che ci faceva lui, il comico, dall’ambasciatore del massimo potere (forte) coloniale degli ultimi due secoli? Questa storia degli ambasciatori americani e inglesi che si impicciano, e sbagliano regolarmente – l’ultimo credibile legato della Casa Bianca fu il compianto Reggie Bartholomew – e fanno la corte a Grillo e Casaleggio, è veramente umiliante. Per loro, per la loro cultura diplomatica, per la credulona ingenuità con cui intercettano e danno valore alle cose più effimere, alle travolgenti idiozie che di tanto in tanto affliggono la coscienza beffarda dei cittadini votanti di questo paese.

Un altro da mandare in visita all’inferno dopo tanto tempo perduto è il marito di Carla Bruni, già canonico di San Giovanni e lettore di bei discorsi scritti da un altro (i suoi testi di statista sono risultati inferiori allo standard dello speech writer). Mamma mia. Una volta a Strasburgo si presentò Valéry Giscard d’Estaing e disse lapidario per annunciarsi: J’ai eté President de la République Française. Che impressione. Che eleganza. E come erano belli i diamanti di Bokassa. Ora Sarko, invece di rassegnarsi (“J’ai eté l’époux de Carlà”) scimmiotta malamente Silvio Berlusconi. Lui che ne fu avvocato quando le parcelle di Silvio erano accettate senza sorridere, lui che si fece statista pensando di essere superiore al suo ex committente, e lo derise alla prima svolta possibile della crisi finanziaria, ora denuncia la persecuzione giudiziaria su sfondo totalitario di quell’uomo politico integerrimo che ritiene di essere, denuncia le intercettazioni dalle quali si apprende una sua qualche corrività verso il maneggio, tira fuori la Stasi, la Germania est e le vite degli altri violate. Che mancanza di fantasia. E che tono confuso, da cattivo imitatore. Come deve essere spiacevole assomigliare a les italiens per un pomposo De Funes della Grandeur. Tutti sapevano che la carriera di Sarko era mischiata a storie di processi e di accuse e di indagini di ogni tipo, sue contro gli altri, degli altri contro di lui, ma nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe finito a fare la parodia del nostro Cav. nel braccio di ferro con la giustizia politicizzata. E’ terribile. Non lo avevo messo nel conto dei miei inferni e dei miei purgatori: la vendetta estetica si presenta adesso addirittura come una entrée calda, preparata da uno chef a Parigi.

© - FOGLIO QUOTIDIANO, Giuliano Ferrara, 23 marzo 2014 - ore 12:30