I cattivi resistenti. Le illusioni fraudolente

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di chi usa il 25 aprile per bloccare le riforme

La celebrazione dell’anniversario della Liberazione ha offerto un’occasione particolarmente favorevole a chi intende osteggiare le riforme istituzionali in nome di un rifiuto della “manomissione” della Costituzione “nata dalla Resistenza”. C’è chi si è sottratto a questa deriva, a cominciare da Giorgio Napolitano, che ha invece ricordato come la scelta decisiva della Resistenza fosse stata quella di combattere con le armi l’occupante tedesco, traendone spunto per una polemica contro il pacifismo che demonizza gli investimenti per l’ammodernamento delle Forze armate. E’ un’eccezione autorevolissima, ma è, purtroppo, un’eccezione. Il tono generale delle celebrazioni e dei commenti è stato simile a quello esemplificato nell’articolo di Virginio Rognoni pubblicato dal Corriere col titolo “Il legame tra Resistenza e Costituzione”. Rognoni, dopo aver demonizzato la spinta riformista a suo tempo impersonata da Francesco Cossiga come “revisionismo selvaggio”, ammonisce sul “pericolo che l’enfasi sui necessari accordi politici prevalga su tutto, anche sul legame tra Resistenza e Costituzione”.

Ma qual è questo legame, in termini concreti e al di fuori della retorica dell’arco costituzionale? Alcuni dei punti critici del sistema costituzionale, per esempio il bicameralismo perfetto, sono eredità dello Statuto albertino prefascista, mentre il principale risultato istituzionale realizzato dal regime fascista, il concordato che risolveva la secolare questione romana, è inserito a pieno titolo nel testo costituzionale. Gli unici articoli specificamente “antifascisti” o “antimonarchici” della Costituzione, il divieto di ricostituzione del Pnf e il divieto di ingresso in Italia ai discendenti di Casa Savoia, sono ormai carta straccia. La Costituzione non è antifascista, è semplicemente democratica, il che vale molto di più. La pretesa dei nostalgici dell’antifascismo, ormai quasi patetici come quelli, ormai quasi definitivamente scomparsi, del fascismo, è quella di detenere una sorta di monopolio in campo istituzionale, il che, negando il principio base della democrazia, l’eguaglianza di tutti i cittadini, rappresenta una forzatura tendenzialmente antidemocratica. L’idea che ci sia una sorta di diritto di veto degli “antifascisti” a denominazione di origine controllata su tutti i progetti di riforma istituzionale, perché in sostanza la Costituzione appartiene a loro in quanto “nata dalla Resistenza”, non è solo infondata sul piano della legittimità democratica, è persino una falsificazione sul piano della ricostruzione storica. A essere onesti si dovrebbe dire, caso mai, che la Costituzione italiana è figlia della Guerra fredda, perché ha costituito un compromesso tra le parti allora in conflitto. Ma è meglio dire più semplicemente che è lo strumento per l’esercizio della sovranità popolare, punto e basta.

FQ. 26 aprile 2014 - ore 06:59