Come nel gioco dell'oca la politica riparte

Categoria: Firme

da Berlusconi

La politica italiana somiglia sempre di più al gioco dell'oca. Si gettano i dadi, e si scopre che si deve tornare alla casella di partenza. Un anno fa (quando la Cassazione ha condannato in via definitiva Silvio Berlusconi per frode fiscale) il leader del centrodestra sembrava definitivamente spacciato. Renzi aveva archiviato l'antiberlusconismo giudiziario e manicheo, fino ad aprire un negoziato con l'ex nemico assoluto. La sentenza di appello sul Rubygate ha cancellato quel che è successo in quest'ultimo anno e ha riaperto la lotta senza quartiere fra berluscofili e berluscofobi che ha segnato il ventennio precedente. L'unica novità è che fra quanti demonizzano il Cavaliere (e, da giustizialisti incalliti, contestano il verdetto di venerdì, aggrappandosi a qualsiasi cavillo per sostenere che B. è comunque da condannare, in quanto pregiudicato, evasore, concussore, puttaniere e pedofilo) non figura più ufficialmente il Partito democratico, anche se molti esponenti del Pd faticano a nascondere il loro sconcerto. L'impressione è che la guerra sul nome di Berlusconi sia destinata a durare ancora a lungo. Anche nel centrodestra (ridotto a una galassia di reduci dopo le diaspore dell'ultimo anno) si affaccia l'ipotesi di una ricomposizione del dissenso sotto forma di una federazione il cui leader verrà scelto con lo strumento delle primarie (ma chi, se non Berlusconi?). Insomma, le lancette dell'orologio sono tornate indietro, mentre gli alleati presenti e futuri dell'ex leader si augurano che gli sia restituita la piena agibilità politica, e i nemici giurati fanno affidamento sulle indagini e i processi ancora pendenti per sopprimere definitivamente il demonio di Arcore. Nel frattempo, a Palermo, è spuntato l'erede di Pietro Ingroia, il pm che aprì il fascicolo sulla trattativa fra Stato e mafia e tentò di citare come testimone il presidente Napolitano, prima di mettersi in aspettativa e candidarsi alle elezioni con un suo partito, bocciato dagli elettori. Antonino Di Matteo sollecita di nuovo Napolitano a deporre, critica Renzi per aver trattato con Berlusconi, e ripropone la tesi

Italia Oggi, di Massimo Tosti  22.7.2014