Stop al transfer pricing. I profitti si pagano

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nel paese dove si fromano

Di Marino Longoni Italia Oggi 22.0.2014

Scacco matto al transfer pricing. L’accordo raggiunto in sede Ocse martedì 16 settembre potrebbe dare il colpo di grazia alla pratica elusiva utilizzata frequentemente non solo dalle aziende multinazionali ma anche da molte medie imprese, che consiste nello spostare i profitti nei paesi a bassa tassazione mediante la remunerazione di marchi, brevetti e altre opere dell’ingegno possedute da società ivi collocate.

Già da qualche anno le amministrazioni fiscali dei paesi più sviluppati (che sono spesso anche quelli dove maggiore è la produzione di ricchezza e contemporaneamente è più alto il carico fiscale) stanno contrastando questo fenomeno. In Italia ha fatto scuola il caso Dolce e Gabbana. Ma lo strumento che ora l’Ocse mette nelle mani del fisco è un’arma micidiale. Si afferma infatti il principio che la tassazione delle royalties sulla proprietà intellettuale non deve necessariamente fare riferimento al dato formale della residenza dell’azienda che possiede tali beni, quasi sempre collocata in paesi a bassa fiscalità, ma al dato sostanziale della residenza della società che ha prodotto tale ricchezza. La sostanza prevale sulla forma giuridica. Così una società italiana che trasferisse la gestione del proprio marchio a una società lussemburghese potrebbe essere chiamata a pagare le imposte sui proventi conseguiti in Italia e trasferiti in Lussemburgo sotto forma di royalties.

I nuovi principi dell’Ocse sono immediatamente applicabili nell’attività di accertamento fiscale: quindi, in sostanza, hanno addirittura un effetto retroattivo perché si applicano da subito a operazioni compiute qualche anno fa.

L’effetto principale sarà probabilmente quello di spostare l’enfasi delle verifiche fiscale dalla residenza effettiva della società alla produzione effettiva del reddito.

Paradossalmente, è forse la prima volta, almeno in Italia, che una battaglia sacrosanta contro una forma di elusione fiscale piuttosto odiosa, perché attuabile solo dai contribuenti con i redditi più consistenti (che in questo modo riuscivano a sottrarre quasi del tutto alla tassazione), viene attuata con uno strumento che invece di complicare la vita ai contribuenti, finisce per semplificargliela.