Lettere al Direttore Il Foglio 25.9.2014

Categoria: Firme

Bergoglio, Scalfari, Travaglio. Rino socialista.

I nonni tra noi

1-Al direttore - De Magistris condannato per l’inchiesta Why not. Evvay sì!

Maurizio Crippa

2-Al direttore - Detto fra noi, già leggere il Foglio e capirlo è un’impresa da devoti al lessico oracolare. Ora ci siamo pure messi a scrivere bandane in dialetto cambogiano, tra Pol Pot e khmer rossi…

Alessandro Giuli

Lei faccia il vice che io scrivo i miei geroglifici. Non c’è più religione.

3-Al direttore - Pericolo di fuga, inquinamento delle prove (per un nunzio?). Bergoglio passa rapidamente da Scalfari a Travaglio.

Giuseppe De Filippi

4-Al direttore - Nel 1989 Guido Carli ebbe modo di intervenire  più volte per invocare il “vincolo estero” al fine di modificare il quadro costituzionale italiano incompatibile con l’assetto istituzionale dell’ordinamento europeo. Carli con una magistrale sintesi così descrisse il rapporto politica-economia che la Costituzione italiana prevede e impone: “La Costituzione repubblicana non menziona né l’imprenditore, né il mercato, né la concorrenza, né il profitto. Ammette la libertà dell’iniziativa economica privata e pubblica e affida ai programmi e ai controlli determinati dalla legge l’indirizzo e il coordinamento dell’attività economica”. Per coordinare e controllare il rapporto tra  politica-istituzionale ed  economia programmata, la Costituzione affidò ai partiti il compito di  organizzatori della democrazia rappresentativa e ai sindacati il compito di organizzatori della democrazia sociale. L’ultimo ventennio di vita repubblicana ha distrutto il potere istituzionale dei partiti e si appresta a demolire il potere sociale del sindacato.

Questa rottamazione è stata solo opera della “reazione mondiale in agguato”? No! I partiti, i sindacati, la società civile e i poteri democratici diffusi hanno dato una mano decisiva. Ma con questa verità non si può e non si deve giustificare l’avvento della meravigliosa stagione del pensiero unico, del partito unico, del capo unico e del sindacato-dopolavoro. Sono venti anni che la nostra crisi di sistema (tutta interna alla crisi di sistema globale) è affrontata con soluzioni parziali e emergenziali. Prendiamo ad esempio la discussione sull’art. 18, un duello tra conservatori di destra e conservatori di sinistra, impegnati o a sfarinare le macerie o a tutelare gli avanzi della archeologia sociale. L’art. 18 non è un diritto costituzionale  garantito come il diritto di sciopero. E’ una tutela per legge di un equilibrio di potere sui posti di lavoro tra i detentori del capitale ed i lavoratori. Che non sia un diritto ne è prova il fatto che l’art.18 non si applica ai partiti e ai sindacati. Sarebbe paradossale che chi è a difesa dei diritti possa praticare il contrario al suo interno. Altra questione è l’apprezzamento  per quelle forme giuridiche di imprese che favoriscono  l’armonia tra capitale e lavoro. Tra queste sicuramente troviamo le imprese familiari, le cooperative con i soci impiegati nell’azienda e le società in cui è effettiva la totale cogestione tra proprietari e prestatori d’opera nella  conduzione  e gestione dell’impresa.

Che cosa vogliamo dire? Dai guasti di questo ventennio non si esce con le invettive e con le rottamazioni, perché con le minacce non si può spaventare chi ha già perso tutto o chi ha già occultato il  maltolto, e perché è rimasto poco da rottamare dopo che il potere è passato ai ragazzi della Via Paal. La strada della ricostruzione spirituale e materiale del paese è lunga. Con metodo e con pazienza va ricostruito il  potere democratico delle istituzioni e dei corpi intermedi tra cittadini e Stato (sia nazionale che sovranazionale). Ogni altra scorciatoia è velleitaria, improvvida e senza futuro.

Rino Formica

Formica è di una lucidità senza pari, un socialista moderno. Una cosa non capisco egli non voglia capire: miliardi di uomini in crescita, che lavorano molto, guadagnano poco e non hanno diritti, o cambiamo o affondiamo. Il diritto non è un lusso, ma il pasto gratis non esiste.

5-Al direttore - Vedo che, anche per merito di un fortunato calciatore, i nonni stanno ritornando di moda. Nel marzo scorso abbiamo dato vita alla associazione “Nonni 2.0”. Vogliamo partecipare al dibattitto su cultura ed educazione, in un momento in cui se ne dicono di tutti i colori, dimenticando del tutto i punti più sani della tradizione, che i nonni possono ricordare e interpretare in termini moderni, da cui il “2.0”. I nonni sono dunque tornati e si faranno sentire, a partire dalle proposte sulla scuola che il rottamatore chiede a tutti gli italiani e quindi anche ai nonni. 

Giuseppe Zola