Se il popolo non dà ragione all'élite tanto vale

Categoria: Firme

abolire il popolo. Facile no?

di Pierluigi Magnaschi  Italia Oggi, 26.9.2014

Sto diventando sempre più marxista. Perché Marx mi consente di capire meglio, questa altrimenti incomprensibile Italia. Intendiamoci bene, mi riferisco a Groucho Marx, il comico; non a Carlo Marx, l'ideologo. Groucho infatti diceva: «Questi sono i miei principi. Se non ti piacciono, ne ho degli altri». Siamo infatti, a parole, un paese tutto di un pezzo, morale fino al moralismo, che si esprime sempre con parole impettite e vestite di intimidenti maiuscole. Implacabile con i tartufoni e i doppiogiochisti, che però sono solo sempre gli altri. I tartufoni e i doppiogiochisti infatti vivono sempre altrove, not in may backyard, non nel mio cortile.

Marx (Groucho, ripeto) serve anche a spiegare l'improvviso giro di fiamma contro Renzi da parte di quegli stessi grandi giornali dell'establishment che, fino a un paio di settimane fa, descrivevano Renzi come il salvifico, l'uomo della nuova legge, un cocktail umano fra Padre Pio, San Gennaro, il mago Houdini e la Madonna di Fatima. Un uomo quindi che, con la semplice imposizione delle mani, avrebbe cambiato il paese da così a così.

Adesso le stesse testate (chi ha impartito l'ordine?) hanno improvvisamente cambiato registro. Scoprono infatti che, in sette mesi (di cui due di ferie), Renzi non è riuscito, oibò, a cambiare un paese disastrato da mezzo secolo di cattiva amministrazione clanistica e clientelare, pieno quindi di incrostazioni corporative e di diritti acquisti. Questi ultimi non valgono (anche per la sinistra) se sono relativi ai poveracci (vedi riforma previdenziale della Fornero) ma sono indiscutibili e inossidabili per i magistrati e gli alti burocrati di ogni risma che, non a caso, sanno come difendersi.

Di fronte a questa inazione di Renzi, si sono indignati i grandi giornali dell'establishment. Ma come? Strillano, adesso, questi media. Va bene che Renzi aveva fatto credere di essere il mago di Tricche-e-barlicche, ma è anche vero che i giornaloni che adesso sembrano indignati (chissà, poi, se è vero) non solo gli hanno dato corda, ma gli hanno anche fatto da megafono, senza pudore e sino all'altro giorno. Solo ItaliaOggi infatti, fra i giornali a diffusione nazionale, aveva preso le distanze critiche da Renzi fin da quando aveva letto la lista dei componenti della sua prima segreteria, con il relativo e patetico obbligo-programma di riunirsi alle 7 e 30 del mattino (è successo solo la prima volta). Basta rileggere i nomi di quel delirante consesso di carta velina per indignarsi. Però quel consesso fu descritto dai giornaloni e dalle tv con straripante entusiasmo: Madia, Picierno, Taddei, Mogherini e via dicendo. Noi, conoscendo questi incredibili attori da oratorio parrocchiale o da sezione Pd con la bocciofila annessa, ci mettemmo le mani nei cappelli e lo scrivemmo. Abbiamo sperato, lo confessiamo, in una rettifica, non credendo a quell'elenco che ci sembrava una burla. La smentita purtroppo non è venuta, perché quell'elenco era purtroppo vero.

In questi sette mesi però Renzi è riuscito a superare la concertazione con sindacati e Confindustria, istituto, questo, sconosciuto in tutti i paesi civili e socialmente superato da 40 anni anche in Italia ma che nemmeno i professoroni di varia specie (da Prodi a Ciampi, a Monti) avevano mai osato sfiorare, per quieto vivere (incombe ai posteri risolvere i problemi).

Renzi inoltre ha abolito, in prima lettura (male, ma lo ha fatto), il Senato, operazione questa rimasta a bagnomaria da mezzo secolo.

Ha denunciato una burocrazia super pagata (e impunita) che non è nemmeno in grado di produrre i decreti esecutivi dei decreti legge: ne giacciono 80, dai tempi di Monti. È come se, in una catena di montaggio bloccata, si continuassero a immettere i pezzi da assemblare. E chi li immette a monte e chi non li lavora a valle, rimanesse al suo posto senza sanzioni e con lo stipendione intatto. Cosa, questa, mai segnalata, in un fondo, dai giornaloni con l'indignazione, non solo selettiva, ma anche differita.

Renzi inoltre ha avviato la riforma del Titolo V della Costituzione (che fu approvato dal Pd non renziano che oggi strilla) e che ha neutralizzato, ad esempio, il sacrosanto commissariamento della Regione Calabria perché fallita, con anche l'inabilitazione alla vita politica del suo presidente. Misure, queste, previste da una legge che però, a seguito di un ricorso, è stata giudicata anticostituzionale dalla Consulta (in forza del demente titolo V, appunto).

Renzi inoltre ha fatto aderire al Partito socialista europeo (Pse) il Pd, operazione inutilmente tentata da 30 anni a questa parte, con il risultato che oggi, il Pd, in Europa, non è più un figlio di enne enne ma può lavorare d'intesa con gli altri partiti socialisti (come hanno dimostrato i leader socialisti di Germania, Francia, Spagna e Olanda, venuti a celebrare la Festa dell'Unità di Bologna) per tentare di cambiare questa Europa che ci sta portando alla rovina, come ha ben spiegato, ieri, su ItaliaOggi, l'economista Paolo Savona.

E, ultime ciliegine sulla torta, Renzi (in attesa di riformarla) non ha mai voluto incontrare i pur bravi vertici della Rai, un Moloch da periodo fascista (Eiar) che si è trasformato in una metastasi di potere, indistinguibile delle tv commerciali (alle quali però non si paga il canone) e che, da inaccettabile struttura organica al servizio della politica, si è addirittura trasformata in padrone della politica. Renzi, almeno, alla Rai, non ha fatto la riverenza.

E che dire dell'avviso di garanzia emesso a carico del candidato renziano alle primarie per la Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, indagato per una supposta sottrazione media dalle casse della Regione (per rimborsi spese chilometriche e di rappresentanza) di ben 7 euro al giorno! In base a questo supposto addebito (7 euro al giorno per 19 mesi) i pd ex pci (ai quali oggi dà una mano il Corsera) avrebbero voluto (ma Renzi, nuotando controcorrente, si era detto fortunatamente contrario) che Bonaccini si ritirasse dalla corsa, anche se poi adesso, persino la magistratura bolognese sembra essere intenzionata ad archiviare l'inchiesta.

Gli stessi giornaloni che se la prendono con Renzi (e fanno bene, perché Renzi, come abbiamo ricordato anche noi, ha sicuramente commesso molti errori, e non bisogna certo fargli degli sconti) lasciano in pace la leader della Cgil, Susanna Camusso, che, di fronte alle intemperanze di suoi associati del Teatro dell'Opera di Roma che hanno prima intimidito e poi fatto fuggire un maestro-simbolo della qualità e dell'eccellenza come Riccardo Muti, non dice nulla e quindi finisce per avallare quei comportamenti sindacali intimidatori e perciò inaccettabili che nuocciono non solo alla maggioranza dei dipendenti del Teatro di Roma, che li hanno smentiti con un referendum (considerato da quelli della Cgil, «carta straccia», visto che non dà loro ragione), ma anche all'intero paese. Gli imprenditori stranieri che vengono a conoscenza di queste gazzarre cosa possono pensare della possibilità di fare impresa in Italia?

Pierluigi Magnaschi