JUVENTUS: QUANDO A FISCHIARE È LO SFINTERE

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F1 GIAPPONE. MASSA: NON SI VEDEVA NIENTE

2. IL RIGORE SU MAICON E’ INIMMAGINABILE. IL BRACCIO VA A PROTEZIONE DEL VISO E NON ESTENDE LA SUPERFICIE DEL CORPO. ASSURDO ANCHE FOSSE STATO NEL CUORE DELL’AREA MA ERA ANCHE FUORI. E ROCCHI AVEVA INCREDIBILMENTE FISCHIATO IL GIUSTO, LA PUNIZIONE. STRATTONATO ORALMENTE E FISICAMENTE SI È APPECORONATO, RIMPICCIOLITO DALLA STRIZZA - 3. SECONDO RIGORE: IL FALLO DI PJANIC SU POGBA E’ FUORI TEMPO MASSIMO E FUORI AREA - 4. IL GOL DI BONUCCI È PREGEVOLE, FORSE IMPARABILE, PECCATO CHE SKORUPKI, IL PORTIERE DELLA ROMA, FOSSE MURATO E BENDATO DA VIDAL, IN LAMPANTE E INDISCUTIBILE FUORIGIOCO - 5. A TUTTO CIÒ, PER CHI HA SEGUITO LA PARTITA SU SKY, SI È AGGIUNTO LO SPETTACOLO, “COME DISINNESCARE UNA TRAGEDIA ARBITRALE”, CON CARESSE, BERGOMI, MAURI E BUFFONCINE -

Giancarlo Dotto per Dagospia 6 OTT 2014 11:28

Quando a fischiare è lo sfintere. Nel senso del Tremor Panico kirkegaardiano. Ritornandoci a mente fredda, ammesso si possa mai freddare uno simile scempio, il Rocchi Horror Show in scena allo Juventus Stadium è un capolavoro che oscura qualunque precedente in materia.

Un delitto barocco oltre che perfetto, per quanto ricco di finezze accessorie. Lampi di pura perversione arbitrale. Andiamo a rivederli. Esercizio masochistico, ma utile a potenziare l’effetto disgusto. L’autopsia della partita ancora calda sprigiona gas maleodoranti.

1. Il rigore su Maicon. Inimmaginabile fischiare un rigore simile. Il braccio va a protezione del viso e non estende la superficie del corpo. Assurdo anche fosse stato nel cuore dell’area ma, punto due, era anche fuori. Maledizione. E volete saperlo? Rocchi aveva incredibilmente fischiato il giusto, la punizione. Strattonato oralmente e fisicamente dai bestioni bianconeri si è appecoronato, rimpicciolito dalla strizza. Disdice se stesso e, nel non si sa mai, si sa è Juve.

2. L’espulsione di Garcia. Anche permalosetto oltre che pavido Rocchi. Il musicale Rudi mima un’innocua sviolinata e lui lo caccia. Ora, tutti siamo autorizzati a interpretare il gesto come sarcasmo, ma non siamo autorizzati ad averne la certezza. Soprattutto, non è autorizzato l’arbitro. Che concede a se stesso qualunque nefandezza (vedi 1) ma non concede a chi la subisce il minimo della reazione.

3. Il rigore su Pjanic. Concede il rigore sull’abbraccio a Totti e tutti si pensa che abbia così pacificato la sua tremula coscienza. No, errore. Il Rocchi Horror non si dà pace su quell’1 a 1. Il gol di Iturbe lo precipita. Vaga dentro un latente senso di colpa, smanioso di smacchiarlo. Che s’inventa? Tempo scaduto, trenta secondi al di là del recupero concesso. Fallo di Pjanic su Pogba, fuori tempo massimo e fuori dall’area.

Troppo poco per il killer in giallo. Attenzione, il dubbio è legittimo per chiunque, ma qui sta la losca impresa del killer fischiante. Cosa fa Rocchi nel dubbio? Non dubita. Concede il secondo rigore. Attenzione, lo fa dopo aver già dubitato e fischiato venti minuti prima sempre nella stessa direzione. Direzione Juventus. Due rigori dubbi trasformati in certezze dentro quarantacinque minuti sono un record e cambiano la partita.

4. Il gol di Bonucci. Mancano pochi minuti. Le energie latitano e le squadre si stanno mentalmente accomodando all’idea del pareggio. Lo spirito del calcio dice che è il risultato più giusto e tutti si dispongono serenamente all’ineluttabile. Tutti, tranne uno. Indovinate chi? Indovinato. Il gol di Bonucci è pregevole, forse imparabile, peccato che Skorupki, il portiere della Roma, fosse murato e bendato da Vidal, cileno tridimensionale, davanti a lui, lampante e indiscutibile fuorigioco.

In questo caso Rocchi e i suoi nemmeno si fanno scocciare dal dubbio. Capolavoro compiuto. I più imbarazzati a fine partita sono quasi Pirlo e compagni che stentano a ringraziare il Benefattore per un regalo che nemmeno si aspettavano.

A tutto ciò, per chi ha seguito la partita su Sky, si è aggiunto lo spettacolo, si fa per dire, corollario della telecronaca e dei commenti. Lezione magistrale. Vale a dire, come disinnescare una tragedia arbitrale, la bomba Rocchi. Caresse, Bergomi, Mauri, Buffoncine: lo show in questo caso è la peripezia sul trapezio senza rete della parola, sospesi come travet dell’acrobazia circense tra l’inesorabilità delle immagini e la fregola di annebbiarle con un putiferio di “se” e di “ma”.  Professorini di solito tranchant, carnefici della sentenza, che si esaltano nell’esercizio del cavillo.