Sinistra draghiana. Che goduria la vecchia guardia Pd

Categoria: Firme

che sventola la lettera della Bce

di Redazione | 16 Ottobre 2014 ore 06:27 IL Foglio

Gli aficionados dei talkshow, prima di stupirsi per i servizi sull’olio rancido nelle friggitorie napoletane infilati due sere fa in scaletta – perché? – da Giovanni Floris, hanno potuto godere di un siparietto rivelatore. Qualcuno avrà notato che a “diMartedì”, su La7, la fu sinistra bersaniana, oggi prontamente renziana, ha scoperto e incontrato la sinistra draghiana. Un culture clash a scoppio ritardato, di tre anni almeno. Eccolo: la deputata del Pd Alessandra Moretti – già bersaniana di ferro, ovvero portavoce dell’ex segretario durante le primarie contro quel “maschilista” che “assomiglia un po’ a Berlusconi” (ipse dixit) di Matteo Renzi – da renziana rinata ha rivendicato che il governo sta mettendo mano ai compiti assegnati all’Italia dalla Banca centrale europea con la famosa lettera del 2011. Effettivamente Renzi aveva da subito condiviso i punti salienti di quella missiva – liberalizzazione dei servizi pubblici locali, contrattazione aziendale, facilitare licenziamenti e assunzioni, correzioni di bilancio, dimagrimento di stato e burocrazia – e ne ha fatto il programma dei suoi “mille giorni” da “draghiano” quale definisce se stesso (e l’esecutivo). Moretti dice “già fatto”. Si vedrà, a fine anno, cosa si potrà davvero spuntare. Il Pd ala bersanian-fassiniana aveva avuto una reazione decisamente diversa. Dapprima Bersani aveva scantonato (“ne diano conto la Lega e Berlusconi, se la sono scritta da soli”), poi Fassina passò al contrattacco: “Credo che la posizione di critica verso i contenuti della lettera sia largamente condivisa dentro al Pd”. Almeno lo era, nel Pd che fu. Ora si nota, con piacere s’intende, che una sinistra riformatrice esiste pure lì.