Spesa pubblica e memoria selettiva. Nei giorni pari

Categoria: Firme

disperiamo per i tagli, nei dispari parliamo di sprechi

di Redazione | 03 Novembre 2014 ore 20:35  FQ

Nei giorni pari i media italiani fanno da gran cassa agli appelli accorati dei burocrati o dei politici che lamentano di essere obbligati a ridurre la spesa pubblica (“se tagliate qui, saremo costretti a chiudere gli ospedali”, è una delle frasi più gettonate). Nei giorni dispari, invece, gli stessi media italiani solleticano i peggiori istinti di noi cittadini scavando con toni scandalistici in sprechi magari minuti ma appariscenti (le cozze pelose pagate con i fondi regionali).

Funziona perlopiù così il circo mediatico italiano quando si tratta di spesa pubblica, cioè di risorse drenate dai contribuenti per far funzionare l’apparato pubblico. Con questo flusso di informazioni a corrente alternata, si alimenta una memoria selettiva nell’audience: chi potrà invocare una stretta dei conti di fronte a un governatore regionale che arringa le telecamere dei talk-show per impedire la chiusura di un ospedale? Il punto è che le cozze pelose offerte dal contribuente al burocrate di turno sono solo la punta dell’iceberg, buone per un pamphlet anti casta, e invece dell’iceberg dovremmo discutere. L’iceberg è quello che emerge dai rapporti della Corte dei Conti sui bilanci regionali (ieri spulciati sapientemente da Repubblica), dai quali si evince per esempio – come scrivemmo sul Foglio – che “spesso i bilanci regionali si giovano delle risorse destinate alla sanità per far fronte ad esigenze di liquidità in altri settori”. Non solo. Nella stessa sanità, la Guardia di Finanza – secondo il Corriere della Sera di domenica – ha segnalato negli ultimi mesi 1.176 dipendenti per abusi e 1,2 miliardi di danni. Teniamolo a mente quando ci sbatteranno di fronte il prossimo governatore vessato dalla “austerity” dell’esecutivo.