‘ndrangheta & Vandana Shiva. La guru anti Ogm

Categoria: Firme

 sputazza nel piatto dove mangia. Complotto?

di Redazione | 14 Novembre 2014 ore 06:30 Foglio

Physicist, environmentalist, feminist, writer and science policy advocate, così almeno si legge sul suo profilo twitter, al netto delle contestazioni curriculari che quei cacauovo del New Yorker le hanno mosso, Vandana Shiva, scopriamo con un refolo di umano imbarazzo, è anche una che sputazza nel piatto (biologico, ça va sans dire) dove pur è invitata a mangiare. Lei che è uno dei volti più mediatici tra gli “Ambassador per Expo Milano 2015”, nonché collaboratrice con l’Università Bicocca nell’ambito del “cluster dedicato al riso”, ieri ha preso carta (riciclata, si spera) e matita di grafite ecosolidale e ha scritto all’Huffington Post, quello italiano. E senza bucce sulla lingua, ha scritto. Ha sempre sostenuto il progetto iniziale dell’Expo e “creduto che il posto giusto per realizzarlo fosse l’Italia” per via della “filiera corta e la libertà dagli Ogm”, che suona un po’ come la guerra di liberazione dal nazifascismo, e per “la vocazione del mondo rurale italiano” che trae forza dal “concetto che ogni campo si trasforma in un organismo in equilibrio ambientale”. E all’Expo de Milàn, che nasce sul quadrilatero sghimbescio più brasato dalla petrolchimica di tutta Europa, figurarsi se non vanno in sollucchero quando la Vandana snocciola come verdi piselli queste cose.

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 Poi però qualche nocciolino tra i denti se l’è tolto: l’Expo deve avere “un senso che vada oltre a quello di grande vetrina dello spreco o, peggio ancora, occasione per vicende di corruzione e di cementificazione del territorio”. Bum! E qui, se un po’ la conosciamo la filiera gibbosa dell’Expo, se ci ricordiamo che solo due giorni fa Napolitano ha detto che “la faccia ce l’abbiamo messa tutti”, se non ci scordiamo che Renzi per far “ripartire un treno deragliato” a Milano ha mandato uno dei suoi migliori catoni censori, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone acchiocché vigilasse sugli appalti ’ndranghetosi, scommetteremmo che le parole di Vandana Shiva non hanno messo allegria a chi incautamente decise di nutrirla di consulenze.

Ma sarebbe ingeneroso trattare la Vandana come una pm d’assalto qualsiasi. Lei parla guardando gli orizzonti globali, oltre i campi di mais delle periferie esistenziali. Lei dice: “A discutere di agricoltura e di ambiente, non dobbiamo lasciare solo le multinazionali della chimica e dei semi”. Lei parla di “giustizia e sovranità alimentare”. E invece qui “l’Expo rischia di trasformarsi in una fiera della colonizzazione finanziaria e industriale dei campi”. E individua vindice la colpa, la gran Vandana. La colpa primigenia di tutto: “L’attuale crisi economica in Italia, provocata da Wall Street” che ha fatto crollare lo “stanziamento previsto in origine”, cosicché “le imprese biotech, in forza della loro capacità finanziaria, tendono a prendere una piattaforma più ampia”. E alla fine, oltre alla magia dei piselli bio, s’è finalmente capita pure l’origine della crisi: un complotto degli Ogm per fregare l’Expo.