L'ARTIGLIO DELLA PALOMBA – ‘’PERCHÉ MAI MARINO

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DOVREBBE VERGOGNARSI DI AVERE APPOGGIATO LE COOPERATIVE SOCIALI? PERCHÉ POLETTI NON RIVENDICA IL SUO IMPEGNO PER L’ACCOGLIENZA AGLI ULTIMI E FARFUGLIA?”

‘’Lo spettacolo cui assistiamo in questi giorni è il solito, nauseante e un po’ vigliacco scaricabarile: l’ex sindaco post missino molla tutti gli amici e tutti i sodali - In Italia è così. Nessuno conosce nessuno, tutti dicono bugie. Se cadi in disgrazia, resti solo”...

Barbara Palombelli per "il Foglio"10 DIC 2014 12:33

In Italia è così. Nessuno conosce nessuno, tutti dicono bugie. Se cadi in disgrazia, resti solo. Perché mai il sindaco di Roma dovrebbe vergognarsi di avere appoggiato le cooperative sociali, cui aveva promesso il primo stipendio comunale? E’ in varie foto, appare sorridente e nessuno sembra averlo portato con la forza. Perché il ministro del Lavoro non rivendica il suo impegno per l’accoglienza agli ultimi e farfuglia?

Lo spettacolo cui assistiamo in questi giorni è il solito, nauseante e un po’ vigliacco scaricabarile: l’ex sindaco post missino molla tutti gli amici e tutti i sodali – e per fortuna ci sono Francesco Storace e Umberto Croppi, persone cui il coraggio non manca – tutti quelli con cui è cresciuto e ha governato la città. E pensare che, una volta, camerati e compagni venivano comunque difesi, ne andava dell’onore e della parola data.

Altri tempi? Senza coraggio, tutti don Abbondio. Secondo il grande archeologo Andrea Carandini, a Roma accade così dai tempi dei sette re. Nei suoi deliziosi saggi, racconta le crudeltà e le vendette, i tradimenti e le furie delle donne e degli uomini della stirpe etrusca dei Tarquini, altro che banda della Magliana… A portarmi nel mondo delle cooperative sociali fu un santo, uno che cambiò la mia vita. Luigi Di Liegro, un prete di strada, uno che chiedeva a tutti per dare agli invisibili.

Lo intervistai a “Domenica In” nel 1987, alla vigilia di Natale e anche per questo mi cacciarono dal programma: “Ma come? Vuoi invitare un sacerdote nel varietà?”. Pazienza. Fu grazie a quell’incontro che non mi staccai più dal mondo di sotto, il mondo ai margini della scintillante capitale. Le parole semplici e scarne di Luigi trasformavano la mia vita, pubblica e privata. Iniziai le pratiche per l’adozione con il tribunale dei minori, entrai come volontaria in un consiglio al ministero degli Interni e iniziai a frequentare le associazioni di volontariato che ancora non si chiamavano Onlus.

Con la trasmissione che ho condotto per tanti anni alla radio, costringevo le colleghe a fare il Natale a Rebibbia, con i detenuti, portando un po’ di calore dove c’era solo freddo e distanza. Si trattava, semplicemente, di dare un’identità e un nome a realtà che la maggioranza non conosceva. Gli spettacoli dentro le prigioni avevano la precedenza, e Radio 2 mi ha sempre consentito di dare spazio a queste realtà. I volontari e gli operatori delle cooperative sociali sono persone straordinarie, a loro si deve se le periferie non esplodono (come si è visto nel caso di Tor Sapienza).

Ecco, pensare che per colpa dei loro capi e delle loro recenti malefatte, tutti questi onestissimi lavoratori da oggi in poi saranno ignorati o – peggio – disprezzati, mi fa male al cuore. Anche uno dei miei figli aiuta il reinserimento delle vittime delle guerre – siriani, afghani – e io sono e sarò orgogliosa del suo lavoro, dei suoi sacrifici, notti intere a parlare con chi ha visto distruggere le proprie case e le proprie speranze.

Vorrei dire a voce alta che conosco bene il mondo delle cooperative sociali romane, non sono mai stata a cene o pranzi, ignoro e ignoravo i loro loschi traffici con la malavita – mai mi sarei aspettata una simile verità – ma l’estate scorsa avevo perfino accettato di essere la loro madrina per la festa dei trent’anni, il prossimo anno. Non ho paura di dire che – grazie a persone come don Luigi Di Liegro e alle centinaia di volontari – tantissime persone hanno avuto una minestra calda e un letto. Per tutto il resto, buon lavoro alla magistratura. Ma non toccate l’anima invisibile della nostra città.