La Lega a congresso e divisa

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Localmente non si parla (n.d.r) e Il laboratorio Verona esplode. La rottura

tra Pdl e Lega adesso incarta anche Tosi. Strada sempre più in salita per il sindaco uscente stretto dai veti del Carroccio Lo sfidante di centrodestra, il banchiere Castelletti, punta al voto dei moderati

Strano modo di presentarsi quello dell’avvocato Luigi Castelletti, 57 anni, detto l’«anti-Tosi»: «Sono un tecnico anche se non sono un Monti». Essendo un banchiere, vicepresidente vicario di Unicredit, magari assomiglia di più a Corrado Passera, un manager centrista con la passione della politica.

Era l’anti-Tosi del centrodestra già cinque anni fa, quando contese fino all’ultimo la candidatura a sindaco di Verona all’ex direttore generale Rai Alfredo Meocci. Poi Berlusconi e Bossi imposero Tosi. Oggi Castelletti prova a togliere nuovamente il sonno a una Lega in affanno.

 Quando in una città la politica fatica a trovare soluzioni si dice che è «un laboratorio». Verona elabora esperimenti dal 1994, quando Michela Sironi - tre mesi dopo la discesa in campo di Berlusconi - divenne uno dei primi sindaci italiani targati Forza Italia. Nel 2002 Paolo Zanotto lanciò il centrosinistra verso l’unione Ds-Margherita. E nel 2007 Tosi dimostrò che la Lega poteva schierare anche sceriffi dal volto umano.

 Oggi il «laboratorio Verona» assomiglia piuttosto al tavolo del piccolo chimico. Un’officina dove è tutto per aria. Saltata la coalizione che elesse Tosi. Disgregata l’unità monolitica della Lega. Spaccato il Pdl da chi vorrebbe rinnovare il patto con il sindaco. Incrinata, anche nel Carroccio, la granitica certezza di ottenere la riconferma su un vassoio: l’altro giorno Roberto Maroni, grande supporter di Tosi, ha ammesso che si tratta di una «difficile partita» e la Lega «deve mettere Tosi in condizioni di vincere».

 Se si presentasse con l’alleanza di cinque anni fa (che poi sarebbe la stessa di cinque mesi fa, prima dello strappo di Monti), il sindaco sarebbe rieletto in carrozza. Invece no, la Lega ha rotto con il Pdl a Roma - ma non a Venezia, Milano, Torino.

 Peggio: Bossi e i suoi luogotenenti veneti non vogliono che Tosi schieri la lista personale che gli consentì di conquistare molti voti moderati. Deve deporre i personalismi e restare nei ranghi. Niente alzate di cresta, a costo di finire al ballottaggio, che per un sindaco così popolare e presente sui media equivarrebbe a una mezza sconfitta.

 Nessun sondaggio attribuisce oggi a Tosi il 50,1 per cento al primo turno: nel 2007 superò il 60. Il quotidiano L’Arena gli assegna un 44-49 per cento sommando lo zoccolo duro leghista, i voti personali del sindaco, qualche listarella civica e i dissidenti del Pdl restii ad abbandonare il governo di Verona. Li guida Pieralfonso Fratta Pasini, presidente del consiglio comunale e deputato azzurro per tre legislature, che ieri ha dato le dimissioni dal partito esprimendo «sostegno personale» a Tosi.

Sono questi i voti che la lista Tosi potrebbe calamitare, slegati dai partiti, di chi premia il buon governo e la continuità amministrativa. Verona è una città di moderati e conservatori che non amano le contrapposizioni ideologiche. Vince chi conquista il voto moderato, non quello identitario.

Ma una fetta di voti moderati sono in uscita verso l’uomo nuovo del Pdl. Castelletti è avvocato, banchiere (numero 2 di Unicredit e membro del Comitato esecutivo dell’Abi) e manager pubblico: ha presieduto il Consorzio zona industriale e la Fiera. Per non uscire dal laboratorio, è sostenuto dall’embrione di quello che potrebbe diventare il nuovo partito dei moderati. I suoi sponsor sono infatti Pdl, Udc e Fli. È il progetto sognato da Angelino Alfano.

Obiettivo di Castelletti è il ballottaggio. Sarebbe un esordio lusinghiero per il neo-Ppe in salsa tricolore. Ma il risultato non è scontato. Pdl e Terzo polo sono accreditati al momento di un 25 per cento, inferiore al 30 su cui si attesterebbe il candidato della sinistra, l’ambientalista Michele Bertucco

E per giunta, il Pdl è diviso, anche se proclama ordine e disciplina pro Castelletti senza però minacciare espulsioni. Che invece incombono, da Gemonio, su Tosi. Secondo alcune indiscrezioni il caso Verona potrebbe essere al centro di un consiglio federale domani o lunedì. di Stefano Filippi - 15 marzo Il Giornale