A Roma anche la curia è mafiosa, ma ne trovino un’altra
1-Al direttore - In questi giorni di solidarietà via biglietto natalizio faccio una fatica terribile a reprimere in me la sensazione di un buzzismo-odevainismo planetario.
Giuseppe De Filippi
1-Al direttore - Da cinque che erano ai tempi di Rosmini, ora le piaghe di santa romana chiesa secondo Bergoglio sono diventate quindici. E questo nonostante, per stare solo al XX secolo, tre papi santi, uno beato, un servo di Dio e un venerabile. Debbo confessare che mi lascia un po’ perplesso questo atteggiamento double face di continuo martellamento ad intra nel mentre si ammicca ad extra, per non parlare dell’immagine di una chiesa che prima dell’attuale Pontefice pare abbia fatto solo danni. E poi, chi sono io per giudicare?
Luca Del Pozzo
2-Al direttore - Un Suo commento del discorso del Papa in occasione degli auguri di Natale ai collaboratori sarebbe interessante. Il discorso sull’Alzheimer spirituale e sulle quindici malattie che affliggono la chiesa ha il carattere di una straordinarietà storica. Non ritengo che sia, come qualcuno ha scritto, un’ammissione di impotenza perché pronunciato dopo circa ventidue mesi dall’ascesa al Soglio e non al momento dell’investitura. Piuttosto è una formidabile pronuncia evangelica, che dà un ruolo centrale alla stessa autocritica; è un richiamo all’essenza della vita e ai fini dell’esistenza. Poi vi potranno essere errori nelle terapie e nell’azione dei medici curanti, ma il bisogno di una diagnosi senza indulgenze e senza falso buonismo si avvertiva e ora costituisce un indubbio, prima inimmaginabile progresso. Si potrà valutare, d’ora innanzi, l’inferenza di questo durissimo, e al tempo stesso ispirato a pietas, atto di accusa e di autoaccusa, emesso nell’imminenza della nascita del Bambino che ha cambiato la storia. Ma già adesso si può affermare che si è aperta per la chiesa, per i credenti e anche per i non credenti, una nuova epoca. Con i più cordiali saluti e fervidi auguri per il Natale.
Angelo De Mattia
Non so se sia un dono di Dio, certo è che la curia romana è uno dei migliori doni della chiesa di Pietro agli uomini, un luogo essenziale di governo del teandrico, che di per sé è ingovernabile, e il pettegolezzo, anche se papalmente corretto, non mi piace. Quel presepe non mi piace.
3-Al direttore - Il presidente del Coni e il presidente del Consiglio si mettano il cuore in pace: le Olimpiadi del 2024 non verranno mai assegnate a Roma. L’organismo direttivo del Cio, infatti, teme che l’inno nazionale italiano venga suonato dalla Banda della Magliana.
Michele Magno
4-Al direttore - Carlo Flamigni lamenta che “hanno fatto di tutto per scoraggiare la donazione dei gameti” per l’eterologa, ma non mette il soggetto. Se la prende con il ministro della Salute e con i cattolici, ma dimentica che quelle linee guida che prevedono per i gameti esami inutili che in Europa non chiede nessuno, e impediscono l’uso dei nostri ovociti congelati, le hanno volute e fatte le regioni in totale autonomia, contro le indicazioni del ministero, che invece chiedeva di aspettare. Flamigni dovrebbe chiederne conto innanzitutto al governatore della Toscana Enrico Rossi, che ha capeggiato la rivolta al grido “in Toscana eterologa subito”, a quello del Veneto Luca Zaia, che non voleva restare indietro, e a seguire ai rappresentanti della sua Emilia Romagna.
Giuseppina Imperatore
5-Al direttore - Delicato e toccante il pezzo di Annalena su Babbo Natale; mi ha ricordato quando da bambino scatenai la mia precoce vis polemica in un’orazione pro esistenza di Babbo Natale contro l’amichetto già informato sulla triste verità dai suoi genitori “moderni”. La maestra sancì che ognuno è libero di credere o di non credere a quello che vuole; rispettava così le scelte educative dei genitori a proposito di quella favoletta del tutto innocua. Ho pensato allora alle maestre di oggi, che il progressismo impazzito vorrebbe educatrici al genderismo e all’indifferenziazione sessuale: favoletta nefasta che, spero, famiglie e bambini saranno liberi di rifiutare.
Daniele Montani
6-Al direttore - Nella surreale lotteria dei possibili futuri inquilini del Quirinale con annessa girandola di nomi tutti, per tradizione consolidata, destinati a essere, in questa fase, inesorabilmente bruciati, vi è uno che mi crea uno stato di angoscia ogni volta che viene citato: quello di Bonino. Personalmente lo vivo come un incubo.
Vincenzo Covelli