Quanto costa bloccare gli attacchi Hacker i ? 99 dollari

Categoria: Firme

È il valore dei voucher regalati da Kim Dotcom, proprietario di Mega, ai membri di Lizard Squad, il gruppo auto-proclamatosi responsabile degli attacchi di Natale

di Riccardo Meggiato

Uno stralcio della «conversazione» tra Kim Dotcom e gli hacker di Lizard Squad shadow

Quanto costa bloccare gli attacchi informatici che, nel giorno diNatale, hanno messo KO i server di Sony e Microsoft, impedendo di giocare in multiplayer con titoli e console trovati sotto l’albero? 99 dollari. Questo, infatti, è il valore dei voucher regalati da Kim Dotcom, proprietario di Mega, ai membri di Lizard Squad, il gruppo auto-proclamatosi responsabile degli attacchi. Cerchiamo di riassumere: Lizard Squad, team ormai specializzato in attacchi ai server dell’industria dei videogame, cioè quei maxi computer che gestiscono modalità multiplayer e negozi online, il 25 Dicembre sferra due attacchi simultanei ai sistemi di Sony e Microsoft, vale a dire Playstation Network e Xbox Live. Mentre il primo è stato già bersagliato in lungo e in largo nei mesi precedenti, il secondo ha patito solo attacchi modesti, probabilmente per prendere le misure alle sue tecnologie di protezione.

Difficile bloccare attacchi così strutturati

In entrambi i casi, si tratta di attacchi di tipo DDoS (Distributed Denial of Service): si genera un numero impressionante di connessioni ai server, fino a intasare tutte le risorse dei sistemi, rendendoli inservibili. Un po’ come se una quantità ingestibile di videogiocatori si collegasse contemporaneamente o, se preferite, come se tutte le auto italiane decidessero di riversarsi in un’unica autostrada, intasandola. Molto peggio di Ferragosto, insomma. Bloccare un attacco di questo tipo, se ben orchestrato come in questo caso, è difficile, quindi spesso tocca aspettare che siano gli stessi responsabili a fermarsi, sulla base di una scelta precisa o dell’esaurimento delle risorse a disposizione (effettuare un DDoS di queste proporzioni ha dei costi elevati). Ma nell’attacco di ieri è entrato in gioco Kim Dotcom.

Soldi per placare gli hacker

Tedesco, all’anagrafe Kim Schmitz, è un imprenditore inviso alle industrie che speculano sul diritto d’autore, in particolare quella cinematografica, e creatore dell’ormai defunto Megaupload. Un servizio molto utilizzato per la pirateria online, tanto da costare al tedesco accuse legali per svariate decine di milioni di dollari, tutt’ora in attesa di giudizio. Nel frattempo, chiuso Megaupload, Dotcom nel 2013 ha lanciato Mega, il suo successore: un altro sistema di upload e download di file, molto efficiente e sicuro, disponibile in una versione gratuita e in una più completa edizione a pagamento. È stata proprio quest’ultima la moneta di scambio offerta da Kim Dotcom per ottenere il blocco dell’attacco, e poter riprendere le partite online di cui lui stesso è appassionato. Come si legge dall’account Twitter del tedesco, con uno scambio di messaggi privati intercorsi con Lizard Squad, Schmitz ha barattato il blocco delle ostilità con alcuni voucher del valore di 99 dollari, che danno diritto ad abbonamenti annuali da 500 GB al servizio. Con un’offerta aggiuntiva: se Lizard Squad lascerà stare i server Sony e Microsoft, l’abbonamento durerà a vita. In caso contrario, cesserà, istantaneamente, al prossimo attacco. Il team di hacker black hat (cioè quelli che sfruttano l’hacking per scopi di lucro o malevoli, da distinguere dagli hacker «buoni») ha accettato l’affare, mettendo fine all’attacco. Almeno per ora. Nel momento in cui scriviamo, il funzionamento di Xbox Live è stato ripristinato, mentre Sony è ancora al lavoro per risistemare il Playstation Network.

«Nessuna connotazione politica»

Alla luce della dinamica di questa vicenda, pare difficile legare gli attacchi di Natale all’uscita di «The Interview», film molto discusso, che il 24 Novembre aveva scatenato l’ira dei Guardians of Peace, altro gruppo di hacker. Soprattutto, potrebbe mettere questi clamorosi attacchi sotto una luce un po’ diversa: quella di azioni a fini di lucro, o semplici sfide, più che dimostrative, lontane dalle connotazioni politiche che molti hanno voluto trovarci. Kim Dotcom ha dimostrato che non è un’ipotesi così remota.

PrUZIONE RISERVATA Il Corriere della Sera