dell'Europa. In tre hanno messo a terra la Francia
di Sergio Soave, Italia oggi
L'aggressione al periodico satirico francese ha messo l'Europa di fronte all'esigenza di affrontare seriamente un problema che ha sempre sottovalutato, nella convinzione che toccasse all'America assumersi i costi e le responsabilità del fronteggiamento del terrorismo islamico, mentre l'Europa preferiva non sporcarsi le mani e magari fare le pulci agli interventi americani.
Anche le forze politiche europee hanno utilizzato solo a fini interni le preoccupazioni originate dalle insorgenze islamiste, chi per sostenere indirizzi identitari, chi al contrario per propagandare il buonismo della cosiddetta società «multiculturale». A ben vedere, ambedue le risposte hanno la loro origine nella paura di un fenomeno che non si sa come fermare, e che sicuramente non sarebbe limitato né da qualche misura di chiusura delle frontiere, peraltro pressoché inapplicabile in un mondo globalizzato, né dall'instaurazione di un dialogo a senso unico con comunità islamiche largamente impermeabili ai valori di libertà individuale (che comprendono quella che essi considerano pornografia o blasfemia).
In realtà non esistono ricette salvifiche, come non ne esistevano nella lotta al terrorismo politico, che fu debellato solo attraverso un insieme di iniziative, da quelle dei servizi a quelle di tipo militare a quelle politiche. Alla base di ogni intervento di ampia portata ci deve essere in primo luogo una convinzione generale del carattere non negoziabile dei valori di libertà e tolleranza, dentro i quali e non al di fuori dei quali ha senso parlare di pluralità culturali, peraltro ovvie in una società secolarizzata e immersa in un sistema globalizzato. Questa convinzione in realtà è meno totalitaria di quanto appaia dalle dichiarazioni (per non parlare di quei grillini che parlano a vanvera di conti che non tornano e che tra qualche giorno ci spiegheranno che è tutta colpa della Cia).
Comunque sarebbe essenziale che chi sente la responsabilità della difesa dei valori democratici anche nel duro confronto col terrorismo islamico trovasse il modo per dar vita a strumenti permanenti, nazionali ed europei, che facciano da punto di riferimento permanente per l'ideazione prima e l'attuazione poi di una strategia antiterroristica permanente, per evitare che, come è capitato tante volte, appena cala la polvere dell'emozione immediata, si torni a sonnecchiare nella speranza da struzzi che il problema si risolva da solo, come invece non accadrà né in pochi mesi né in pochi anni.