Lettere al Direttore Il Foglio 15.1.2015

Categoria: Firme

Altre volte proponemmo, su Bersani è una conversazione

1-Al direttore - Certo che se fosse uscito facendo la quenelle ai corazzieri, altro che Charlie Hebdo.

Maurizio Crippa

 2-Al direttore - Ho comprato e letto, in un’ora e poco più, “Il royal baby”. Non mi appassionava il tema, e pensavo sarei rimasto deluso, meglio: immalinconito, dalla sua fede in una parabola nella quale io non ho fede, fatico a riporre speranza, per la quale mi impongo di provare ad avere carità. E oggi ho capito tutto, o scioccamente lo penso, riservandomi il diritto assoluto e irrecusabile (manca questo glorioso e scoppiettante finale dell’“alluvionale curriculum psico-fattuale-intellettuale” che volle proporre ai lettori del Foglio, ai suoi giovani redattori, agli amici e ai nemici tempo addietro, e che riporta nel libello) di non cambiare idea sul punto. Lei non è, e non è mai stato, un politico, né un giornalista. Lei ha usato queste due maschere professionali per essere quello che forse non pensava di poter essere: un grande narratore. Del possibile, dello sperabile. Non di ciò che è. E come tutti i grandi narratori lei ha avuto il dono di indovinare qualcosa del futuro, di anticiparlo; quando non nella precisione fattuale, nella dimensione problematica di quello che sarebbe stato. La sua essenza letteraria, talentuosa e cristallina e suggellata da momenti di autentico profetismo, è continuamente tradita dal riferimento incessante ai grandi della letteratura siano Cervantes, Dostoevskij, Melville, Bernanos, Chesterton, Koestler, McCarthy, Amos Oz o tutti gli altri che l’ignoranza non mi permette di cogliere nel suo raccontare. E dallo stile, in questo libro quanto mai impetuoso e incontenibile, e appassionato. Ed è questo che mi consola, nel leggere del royal baby, e nel ripensare ad altre splendide cavalcate intellettuali sull’epopea berlusconiana: cioè il sapere che, come tutti i grandi narratori, lei è Madame Bovary. Il Cav. che raccontava. Il Renzi che oggi spinge a forza, ben oltre i propri meriti e le proprie qualità. Tutta la sua opera è uno splendido romanzo dell’Italia che poteva, e potrebbe essere. Ai ritardatari auguri di compleanno per Lei, unisco l’augurio, al royal baby, di riuscire a essere il Renzi che lei saprebbe essere. Un abbraccio, con l’affetto e la stima di sempre.

Marco Perini

Lei mi confonde parecchio con questo abisso di complimenti (grande narratore, splendido romanzo, profetismo), complimenti che merito tutti, e interi, ma per un’altra opera e un’altra vita ancora non scritta e vissuta. Detto questo con gratitudine, l’opuscolo è nato dalla convinzione, semplice semplice ma che ha fatto strada, della filiazione Berlusconi-Renzi, della necessità di una guida anomala del paese dopo la Repubblica dei partiti e fino a che non avremo istituzioni di terza Repubblica, da un lontano e vivo amore, pieno di ironia, per il papà e da una autentica fiducia che mi ispira il figlioccio.

3-Al direttore - Alla luce dei fatti di Parigi, forse dovremmo ricordare politici come Pim Fortuyn che nel 2002 affermava: “Io sono favorevole a una guerra fredda con l’islam. Io vedo l’islam come una grande minaccia, come una comunità ostile”. Anche lui assassinato.

Bruno Soler

Da un fanatico vegano, pare.

4-Al direttore - Auguro che l’idea dell’Elefantino di una presidenza della Repubblica Bersani, il quale ha le carte in regola per accompagnare da saggio “una certa misura di pacificazione nazionale”, non abbia il seguito che ebbe, nel 2006, anche l’altra intelligente proposta del Foglio riguardante D’Alema né sia considerata soltanto una “chiacchiera”. L’analisi dei punti di forza e di debolezza del cursus honorum di Bersani è condotta, nel commento del 14 gennaio, chirurgicamente, forse accentuando la portata degli insuccessi proprio con la finalità di migliorare l’accettabilità di una candidatura dell’ex segretario del Pd che, sicuramente, per trasparenza, lealtà, ruoli svolti da ministro e prima da presidente di regione, legami mai settari ed esclusivisti con tutte le espressioni della sinistra, politica e sociale, ma anche per l’emiliana attitudine alle scelte pragmatiche e alla composizione delle differenti posizioni, è certamente un candidato autorevole e che, come dice l’Elefantino, “fa la quadra”. Sono pochissime le altre indicazioni che potrebbero competere con questa, soprattutto se si compie definitivamente la scelta, opportuna, sensata, di abbandonare l’ipotesi del tecnico da portare al Quirinale. Il nome anzidetto risponderebbe pienamente anche all’esigenza, che alcuni autorevolmente hanno espresso, di avere un presidente soprattutto regolatore ed equilibratore dei rapporti tra i poteri dello stato. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

D’Alema era una proposta, fu stanato lui e il segretario del suo partito Fassino, e aveva come scopo secondario modificare la regola dell’elezione al buio e come scopo aggiuntivo provare l’uomo della Bicamerale per le riforme che appoggiammo anche quando il tavolo fu rovesciato. Con Bersani è diverso: una suggestione, un ragionamento, non una proposta.