Napoli, pervertiti ogni sera a caccia di baby prostituti

Categoria: Firme

I predatori: benestanti laureati. Le vittime: 13enni che si vendono per 15-20 euro. È boom di ragazzini in affitto. Rom, bulgari e italiani. Le famiglie? Finte distratte.

di Enzo Ciaccio | 21 Gennaio 2015Lettera 43

Rettifilo è una zona di Napoli vittima della prostituzione.

A Fuorigrotta, quartiere Ovest di Napoli, molti si prostituiscono nella vie intorno allo stadio San Paolo.

Le vie intorno al carcere di Poggioreale sono frequentate da prostitute.

Corso Meridionale è una zona di Napoli vittima della prostituzione.

Rettifilo è una zona di Napoli vittima della prostituzione.

A Fuorigrotta, quartiere Ovest di Napoli, molti si prostituiscono nella vie intorno allo stadio San Paolo.

Le vie intorno al carcere di Poggioreale sono frequentate da prostitute.

Corso Meridionale è una zona di Napoli vittima della prostituzione.

Corso Umberto I è una zona di Napoli vittima della prostituzione.

In corridoio un ex assessore sussurra soddisfatto: «Con le multe ai clienti delle prostitute il Municipio ha incassato 8 mila euro in due mesi. Una bella somma. Se continua così, entro un anno avremo azzerato i debiti di bilancio».

Castelvolturno è terra di rifiuti tossici e prostituzione lungo la costiera domiziana, a Nord di Napoli, a un soffio da Caserta.

L’ordinanza del sindaco, Dimitri Russo, di castigare a suon di contravvenzioni gli uomini sorpresi dai vigili urbani a contrattare in strada con le ragazzine in affitto sta producendo i suoi frutti «in una misura perfino insperata».

SE NON LI BATTI, TASSALI. Il “turpe mercato” impazza, debellarlo è impensabile: dunque, ha pensato il Comune, conviene almeno tassarlo. Detto e fatto.

Si parla, perlopiù, di tratta di minorenni: molte nigeriane, per esempio, non hanno più di 14 o 15 anni.

«I clienti colti sul fatto», spiega l’ex assessore, «pur di evitare che la multa arrivi per posta a casa propria, col rischio che venga letta dalle moglie, pagano all’istante, senza fare storie».

Ma, business e “convenienze” municipali a parte, non è a Castelvolturno che la piaga dei minori in vendita offre le sue connotazioni più inedite e atroci.

PURE I MASCHI IN VENDITA. A Napoli, in pieno centro, sono i maschietti a dare offerta di sé: «Il fenomeno dei bambini-prostituti», avvertono in procura, «appare in incredibile crescita».

Il mercato si attiva ogni sera, incivile e spietato: dal Centro direzionale alla piazza della Ferrovia, dalle periferie più oscure ai vicoli del centro antico e perfino a due passi da palazzo san Giacomo, sede del Comune, è un brulicare di minori (dai 12 ai 17 anni), che - spesso spinti dalle rispettive famiglie - si offrono per 10, 20 euro a una platea di clienti “affamata”, impunita, senza scrupoli.

Gli adulti a caccia? Un numero inimmaginabile

Papa Francesco ha detto: «Ho imparato a piangere vedendo un bambino che ha fame, drogato, senza casa, abusato».

Il quotidiano Il Mattino ha scritto che «ogni sera, dal tramonto in poi, almeno un centinaio di adulti si lanciano alla caccia dei bambini di strada per rubare atti sessuali e oscenità».

IVAN, UNA BRUTTA FINE. Ivan aveva 13 anni e mezzo, ma un fisico da 18enne. Per arrotondare la paga, tra una “prestazione” e l’altra, faceva il “pony express” sul motorino per una piccola agenzia di recapiti veloci.

Una mattina andò troppo veloce. E finì schiacciato come una pizza contro un autobus, al corso Umberto a Napoli.

Al funerale, dietro la bara, c’era solo un signore compunto, ben vestito e «molto amico suo».

Era a casa dell’amico che «Ivan, a notte fonda, si fermava a volte a dormire».

Sono davvero un centinaio, i pervertiti di Napoli? «No», assicurano in questura, «purtroppo se ne conta una quantità infinitamente superiore. Anzi, inimmaginabile».

«IL SILENZIO LI PROTEGGE». Il capitano Sabina Pagnano, madre di tre figli, guida la unità operativa tutela dei minori della polizia municipale: ha affermato che «raccontare quel che accade tra adulti e minori è un dovere», in quanto «è l’unica maniera per combattere, perché il silenzio protegge i pervertiti».

«Ogni notte, ogni notte...»: il racconto si fa rabbia. Poi, voce da incubo. Fa sapere a Lettera43.it chi ben conosce il servizio notturno fornito dalla squadra speciale: «Se viene fermato, il minore è ricondotto a casa. Lì, quasi sempre, la famiglia lo accoglie distratta, senza neanche meravigliarsi della sua assenza notturna. Il cliente adulto, se mancano le prove o la denuncia, riesce invece ad andarsene via libero e immacolato».

ROM, BULGARI, AFRICANI. I piccoli adescatori sono in genere di etnia rom, ma anche rumeni, bulgari, maghrebini.

Il numero dei bambini napoletani che si prostituiscono «sta crescendo a un ritmo impressionante».

In tutti, fanno rilevare gli operatori, «manca la consapevolezza che si stia commettendo qualcosa di sporco e di molto grave».

«Sembrano convinti», si racconta, «che il prostituirsi sia un atto come tanti, consumato allo scopo di far soldi in maniera facile e veloce».

I predatori: padri di famiglia con figli della stessa età dei 'prostituti'

A suscitare particolare impressione è l’identikit dei clienti che le associazioni di strada e le guardie municipali sanno ormai disegnare nei dettagli: «Chi cerca il sesso con i minori è in genere un padre di famiglia, cioè un uomo di età matura che ha moglie e figli. I figli», aggiungono sgomenti gli operatori, «hanno spesso la stessa età dei ragazzini con cui vanno a letto».

BENESTANTI E LAUREATI. Borghesia medio alta, in genere si tratta di professionisti benestanti, noti, affermati: il ceto sociale del pervertito è quasi da élite.

E sottolinea il carattere iper-patologico della sua condizione da brividi. E anche quello culturale, che presuppone «la laurea in quasi l’80% dei casi».

Non meno allarmante è la personalità-tipo dei bambini in affitto raccontata dagli operatori sociali: 15-20 euro è il prezzo imposto a ogni cliente.

NON C'È CONTRATTAZIONE. In genere, non c’è contrattazione. Quelli sui 12 o 13 anni se ne stanno rintanati negli angoli più remoti del Centro direzionale o di piazza Garibaldi, a due passi dalla sede della procura della repubblica e del tribunale.

O davanti all’ingresso del cimitero monumentale di Poggioreale, a un soffio dalle tombe.

«Eterno il riposo dona loro, o signore», recita beffarda l’epigrafe lungo il muro davanti al quale bivaccano di notte i protettori.

È qui che gli adulti vanno a cercarli. Qui li trovano, grazie a un perfido passaparola accessibile ai soli “iniziati” che trova su internet i suoi più moderni canali di comunicazione.

LE FAMIGLIE FINTE DISTRATTE. «Le loro famiglie», avvertono in questura, «sono definite distratte, cioè con i genitori che lavorano fino a sera tarda e stanno poco a casa. Il ceto sociale è medio basso. Ma non si tratta affatto di distrazione: mamma e papà fanno finta di non accorgersi delle assenze notturne delle loro creature né degli acquisti dal costo esagerato che si ritrovano in casa. Insomma, il loro è un finto “non  sapere”, che appare più cinico e disumano di una consapevolezza da complici».

Perché concedersi? Per scarpe griffate o spirito di sopravvivenza

Vincenzo Spadafora, napoletano e presidente del comitato italiano Unicef, lo definisce da anni «un pugno nello stomaco».

Ma la sua richiesta di allestire «un piano nazionale contro la tratta dei bambini» fa fatica a ottenere risposte.

C’è chi ha provato a definire perfino le “motivazioni” per cui i bambini si prostituiscono: i maghrebini lo farebbero di sera, dopo aver fatto i lavavetri ai semafori, per comprarsi le scarpe griffate, il telefonino Galaxy ultima generazione, i pullover firmati.

I rumeni, invece, si vendono full time per sopravvivere.

I NAPOLETANI NEI CINEMA. E poi, i maschietti napoletani: molti “lavorano” nei cinema  a luci rosse che pullulano in zona Ferrovia.

Filmetti hard e prestazione, tutto compreso. Alcuni cinema sono addirittura dotati di salette riservate in cui appartarsi.

È risaputo che esistono frequentatissimi siti internet in cui prede e cacciatori si danno appuntamento e si scambiano numeri di telefono, giudizi, valutazioni.

TRE MAFIE STRANIERE COINVOLTE. Almeno tre sono le mafie coinvolte nel tragico business: quella albanese, la nigeriana, la russa. La camorra fa da paciere: i clan Mallardo, Ricciardi, Misso, Vastarella sono quelli più antichi e “storici”.

È convinzione diffusa, tra gli inquirenti, che fra i grattacieli del Centro direzionale si nascondano appartamenti-stamberghe in cui i piccoli prostituti sottratti alle famiglie vengono ospitati a gruppi di cinque o sei dai padri-padroni di cui sono proprietà: un pasto, un tetto, un letto sudicio.

Chi si ammala e non guarisce, fuori dai coglioni. A garantire ordine e disciplina, c’è un manipolo di mamme-guardiane, in genere ex prostitute feroci e spietate.

BLITZ O RICERCHE NON PERVENUTE. Verità? Leggenda? Chissà. Ma finora di blitz a sorpresa o di serie ricerche non si è mai registrato uno straccio di notizia.

Tra gli impiegati più “farfalloni” che lavorano negli uffici del Centro direzionale, invece, la battuta circola da anni, rituale, incontrollata, blasfema: «Dài, tieni duro ché alla pausa pranzo ce ne andiamo per mezz’ora dove sai, a rilassarci un po’...». E tutti a ridacchiare, divertiti dall’allusione.