Gentiloni: «Terrorismo, rischi di infiltrazione dagli immigrati»

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L’intervento del ministro degli Esteri al vertice contro l’Isis: nessuna democrazia può avallare confusione fra migrazione e terrorismo.

di Redazione Online, Corriere della Sera

«Ci sono rischi di infiltrazione anche notevoli di terroristi dall’immigrazione».È l’allarme del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, lanciato giovedì a Londra per un vertice anti Isis. «Per fortuna i nostri apparati di sicurezza sono allertati e funzionano ma questo non ci consente di abbassare minimamente il grado di preoccupazione».

Ma il ministro avverte: «Confondere terrorismo e immigrazione è un’idiozia. Sostenere che tra le decine di migliaia di disperati che approdano con i barconi sulle nostre coste si annidano terroristi armati di kalashnikov non ha senso, il che non esclude che nella situazione odierna non ci possano essere rischi sui quali vigilano i servizi di intelligence e gli apparati di sicurezza».

La frase del ministro ha infatti subito acceso gli animi del centro destra. …..

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Il vertice di Londra: «Una lotta che durerà anni»

Gentiloni è volato a Londra per partecipare a un vertice del “gruppo ristretto” della coalizione internazionale anti-Isis. La conferenza vede riuniti intorno allo stesso tavolo i rappresentanti di 21 Paesi, fra cui anche l’Italia, per affrontare i temi caldi dell’emergenza. Argomento dell’incontro, i temi militari nel conflitto contro lo Stato islamico, il fenomeno dei «foreign fighters», il contrasto ai sistemi di finanziamento dell’Isis e gli aiuti umanitari per le popolazioni più a rischio. Prima di ospitare la riunione dei 21 ministri degli Esteri dei Paesi della coalizione internazionale, guidata dagli Stati Uniti, il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha detto che per sconfiggere il nemico comune serviranno “anni”. «Non sarà fatto in tre o sei mesi. Per spingere lo Stato islamico fuori dall’Iraq ci vorranno un anno, due anni, ma stiamo facendo le cose che bisogna fare per cambiare la corrente». Il processo sarà lento, ha ammesso Hammond in un’intervista a Sky News, aggiungendo che le forze irachene stanno migliorando, ma devono ancora fare molta strada prima di essere capaci di lanciare una vasta offensiva sul terreno.

«Si impegnino anche i Paesi islamici»

Prima di partecipare alla conferenza, il ministro ha dichiarato che «Dopo le stragi in Francia ci deve essere «il rilancio di un impegno» nella lotta agli jihadisti «anche da parte dei Paesi a maggioranza islamica, pure loro bersaglio del terrorismo». «In Occidente», ha aggiunto il titolare della Farnesina, «c’è un moltiplicarsi e un rafforzarsi dell’impegno contro queste nuove forme di terrorismo, un terrorismo che si fa Stato, con anche Al Qaeda che torna prepotentemente e con Boko Haram che in Nigeria fa cose terribili. Così ci si aspetta anche dai Paesi islamici». Secondo il ministro, che nel pomeriggio tornerà a Roma per il Consiglio dei ministri sulle missioni internazionali, «è anche una battaglia culturale, per esempio in Egitto si sta lavorando sull’interpretazione del Corano. Ma non è una cosa facile: questi governi hanno a che fare con un’opinione pubblica divisa sul contrasto al terrorismo». La conferenza londinese, ha spiegato Gentiloni, è anche un modo per «coordinare» i Paesi arabi.

22 gennaio 2015 | 11:13

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