Roma ritira i droni da Gibuti ma non lo dice

Partiti in silenzio e in silenzio rimpatriati. Nuova incredibile performance del Ministero della Difesa sul fronte della comunicazione.

di Gianandrea Gaiani 14 febbraio 2015, pubblicato in Analisi Italia

Dopo aver smentito con un secco comunicato  la Marina negando l’invio della fregata Grecale nell’Oceano Indiano nell’ambito della missione europea antipirateria Atalanta (missione poi confermata ieri dallo stesso ministro Pinotti in seguito al varo del decreto sulle missioni) il Ministero della Difesa ha taciuto sulla conclusione della missione del contingente dell’Aeronautica schierato a Gibuti con due velivoli teleguidati Predator A di cui uno operativo e uno di riserva.

Un silenzio inspiegabile considerata la natura della missione anche se ormai è chiaro che la gestione della comunicazione sulle missioni oltremare da parte del Ministero della Difesa è orientata a negare alle Forze Armate ogni forma di visibilità circa tutti gli aspetti delle attività operative.

Anche questa volta però l’alacre lavoro del censore ministeriale è stato vanificato dalla libera circolazione delle notizie, anche quelle relative alle operazioni militari, che caratterizza  tutto il mondo esterno al Grande Raccordo Anulare.

Il 9 febbraio il sito web di Eunavfor ha dato la notizia della conclusione della missione della Task Force Air (TFA) a Gibuti riferendo che dal primo volo effettuato dall’aeroporto militare di Chabelly (utilizzato anche dai droni USA e dalle forze aeree francesi) il 4 settembre 2014 i Predator A del 32° Stormo hanno effettuato 28 missioni volando oltre 300 ore sull’Oceano Indiano, lo stretto di Bab el Mandeb e lungo la costa settentrionale somala.

Al termine della missione il contrammiraglio italiano Guido Rando, “force commander” della flotta antipirateria europea , ha ringraziato il contingente dell’Aeronautica guidato dal colonnello Elio Volpari, per l’importante contributo assicurato all’operazione Atalanta.

Un dettaglio “interforze” che rende ancora più assurdo il silenzio del Ministero della Difesa dove evidentemente c’è ancora chi ritiene che occorra “tacere perché il nemico ti ascolta” e il nemico in questo caso non sono le spie della “perfida Albione” ma i giornalisti e l’opinione pubblica italiana.

Sforzo vano anche perché da ieri sul sito specializzato sudafricano Defence web si può leggere un ampio articolo che riferisce della missione della Task Force Air a Gibuti aggiungendo alcuni dettagli.

L’articolo  ricorda l’arrivo del contingente aeronautico in Corno d’Africa nell’agosto scorso (anche in quel caso il Ministero della Difesa non disse nulla) con un Predator trasferito dall’Afghanistan e precisa che l’ultimo volo operativo del Predator è stato effettuato il 5 febbraio.

Defenceweb precisa inoltre che il drone italiano è stato impiegato anche in attività d’intelligence e per monitorare la sicurezza delle navi del Programma Alimentare Mondiale (WFP) che trasportano generi di prima necessità in Somalia.

Doveroso quindi ringraziare il webmagazine sudafricano che consente a noi italiani di essere informati sulle operazioni dei nostri militari nel Continente Nero.

Gianandrea Gaiani. Giornalista nato nel 1963 a Bologna, dove si è laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 ha collaborato con numerose testate occupandosi di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportages dai teatri di guerra. Attualmente collabora con i quotidiani Il Sole 24 Ore, Il Foglio, Libero, Il Corriere del Ticino e con il settimanale Panorama sul sito del quale cura il blog “War Games”. Dal febbraio 2000 è direttore responsabile di Analisi Difesa. Ha scritto Iraq Afghanistan - Guerre di pace

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