La città dei morti di Posmon.

Categoria: Firme

Archeologia bene comune. La favola racconta che gli  antichi veneti vennero da Troia, dopo la sua distruzione. Omero li chiamò Enetoi.

L’ archeologia deve essere considerata non solo come strumento d’ indagine del passato antico, ma come base conoscitiva per la tutela e valorizzazione  del territorio. Le profonde trasformazioni territoriali, sia urbane che rurali, la realizzazioni di grandi infrastrutture , l’ espansione dell’edilizia privata, il consumo del suolo, pongono quest’ esigenza come prioritaria. Archeologia, dunque,come bene comune.

STORIA ED ARCHEOLOGIA. Di Francesco Cecchini

Immagine di in paleoveneto Probabilmente, è la realtà di quanto avvenne tra il XIII ed XIII a.C.. Dopo aver attraversato il mar adriatico da sud a nord  gli Enetoi si insediarono nelle terre che ora sono parte del nord-est, gli euganei. Grazie all’ archeologia, scavi e reperti trovati, ora sappiamo molto di questo antico popolo: il loro territorio e l’ organizzazione di questo, villaggi ed economia, le abitazioni, il culto dei morti, l’ arte,la lingua e la scrittura. Non tutto, però, ma il lavoro archeologico continua, come è importante che continui il lavoro di insegnamento e diffusione dell’ antica civiltà veneta.  Montebelluna è un luogo privilegiato, è una  città dalle origini paleovenete. Assieme a Este, Padova, Altino, Treviso, ed altre città fu tra i centri principali della civiltà dei Paleoveneti. Ricerche, scavi e studi hanno dimostrato che sotto l’attuale superficie, ormai radicalmente cambiata dalla  sformazione, avvenuta nei secoli,  abitativa ed  industriale,,vi sono le tracce di questo lontano passato. Come è emerso dallo studio dei reperti archeologici rinvenuti a partire dagli anni ’60, l’ antica area di Montebelluna fu un insediamento paleoveneto importante , nato da un nucleo collocato sulla sommità dell’altura isolata Mons Bellunae, a ovest  del Montello. La città doveva essere già  sviluppata nell’età del ferro, grazie alla sua posizione strategica collocata all’imboccatura della vallata del Piave, zona che permetteva di controllare i traffici tra pianura e insediamenti pedemontani fino al centro di Padova. Importante  la zona dell’ attuale Mercato Vecchio dove sono stati trovati numerosi reperti risalenti alla preistoria. Sono state trovate, ora al Museo archeologico di Bolzano, tre asce di rame simili a quella che aveva con sé l’uomo alpino di Similaun, , vissuto intorno al 3300 a.C. Nella zona del Mercato Vecchio sarebbero stati usati strumenti di rame 6000 anni fa. E’ in questa area che sarebbe stato eretto il famoso santuario paleoveneto da cui sono pervenuti i dischi bronzei di Montebelluna, ora conservati nel Museo civico di Treviso. Nella Pieve di Montebelluna all’abitato di epoca paleoveneta si sovrappose quello di epoca romana e poi successivamente quello paleocristiano. Sembrerebbe che intorno al IX secolo venisse istituita la ‘Pieve di Montebelluna’, nominata insieme a quella di Cornuda in un documento del 1152.

SCOPERTA DELLA NECROPOLI DI POSMON.

Che l’ area attorno a Cima Mandria a Posmon, Montebelluna, fosse archeologica si sapeva da tempo ( vedi la tesi di laurea di Maurizia Costanza Olivieri, La romanizzazione del territorio di Montebelluna), ma tra archeologia ed attività immobiliare si è scelto quest’ ultima.  In via Cima Mandria, nella zona delle Rive di Posmon a partire dai primi anni del 2000  iniziarono i  lavori di una lottizzazione e a seguito di lavori di ediliza privata tra il  2000 ed il 2002 venne individuato un nucleo  di sepolcreto, sottolineo; in un area dove era già stato individuati materiale sepolcrale. Vennero alla luce 350 tombe di epoca romana e preromana. Nello stesso periodo i reperti furono documentati e ricoperti e i corredi, compresa un pezzo di tracciato stradale basolato, e vennero dati al Museo locale di Storia naturale e archeologia ( attualmente alcuni possono essere visti nella mostra “ Storia di antichi Veneti. La situla di Montebelluna” aperta fino al prossimo 29 marzo). La struttura relative ad un opificio romano furono lasciate in vista per scelta dell’ amministrazione comunale Puppato. Il passo successivo  di quell’ amministrazione fu la la permuta dell’ area con l’ aggiunta di un conguaglio. Al propietario  andò l’ ex area dell’ asilo di Mercato Vecchio, oggetto di un’ operazione immobiliare non completamente riuscita, l’ edificio ad oggi non è ancora abitato, ed  abbruttisce il vecchio centro storico di Mercato Vecchio.

 PROGETTO ARCHEOGEO, SCAVI E REPERTI PARCO ARCHEOLOGICO  . L’ ambizione dell’ex  sindaco Puppato e del suo assessore alla cultura De Bortoli era quello  musealizzare all’aperto i resti dell’edificio del I secolo d. C. per trasformarli in brand di Montebelluna, in un “Parco archeologico” che sia luogo di identificazione culturale e attrazione turistica insieme.                                                                                    Nell’ottobre 2005,  tra il comune di Montebelluna  e la  Fondazione Cassamarca firmarono una convenzione definita Progetto Archeogeo  che aveva vari obiettivi:  

-       Raccolta e revisione dei dati raccolti precedentemente

-       Indagini geoarcheologiche nel centro urbano

-       Restauro dei reperti più significativi

-       Indagini geomorfologiche del territorio comunale

-       Realizzazione di una “ Carta geo-archeologica del territorio

L’ accordo divenne operativo giovedì 30 marzo 2006, circa 9 anni fa. Spiccano le dichiarazioni, in quell’ occasione  di:                                                                                 Dino De Poli (Fondazione Cassa Marca):  “Oggi viene siglato l’inizio di un percorso che dovrà essere continuato, al di là delle risorse già messe a disposizione...”,                                    di Laura Puppato ( sindaco di Montebelluna): “Ci troviamo di fronte a un patrimonio di inestimabile valore... Da parte nostra abbiamo fatto tutto quanto era possibile per agevolare questo percorso, anche dal punto di vista tecnico”.
di  Lucio De Bortoli ( Assessore alla cultura del Comune di Montebelluna) che disse, più o meno: Abbiamo iniziato un processo di grande qualita, che non avrà termine..”.

Nella fase operativa, grazie anche all’ impegno di archeologi e tecnici, si fecero delle cose notevoli. Per esempio nel corso dell prime 3 campagne di scavo, settembre-ottobre 2006, maggio-giugno e settembre-ottobre 2007 si mise alla luce un edificio di origine romano, un opificio, ed altro

Scavi archeologici a Posmon

Nel numero di maggio giugno del  2008 di una pubblicazione curata dall’ amministrazione comunale  si deescrissee in dettaglio il progetto di realizzazione di un parco archeologico.  Allo studio di architettura Bernardi e Associati venne affidato l’ incarico di realizzare un progetto di copertura dell’area al fine di preservare le strutture archeologiche ritriovate e di predisporre la futura museolizzazione dell’area. Il progetto  ipotizzava di coprire l’area degli scavi tramite una struttura a forma di ponte appoggiata su dei plinti e con una copertura in legno. Il sistema di fondazione sarà realizzato in superficie in modo da evitare possibili danneggiamenti alle strutture non ancora indagate.

Per quanto riguarda la chiusura laterale della struttura il progetto ipotizza due

distinti momenti: il primo, in fase di scavo archeologico, prevede l’utilizzo di

teli in PVC stesi su cavetti d’acciaio; il secondo, volto alla musealizzazione, prevede

la realizzazione di un sistema di pareti in doghe di legno in grado di assicurare

un livello di ventilazione e protezione seminaturale. L’accesso all’area di

scavo sarà garantita da portoni posizionati sul lato ovest della struttura dove è

prevista anche la realizzazione di una balconata rivolta verso gli scavi che consentirà

la visita guidata e la visione degli stessi anche senza accedervi.

Sempre sul lato ovest è stata ipotizzata poi la costruzione di un’aula didattica

dove posizionare dei pannelli illustrativi con informazioni di carattere archeologico

e storico relative a Montebelluna. Nel progetto rientra poi la riqualificazione

del verde, con funzioni anche di filtro vegetale, tra l’area di scavo e l’aula

didattica e con i terreni circostanti. Verrà piantato a nord un filare di cipressi o

pioppi cipressini mentre a sud verrà rinfoltita la siepe già presente.

Un convegno,  tenuto il 10 maggio 2011 nell’ Auditorium della Biblioteca Comunale, fu la giornata conclusiva del progetto Archeogeo Montebelluna. Al convegno pateciparono Dino De Poli Franco Andolfato, vicesindaco di Montebelluna, Laura Puppato, consigliere regionale del veneto ma ancora presente in consiglio comunale di Montebelluna. Da programma si salutò, si parlò di cartag eoarcheologica, di geomorfologia del territorio,  di archeologia di ricerche archeologiche a Montebelluna, si organizzò una tavola rotonda conclusiva, ma, sembra, non vi fu nessun accenno al parco archeologico. Un chiaro messaggio di rinuncia al parco archeologico?

 STATO DELL’ ARTE DEL PROGETTO ARCHEOGEO. A febbraio 2015, a quasi 4 anni dal convegno di studio conclusivo sul progetto Archeogeo  qual’  è la situazione della città dei morti di Posmon?                                                                       I reperti restaurati e catalogati sono in parte esposti in una mostra nel Museo aperta fino  alla prossima fine di marzo, con al centro un pezzo pregiato, una situla figurata . 

Quello che doveva essere il parco archeologico, con protezione, percorsi guidati, aula didattica, etc.,etc.,  è  un campoabbandonato  infestato da erbacce, con gli scavi protetti da tristi  teloni in plastica grigia,  una rete di protezione in plastica arancione ondeggiante,  d un container, in cattive condizione di cui non  e chiara, un cartello che informa che il sito è parte del progetto Archeogeo ed in armonia con lo squallore del luogo.La situazione di abbandono è ben raccontato in una nota dell’ archeologo Manlio Lilli apparsa sul Fatto Quotidiano dell’ 8 febbraio 2015. Vengono anche riportate dichiarazioni di Orietta Mercatelli, persidente dell’ associazione culturale Aperta-Mente di Montebelluna: “Meglio dare la possibilità di costruire lasciando visibili gli scavi che lasciare un buco ricoperto dalle erbacce.Su quel buco sono stati buttati migliaia di euro ma adesso è in stato di abbandono ed è inutile pensare che siano reperibili risorse per trasformarlo in un sito visitabile dal pubblico. Quindi è meglio consentire di costruire in modo da lasciare in vista, protetti, gli scavi. Solo così sarà possibile renderli fruibili alla vista della gente”