L’assenza di elefanti e rinoceronti riduce ...

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Uno nuovo studio rivela che l’assenza di rinoceronti e elefanti nelle foreste tropicali

riduce la biodiversità delle piante. Il motivo è che questi animali digeriscono ciò che mangiano in maniera del tutto particolare e non sono perciò sostibuibili da altri animali come dispersori di semi.

Il progressivo diminuire del numero di elefanti e rinoceronti nel sud est asiatico mette a serio rischio la biodiversità secondo un team internazionali di ricercatori. Secondo gli esperti neanche gli erbivori come i tapiri possono sostituire questi animali nel loro ruolo di dispersori di semi.

“I grandi erbivori agiscono come ‘giardinieri’ delle foreste tropicali: sono di vitale importanza per la rigenerazione delle foreste e per mantenerne la sua struttura e la biodiversità”, ha spiegato Ahimsa Campos-Arceiz, autore principale dello studio che è stato pubblicato sulla rivista Biotropica e ricercatore presso la Facoltà di Geografia dell’Università di Nottingham in Malesia.

Le foreste dell’Asia orientale sono talmente fitte che non è semplice per una pianta trovare lo spazio necessario e il luogo adatto per germogliare: infatti la luce è scarsa ed è difficile che una pianta trovi la giusta posizione. Inoltre il vento è scarso sempre a causa della fitta vegetazione e perciò la dispersione dei semi avviene tramite gli erbivori che spargono il cibo mentre lo mangiano, lo rigurgitano o tramite gli escrementi. Nel caso di semi grandi c’è bisogno di animali grandi che li trasportino: qui entrano in gioco, in maniera insostituibile, gli elefanti e i rinoceronti, perchè possono spargere una grande quantità di semi e in più digeriscono poco il loro cibo.

Ma la perdita di habitat, il bracconaggio, e il conflitto tra l’elefante e l’uomo ha causato una perdita del 95% degli elefanti asiatici (Elephas maximus) e ha portato il rinoceronte a un passo dall’estinzione: ci sono meno di 50 rinoceronti (Java Rhinoceros sondaicus) e 200 rinoceronti di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis).

 Secondo la lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), gli elefanti sono in ‘pericolo di estinzione’ e le due specie di rinoceronte sono ‘criticamente in pericolo’.

 I tapiri

 I ricercatori , vista la situazione, si sono interrogati sulla capacità di dispersione dei semi di un altro grande erbivoro, il tapiro. Il tapiro asiatico può arrivare a pesare anche 300 kg e per ragioni culturali non è cacciato. I ricercatori hanno studiato la dispersione dei semi di 9 specie, alcune grandi e altre più piccole

 Ma la sproporzione fra le capacità di dispersione dei semi dei tapiri e quella degli elefanti è stata subito evidente: 8% di dispersione tramite gli escrementi per i tapiri contro il 75% degli elefanti. Di questo 75% il 65% ha germogliato.

 Il tapiro digerisce quasi tutti i semi e se li disperde, lo fa nelle zone vicine alla pianta. Per questo non è un buon dispersore di semi.

 La caccia illegale

 “Se questi grandi erbivori scomparissero dall’ecosistema, il loro contributo ai processi ecologici sarebbe perso e lo sviluppo dell’ecosistema cambierà irreversibilmente”, spiega l’autore principale, che prosegue affermando che “le conseguenze più probabili sono il cambiamento della struttura del sottobosco e del bosco e la perdita di alcune specie. ” Elefanti e rinoceronti svolgono un ruolo ecologico unico che non può essere sostituito da altre specie.

 Più nello specifico senza grandi erbivori, le piante con i semi grandi cresceranno vicino alla pianta madre e non saranno quindi in grado di colonizzare lo spazio disponibile in altre aree forestali.

 Succederà quindi che le specie che dipendono dai grandi erbivori saranno sempre più rare e invece quelle che riescono a disperdersi con il vento o con gli animali più piccoli aumenterà in termini di densità e dominanza.: questo, secondo i ricercatori, si tradurrà in una perdità di biodiversità

 Per evitare un tale scenario, i ricercatori suggeriscono che la megafauna sia protetta e in alcuni casi i grandi erbivori dovrebbero essere reintrodotti in aree da cui erano spariti in precedenza. “Nel sud-est asiatico, la priorità è di fermare la caccia illegale e mitigare l’impatto della perdita di habitat”. Ciò evidenzia anche la necessità di combattere il commercio illegale “in modo molto più determinante.Gaianews.it – 15.05.2012