Vieni in Italia chè le regole non contano

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Il mega-concerto di Bruce Springsteen a Londra, davanti a 100 mila fans rapiti (e paganti),

stava per raggiungere il suo acme con l'annunciato duetto storico fra «The boss» americano e Paul McCartney, il baronetto inglese superstite del leggendario complesso dei Beatles. Ma, mentre McCartney stava avvicinandosi al microfono fra il delirio degli spettatori (e, soprattutto, delle spettatrici), è saltata la luce. I riflettori si sono spenti come delle lampadine fulminate. Gli altoparlanti che avevano vomitato un fuoco di note si sono afflosciati. Tutti hanno pensato a un corto circuito. No, non era un corto circuito. Sono state le autorità a togliere la luce perché “game over”, la partita era finita. Non si poteva più giocare, anche se chi voleva continuare a farlo erano due mammasantissima della musica leggera mondiale che però sapevano esattamente qual era l'orario entro il quale, per il rispetto di chi vuole dormire, dovevano assolutamente finire la loro performance. Dovevano quindi fare i conti per bene. E se li hanno sbagliati, sorry, la colpa è loro. Non a caso, con tutti i problemi che pure ha, U.K. è un paese che funziona perché ha delle regole (e ce le abbiamo anche noi) ma soprattutto le fa sempre rispettare (cosa che noi ci guardiamo bene dal fare). Noi siamo convinti che gli svizzeri siano degli umani di tipo speciale. Per questo sono rispettosi delle regole. Ad esempio, se sono degli automobilisti, gli svizzeri rispettano i limiti di velocità (che da noi vengono interpretati come dei minimi) e si fermano davanti a un passante che sta attraversando sulle strisce pedonali (a Milano invece questi ultimi vengono vissuti come dei bersagli messi meglio a fuoco, per cui, quando sono lì, con la gamba tremula e l'occhio terrorizzato, si possono centrare più facilmente; infatti ne fanno fuori almeno uno al giorno; non fanno nemmeno più notizia; nelle cronache locali, questi omicidi sono ormai stati derubricati a delle notizie in breve). Ma che gli svizzeri non siano corretti «per natura» (ma «per paura» di beccare le multe) lo si capisce quando sbucano in quel di Varese, a pochi chilometri dal confine. Appena arrivati in Italia, sembrano entrare sulle montagne russe di un luna park dove si può fare di tutto. E fanno così, da noi, perché sanno che non rischiano nulla. Tutto qui. D'altra parte, solo in Italia si discute se avvisare o no gli automobilisti per informarli che, nei pressi, c'è un rilevatore automatico di velocità. Con il cartello si consente, a chi non rispetta il codice della strada, di tornare ligio in quel chilometro per poi, passato l'ostacolo, poter dare, di nuovo, libero sfogo alla sua irresponsabilità. Da noi, l'autorità non solo non reprime, ma aiuta anche a delinquere impunemente.

 di Pierluigi Magnaschi – Italia Oggi 19.7.2012