I giudici italiani? Pochi e senza la fiducia di cittadini e aziende

Categoria: Giustizia

Sono solo 11 ogni 100 mila abitanti: la metà di quelli tedeschi. Il 44% crede che subiscano influenze politiche. Percezione persino maggiore tra le aziende. Processi fiume e incapacità di proteggere i consumatori: il report Ue.

GIOVANNA FAGGIONATOda Bruxelles, da lettera43.it, 11.4.2017

L’Italia degli eserciti di avvocati e dei pochi magistrati. Soprattutto l’Italia dei processi che non finiscono mai e che fanno fuggire le imprese e cancellano la qualità di vita dei cittadini. E infine l'Italia dei giudici formalmente indipendenti, ma nella percezione influenzati massicciamente dalla politica e dai gruppi di interesse. Il rapporto 2017 della Ue sulla valutazione dell'amministrazione della giustizia nei 28 Paesi europei è una fotografia sconfortante del sistema nostrano. Per arrivare alla conclusione di una causa civile e commerciale in primo grado ci vogliono almeno 500 giorni, e persino nel caso in cui non ci sia contenzioso tra due parti, ma per esempio la semplice necessità del riconoscimento di un atto legale, servono in media 400 giorni. E sì che i miglioramenti ci sono stati.

Numero Dei Giudici

Numero di magistrati giudicanti per ogni 100 abitanti nei Paesi dell'Unione europea. Fonte: Commissione Ue

Per esempio una drastica riduzione, dal 2010 al 2015, dei casi pendenti che ci ha fatto classificare terzi per rapporto tra numero di cause civili e commerciali che entrano nei tribunali e quelle che arrivano a risoluzione. Nel 2010 ogni 100 cause aperte ne venivano chiuse 108, nel 2015 sono cresciute fino al 112%. Tanto che la Commissione, abituata ormai da cinque anni a inviare all’Italia raccomandazioni specifiche sul fronte della giustizia, ha riconosciuto gli sforzi «genuini» compiuti da Roma. Peccato che sul fronte della giustizia amministrativa la tendenza stia andando esattamente in senso opposto con una decelerazione consistente, da oltre il 300% del 2010 al 150% di cinque anni dopo. E per questo tipo di cause, quelle cioé che competono ai Tar, si arriva a oltre 1.000 giorni: un record battuto solo dalla piccola Cipro.

TERZULTIMI NELLA RISOLUZIONE DI CAUSE SUI MARCHI. Bastano poche cifre per capire quanto forte sia l'impatto dell'ingolfamento del sistema giudiziario sulla attrattività economica del nostro Paese. Un esempio? Siamo il quartultimo Paese in Ue per capacità di risolvere le cause di infrazione del diritto sui marchi, cioè una delle basi del fare impresa. Secondo i dati della stessa commissione e dell’Osservatorio europeo sulle violazioni in materia di proprietà intellettuale, ci superano per inefficienza solo Repubblica Ceca, Slovacchia e, a sorpresa, Irlanda. E se va male per il business, non va certo meglio per i consumatori: anzi, sembra esserci una corrispondenza nella nostra incapacità di proteggere chi fa business e chi di quel business è, per usare l'espressione di un celebre avvocato, l'utilizzatore finale.

QUARTULTIMI NELLA PROTEZIONE DEI CONSUMATORI. Anche nella capacità di proteggere in tempi accettabili i consumatori ci piazziamo quartultimi, questa volta dietro a Polonia, Francia e Danimarca. Un primato almeno nell'efficienza alla lotta alla criminalità? Macché. Per quanto concerne quella dei colletti bianchi l'inefficienza la fa da padrona: siamo il terzo Paese in Ue per lunghezza dei dibattimenti per riciclaggio di denaro sporco. Ma nella nazione che ha conosciuto la lotta politica ai magistrati e in cui c'è chi parla di lotta politica dei magistrati, un dato sembra andare oltre ogni steccato ideologico: l'Italia è 23esima su 28 per numero di toghe giudicanti, 11 per ogni 100 mila abitanti, meno della metà di quelle tedesche. Se c'è sempre un giudice a Berlino, insomma, non si può dire lo stesso di Roma.

Giustizia Diritto Marchi E Brevetti

Giustizia Dati Ue

La lunghezza delle cause civili e commerciali nei Paesi dell'Unione. Fonte: Commissione Ue

L'Europa, insomma, suggerirebbe anche di investire nel personale del sistema giustizia e solo per fermarsi alle toghe, visto che le carenze sono anche sul fronte dei funzionari. Nel 2015 spendevamo per il capitolo giustizia lo 0,3% del Pil, in valore sia percentuale che assoluto meno della Germania, della Gran Bretagna, dell’Olanda. In ogni caso milioni di euro, che se non vanno in risorse umane dove vanno? Di certo non in information technology, visto che solo in poco più di metà dei tribunali si può seguire l’andamento di un procedimento per via elettronica e in poco più di un quarto si possono presentare esposti o aprire procedimenti o ancora trasmettere una convocazione.

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La diffusa mancanza di efficienza organizzativa potrebbe spiegare almeno in parte la pessima reputazione delle toghe italiane. La percezione dell’indipendenza della magistratura è infatti l’altro grande nodo che dovrebbe farci preoccupare, perché tre ricerche su tre presentate nel rapporto Ue - una rivolta a tutti i cittadini, una alle aziende e una del World economic forum - raccontano di giudici considerati dipendenti da ogni tipo di influenza. Restando alle prime due, fatti 100 tutti gli intervistati che hanno risposto, il 29% dei cittadini italiani è convinto che sia lo stesso status di magistrato a permettere alle toghe di non essere indipendente, il 38% è invece convinto che le pressioni siano di tipo economico e ben il 44% che sia la politica a influenzare direttamente i giudici.

PER IL 50% DELLE AZIENDE I MAGISTRATI SONO INFLUENZATI. Se ci spostiamo alle risposte ricevute dalle aziende, le percentuali addirittura aumentano ed è maggiore la percezione di una dipendenza dagli interessi economici. Il 50% delle imprese, infatti, è convinta che i magistrati subiscano l'influenza di gruppi imprenditoriali o che altri interessi specifici abbiano un peso sulle loro scelte. Mentre il 40% delle aziende si concentra sulla posizione privilegiata della categoria in sé e il 48% crede che ci siano pressioni politiche. Anche qui, poi, ci sono stati persino anni peggiori: su entrambi i fronti la percezione del tasso di indipendenza è lievemente migliorata dal 2010 in avanti, e viene da pensare anche per effetto della fine della lunga stagione del berlusconismo. Ma in un caso e nell’altro, cioè sia nella percezione dei cittadini che in quella delle aziende, peggio di noi fanno solo Ungheria, Spagna, Bulgaria e Slovacchia.

Indipendenza Giudici Imprese

Le motivazioni della presunta mancanza di indipendenza dei giudici secondo le aziende.

Indipendenza Giudici Ok

Le motivazioni della mancanza di indipendenza percepita dai cittadini in generale.

Il paradosso è che ufficialmente l’Italia è uno dei Paesi in cui la nomina degli organi giudiziari è sulla carta completamente slegata dalle scelte politiche. Di più, quello tra tutti e 28 i Paesi Ue in cui il l’organo giudiziario indipendente ha il maggior peso in assoluto sull'assegnazione degli incarichi. Formalmente, però, visto che i legami tra Consiglio superiore della magistratura e politica sono evidenti.

SISTEMA DI VALUTAZIONE SIMILE A SPAGNA E UNGHERIA. Inoltre, la valutazione di un magistrato in Italia passa per metà dal Csm, per un quarto da un’analisi qualitativa e per un altro quarto dall’analisi di criteri di efficienza quantitativa. Un mix che ci accomuna, ed è un elemento interessante, a Paesi come Ungheria, Romania, Spagna e Portogallo. Mentre per esempio in Francia e Germania la valutazione è fatta per metà da un organo giudiziario superiore incaricato di esprimere un giudizio qualitativo sulle toghe. Per offrire un quadro che vada oltre la formalità e la percezione, la rete dei consigli giudiziari europei a metà maggio pubblicherà un’indagine qualitativa sull’indipendenza dei giudici. In modo da capire se si tratti di una sfiducia generalizzata, motivata o magari legata proprio alle carenze del settore e alla lunghezza dei processi.

NB. Le tabelle dei dati sono leggibili su Lettera43.it

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