3-Mattarella cambia passo contro i campioni dello sfascio (evviva!)

Categoria: Giustizia

Bordate contro la giustizia da talk-show, fiducia sulla legge elettorale

di Claudio Cerasa 10 Ottobre 2017 alle 06:16   da www,ilfoglio.it

I magistrati ieri, la legge elettorale oggi, le maggioranze domani. Che cosa hanno in comune il presidente della Repubblica e il premio Nobel per l’Economia? Se vogliamo ragionare in modo freddo sulla distanza plastica che esiste tra l’approccio soft e poco invasivo incarnato dal capo dello stato e l’approccio soft ma interventista incarnato dall’inventore del nudge, potremmo dire che Sergio Mattarella è quanto di più lontano ci possa essere dall’idea di un politico che si fa portatore della dottrina del pungolo dello stato. Fino a qualche giorno fa, effettivamente, le parole “Mattarella” e “interventismo” sembravano viaggiare su due rette distanti e parallele, ma da qualche ora la direzione del capo dello stato è improvvisamente mutata e a sorpresa il presidente della Repubblica potrebbe essere entrato ufficialmente nella fase nudge. In uno dei volumi che ha permesso a Richard Thaler di passare alla storia, “Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness”, il neo Nobel per l’Economia ha spiegato che nelle società contemporanee anche per gli spiriti più moderati è spesso impossibile rimanere neutrali (“forcing people to choose is not always wise, and remaining neutral is not always possible”). E se ci si pensa bene, la definizione di Thaler sembra cucita su misura per la nuova fase del capo dello stato, che nel giro di due giorni ha scelto di infilare in un armadio gli abiti della prudenza per indossare improvvisamente gli abiti del protagonista.

“La toga non è un abito di scena”. Una grande lezione di Mattarella ai magistrati

"E' bene rifuggire da una visione individualistica della propria funzione che può far correre il rischio di perdere di vista la finalità della legge e l'interesse generale della collettività"

Ieri, per la prima volta da quando si trova al Quirinale, Mattarella ha scelto di non delegare al suo vice al Csm, Giovanni Legnini, ogni valutazione sullo stato di salute della magistratura e parlando a un incontro con i magistrati ordinari in tirocinio, ha lanciato alcuni messaggi forti contro la repubblica della gogna. Mattarella ha detto che i processi si fanno in aula, e non in tv (“Occorre essere consapevoli che l’attenzione della opinione pubblica rivolta all’azione giudiziaria non può e non deve determinare alcun condizionamento nelle decisioni”). Ha ricordato che il magistrato non deve essere solo terzo e indipendente ma deve fare sempre di tutto per apparire tale (“L’irrinunziabile principio dell’autonomia e dell’indipendenza non può essere, in alcun modo, una legittimazione per ogni genere di decisione, anche arbitraria, bensì rappresenta la garanzia di difesa da influenze esterne affinché il magistrato utilizzi il suo bagaglio culturale per applicare il diritto nel caso concreto”). E ha attaccato infine tutti coloro che tendono a utilizzare la forza della toga come se fosse uno strumento utile a legittimare le proprie opinioni (“Il magistrato non deve né perseguire né dar l’impressione di perseguire finalità estranee alla legge ovvero di elevare a parametro opinioni personali quando fa uso dei poteri conferitigli dallo Stato: si metterebbe, in tal modo, a rischio la credibilità della funzione giudiziaria che è un bene prezioso e fondamentale nella società democratica e nel disegno della nostra Costituzione”).

La scelta di mettere il dito nella piaga dei rapporti tra magistratura, politica e media (chissà se a Davigo saranno fischiate le orecchie) è la spia di una nuova fase nella quale promette di muoversi il presidente della Repubblica ed è una scelta che si combina bene con un’altra mossa importante che potrebbe prendere forma nella giornata di oggi, se il governo (come sembra) riceverà dal Quirinale il consenso per chiedere la fiducia su una riforma sulla quale Mattarella sembra avere scelto la strada della non neutralità: l’approvazione della legge elettorale. Non si sa se la legge elettorale andrà davvero in porto ma si sa che nelle prossime ore potremmo avere la conferma che dopo tre anni di silenzi il capo dello stato, per arginare i professionisti dello sfascio, ha scelto di inaugurare una fase formidabile di nudge mattarelliani. Rimanere neutrale è spesso consigliabile ma non sempre è possibile. Specie se poi in ballo, improvvisamente, ci sono non le chiacchiere ma i confini della democrazia.

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