Spartizioni tra correnti, alleanze mutevoli e il caso Davigo. Cosa si muove dietro le prossime nomine del Csm

Categoria: Giustizia

Gli alti magistrati Pasquale Ciccolo e Giovanni Canzio lasceranno i rispettivi incarichi di procuratore generale e primo presidente della Corte di Cassazione

di Annalisa Chirico 6 Dicembre 2017 alle 08:41 www.ilfoglio.it

A Palazzo de' marescialli è sempre tempo di nomine. Nella tornata prenatalizia, tra spartizioni correntizie e alleanze mutevoli, si decidono tasselli rilevanti nel mosaico delle gerarchie togate. Gli alti magistrati Pasquale Ciccolo e Giovanni Canzio lasceranno i rispettivi incarichi di procuratore generale e primo presidente della Corte di Cassazione. Il supremo giudice di legittimità, depositario di una fondamentale funzione nomofilattica volta ad assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione delle norme di diritto, si appresta al cambio di vertice.

Primo presidente e procuratore generale sono membri di diritto del Csm, il secondo è pure titolare, insieme al ministro della Giustizia, dell’azione disciplinare. Non sono nomine banali, e il tempo corre giacché la votazione in plenum non potrà slittare oltre il 12 dicembre in modo da procedere alla cerimonia ufficiale, alla presenza del capo dello Stato, entro il 21 dello stesso mese.

Il clima è teso, raccontano i bene informati.La prova è che un magistrato di nome Piercamillo Davigo ha presentato la domanda per entrambi i posti in lizza. "Tenta così di metterci in difficoltà", commenta un membro togato del Csm. Tuttavia, a sentire i consiglieri che partecipano ai lavori della quinta commissione (quella deputata al conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi), Davigo è fuori dai giochi: surclassato da altri candidati con valutazioni migliori, la toga simbolo di Mani pulite potrà al più candidarsi il prossimo anno per il rinnovo del Csm, ammesso che con la sua corrente, Autonomia e indipendenza, guadagni il consenso necessario per essere eletto.

Per il posto di procuratore generale si prefigura un testa a testa, tutto pugliese, tra l’andriese Riccardo Fuzio e il leccese Giovanni Salvi.

Il primo, toga di Unicost, già consigliere del Csm, è attualmente avvocato generale presso la Corte di Cassazione. Salvi, esponente di spicco di Md e fratello dell’ex ministro Cesare, dopo aver guidato la procura di Catania, dal 2015 riveste il ruolo di procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma.

Quanto al ruolo di primo presidente, che fu già di esimi giuristi del calibro di Ernesto Lupo e Giorgio Santacroce, rimpiazzare Canzio non sarà impresa facile. Canzio, in quota Area, fu eletto dal plenum del Csm con 23 voti favorevoli e 3 astenuti (inclusi due membri togati, Piergiorgio Morosini e Lucio Aschettino, della medesima corrente). In buona sintonia con il Quirinale di Giorgio Napolitano e di Sergio Mattarella, a Canzio tutti riconoscono la statura dell’accademico e uomo di dottrina, autore erudito di ponderose opere giuridiche, professore di procedura penale, membro di comitati scientifici e commissioni ministeriali.

Come ogni nomina che si rispetti, l’appartenenza correntizia avrà un peso. I super favoriti nel rush finale sono l’avellinese Giovanni Mammone, il tranese Domenico Carcano e la milanese Marina Tavassi. Mammone, iscritto a Magistratura indipendente, con un passato da giudice del tribunale di Pistoia e pretore del lavoro di Roma, è addetto alla Corte di Cassazione come magistrato di appello all’ufficio del massimario ed è applicato alla sezione lavoro. Carcano, al pari di Canzio, è ascrivibile ai moderati di Area ed è specializzato nel penale, dal 2001 è stato destinato alla Suprema corte in qualità di consigliere della sezione penale che presiede dallo scorso anno. Il suo curriculum menziona anche l’esperienza di capo dell’ufficio legislativo in via Arenula con il Guardasigilli Andrea Orlando. L’unica donna in questa rosa di nomi è Marina Tavassi, iscritta a Unicost, attualmente presidente della Corte d’appello di Milano. Nei ranghi dell’ordine giudiziario le esponenti del gentil sesso rappresentano già oggi la maggioranza ma faticano a occupare i posti apicali (Livia Pomodoro, prima presidente ‘rosa’ del tribunale meneghino, è andata in pensione nel 2014). Tavassi, che proviene dalla sezione del tribunale specializzata in diritto d’impresa, ha raccolto l’eredità di Canzio che proprio dalla presidenza di quella Corte ha compiuto il grande balzo ai vertici di piazza Cavour. Chissà che questa coincidenza non porti fortuna pure a lei.