RIFLESSIONI SULLA GIUSTIZIA. Riformare il Csm. Sì, ma come? Un girotondo tra i partiti

Categoria: Giustizia

Dopo l’invito del presidente Mattarella, urge completare la riforma Cartabia. Ecco tutte le proposte in campo

REDAZIONE 08 FEB 2022 ilfoglio.it lett8’

Fretta e furia, nomi raccapriccianti per l'operato della giustizia

"Deciderà il Parlamento come riformare il Csm". Parla Sisto, sottosegretario alla Giustizia

Nel suo discorso di giuramento il 3 febbraio di fronte al Parlamento in seduta comune, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva indicato come indifferibile la riforma della Giustizia. In particolare il capo dello stato si era soffermato sul Csm, travolto dagli scandali dei mesi passati, dopo il caso Palamara. La riforma, diceva il presidente, va fatta presto affinché il Csm possa svolgere a pieno la sua funzione “superando logiche di appartenenza che per dettato costituzionale devono rimanere estranee all’ordine giudiziario”. L’orientamento del governo di Mario Draghi è quello di parlamentarizzare la riforma. Il cui destino è dunque affidato alla sensibilità dei partiti. Quelle che seguono sono quindi le posizioni dei capigruppo in commissione e dei responsabili Giustizia di tutti gli otto partiti rappresentati in Parlamento. Si comincia da qui.

Basta correntismo esasperato Sulla riforma del CSM e dell’ordinamento giudiziario occorrono decisioni nette e coraggiose che pongano fine alle ‘porte girevoli’ fra politica e magistratura e alle derive del correntismo. Solo così si realizzerà una reale trasparenza negli incarichi. Ribadiamo però l’importanza e la forte tutela, come ricordato dal presidente Mattarella, dei principi costituzionali di indipendenza e autonomia del potere giudiziario.

Durante il Governo Conte II la riforma del Csm a prima firma dell’ex ministro Bonafede, era stata approvata in Consiglio dei ministri, a dimostrazione che il M5S da sempre ha come priorità questo tema.

Per noi il magistrato che entra in politica non può tornare a esercitare le funzioni di giudice o pubblico ministero. Sul sistema elettorale, lo scopo deve essere la garanzia di rappresentatività di tutti gruppi. Serve inoltre confermare il totale superamento della logica dei pacchetti di nomine.

Su questi punti principali e sugli altri temi della riforma siamo in attesa degli emendamenti della ministra in commissione Giustizia.

Giulia Sarti, Responsabile giustizia del Movimento 5 Stelle

Serve una riforma oltre il solo Csm

Per ora il governo lavora su cambio legge elettorale e noi auspichiamo una riforma profonda che investa tutto il CSM. In relazione al sistema elettorale vorremmo un sorteggio tra i magistrati che hanno alcuni requisiti e solo dopo l’elezione. In realtà vorremmo un cambiamento più ampio anche con legge costituzionale.

Giulia Bongiorno, Responsabile giustizia della Lega

Stop alle nomine a pacchetto

Le parole del presidente Mattarella sull’urgenza della riforma del Csm ribadiscono che il luogo delle riforme è il Parlamento e il percorso è già in stato avanzato. Sebbene modificare il sistema elettorale non sia sufficiente per contrastare il potere per il potere del correntismo, la direzione è garantire il pluralismo e la contendibilità effettiva anche del singolo nell’accesso al Csm. Serve comunque un intervento complessivo e tra le proposte del Pd, che non ha atteso i recenti fatti di cronaca per avanzare idee e soluzioni, ci sono lo stop alle nomine a pacchetto; circolarità e non autoreferenzialità, quindi diritto di intervento e voto nei consigli giudiziari per gli avvocati; una valutazione di professionalità basata anche su significative percentuali di smentite processuali delle ipotesi accusatorie. Ma resta ineludibile una rigenerazione etica e culturale della magistratura. Il quadro politico e di intervento non deve essere però il secondo tempo di una partita cominciata più di venti anni fa e non conclusa. Intervenire sulle regole dell’autogoverno non deve intaccare bensì rafforzare i principi costituzionali di autonomia e indipendenza. Una nuova stagione significa intendere questi principi come il riferimento costituzionale delle libertà di ciascun cittadino nei confronti di qualsiasi potere.

Anna Rossomando, Responsabile giustizia del Pd

Separare le carriere di giudici e pm

La riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm richiedono scelte coraggiose ed innovative che restituiscano dignità all’organo di autogoverno della magistratura, largamente screditato di fronte all’opinione pubblica dopo gli scandali degli ultimi anni

Le nostre proposte partono dal sistema di elezione della componente togata. Proponiamo il sorteggio (temperato).L’elezione, prevista dall’art. 104 della Costituzione, dovrebbe avvenire tra candidati, selezionati attraverso un sorteggio tra i magistrati, aventi almeno la quinta valutazione di professionalità. In questo modo si disarticola in modo netto il ruolo delle correnti. La riforma è l’occasione per affermare, se non la separazione, quantomeno la separazione delle funzioni tra Pm e Giudice. Proponiamo di consentire il passaggio dalla funzione di Pm a quella di Giudice, una sola volta, nei primi quattro anni della carriera.

Valutazioni di professionalità. Va riconosciuto il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni di professionalità.I magistrati dovranno essere giudicati anche sulla base della resistibilità delle loro decisioni nei gradi successivi di giudizio. Porte girevoli tra magistratura e politica. Va eliminata la possibilità di un rientro a funzioni giudiziarie di un magistrato eletto in politica.Fra le diverse opzioni che gli vengono offerte, va introdotta l’Avvocatura dello stato. E’ necessario infine stabilire una stretta sugli incarichi fuori ruolo. Stante l’urgenza su questi temi chiave l’intervento normativo dovrebbe aver luogo con norme di immediata applicazione e non come delega legislativa.

Pierantonio Zanettin, Capogruppo in commissione giustizia di Forza Italia

Garantire l’indipendenza interna alla magistratura

Ad oggi vana è l’attesa dell’emendamento governativo del quale tutti parlano ma che nessuno ha mai visto, con conseguente paralisi dei lavori parlamentari indotta da una maggioranza eterogenea che sulla riforma del CSM non trova la sintesi. Nel discorso al Parlamento, il Presidente Mattarella ha ribadito che non si può più indugiare e noi chiediamo che la commissione giustizia della Camera avvii subito l’esame di emendamenti depositati ormai otto mesi fa. Fratelli d’Italia propone il sorteggio per l’elezione del CSM, riteniamo che insieme alla separazione delle carriere tra magistrato requirente e giudicante, sia la formula giusta per neutralizzare i giochi di potere delle correnti che hanno condizionato tante nomine in giro per l’Italia. Del resto, se ogni magistrato è idoneo, con le sue sentenze, a decidere questioni con fortissime ripercussioni sulla vita di ciascun cittadino, non si comprende perché non potrebbe stare al CSM e decidere della carriera dei suoi colleghi. Se la magistratura rivendica legittimamente l’indipendenza dalla politica, è ora di garantire che ciascun giudice o PM sia indipendente anche all’interno della magistratura stessa.

Carolina Varchi, capogruppo FdI in commissione giustizia

Cambiare il meccanismo di elezione del Csm non basta

Come ci ha ricordato più volte il capo dello Stato, da ultimo nel discorso che è seguito al suo giuramento, è necessario portare a termine in tempi rapidi la riforma dell’Ordinamento giudiziario e del Csm, anche in vista del prossimo rinnovo della consiliatura. Non possiamo permetterci che si voti nuovamente con una legge che è stata strumento per accordi correntizi e spartizioni delle posizioni di rilievo del nostro sistema giudiziario. Si tratta di una riforma urgente e non più procrastinabile, per restituire credibilità e autorevolezza alla magistratura, dopo i noti fatti di due anni fa e le vicende successive, da ultimo la decisione del Consiglio di Stato sui vertici della Cassazione. Fatti che ci impongono di approvare una riforma che sappia andare a fondo delle tante anomalie e criticità che caratterizzano l’ordinamento giudiziario. Altrimenti si rischia la delegittimazione non soltanto dell’organo di autogoverno, ma di tutta la magistratura. Al parlamento dunque il compito di riscrivere le regole, ma è chiaro però che alla riforma si deve accompagnare una riflessione profonda in seno alla magistratura che porti poi ad una rigenerazione etica della stessa. E’ evidente, dunque, che non si può pensare di riparare tutti i guasti emersi soltanto cambiando la legge elettorale (su quest’ultima, noi abbiamo presentato due proposte: voto singolo trasferibile e maggioritario). Servono anche misure adeguate che affrontino gli altri nodi cruciali: dalle porte girevoli, ai fuori ruolo, dalle valutazioni di professionalità, al diritto di voto per gli avvocati nei consigli giudiziari, e ancora, modifiche al reclutamento, alla formazione e separazione delle carriere, solo per citarne alcune. Come è noto i gruppi parlamentari hanno già presentato i loro emendamenti al testo Bonafede già da tempo e siamo in attesa degli emendamenti del Governo con cui ci sono già state occasioni di confronto. Auspichiamo dunque che in tempi molto rapidi si possa tornare a lavorare in Commissione.

Lucia Annibali, Responsabile giustizia di Italia viva

100 proposte contro i 7 vizi capitali della giustizia

Come Azione abbiamo presentato già 100 emendamenti per colpire 7 vizi capitali del sistema: il correntismo, i passaggi dalle funzioni di Pm a Giudice, disciplinare che fa acqua, magistrati tutti promossi, responsabilità civile senza responsabili, porte girevoli con la politica, una miriade di fuori ruolo. Gli emendamenti prevedono la separazione delle funzioni tra PM e giudici fin dalla domanda di iscrizione al concorso in magistratura, una nuova legge elettorale per il Csm con voto singolo trasferibile, valutazioni di professionalità con pagelle e voti da 5 a 10 a seconda dei risultati ottenuti, nuove ipotesi di illecito disciplinare, modifica della legge sulla responsabilità civile, giro di vite al fuori ruolo per i magistrati che oggi, in oltre 200, svolgono attività fuori dai tribunali e fine delle porte girevoli tra magistratura e politica. Tra le altre cose, va riformata la composizione del Csm per diminuire il peso delle correnti con una nuova legge elettorale per l’elezione della componente togata, basata sul sistema del voto singolo trasferibile, che privilegi la persona e la statura del candidato rispetto all’appartenenza alla corrente. Per questo i nostri emendamenti prevedono un approccio rigoroso per contrastare il fenomeno delle porte girevoli tra magistratura e politica: i magistrati che si presentano alle elezioni, anche se non eletti, devono essere inquadrati in un ruolo autonomo del Ministero della Giustizia, di un altro ministero o della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e non svolgere più funzioni giudiziarie. Purtroppo la proposta della commissione ministeriale Luciani è molto blanda e non risolve molti dei problemi sul tappeto. Riteniamo che questa riforma sia l’ultima occasione: sì alle scelte coraggiose, no alla timidezza. Attendiamo le proposte del Governo, ma avvisiamo fin d’ora che Azione non voterà a scatola chiusa. Se le nostre idee non saranno considerate, il nostro sostegno non sarà scontato.

Enrico Costa, Responsabile giustizia di Azione

Le norme non bastano senza un rinnovamento della magistratura

La riforma della magistratura, al suo interno e rispetto agli altri poteri, va accompagnata da una palingenesi culturale e politica, che riguarda innanzitutto identità e ruolo. Le parole chiave sono: efficienza ed efficacia. Efficienza di un sistema ricostruito sulle infrastrutture umane, materiali e digitali finanziate dal Pnrr, per realizzare un servizio giustizia inclusivo e trasparente. L’efficacia di risposte date in tempi ragionevoli e capaci di risolvere i problemi. Identità e autonomia della funzione giudiziaria come espressione della sua efficienza e della sua efficacia. Il rapporto tra magistratura e politica va riequilibrato su uno spartiacque irrinunciabile: la politica ha il compito di governare la società e la sua complessità, la magistratura deve interpretare e regolare il diritto vivente nella società. La ministra Cartabia ha svolto un ruolo di concertazione complesso su temi delicati quali: le porte girevoli, la formazione dei magistrati e la loro professionalità; l’assegnazione degli incarichi; il ruolo dell’avvocatura. Norme significative che però da sole non bastano se non c’è innanzitutto un rinnovamento interna corporis della magistratura. Senza il quale, ad esempio, ogni discorso sul sistema elettorale rischia di essere solo teorico. Serve una discussione parlamentare approfondita e aperta al contributo di tutti, a partire dai magistrati, sulle cui spalle pesa più che su ogni altro l’onere di dare al Paese una magistratura forte e credibile.

Federico Conte, Responsabile Giustizia Leu