Il ministro Nordio: «La politica deve smettere di inchinarsi ai magistrati»

Categoria: Giustizia

Il Guardasigilli all’attacco: voglio una giustizia equa e veloce. No all’imputazione coatta

11 LUGLIO 2023 - 05:38b Redazione open.online lettura3’

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio dice che la politica deve smetterla di inchinarsi ai magistrati. E la giustizia deve essere equa e rapida. In un’intervista a Libero il Guardasigilli attacca le toghe dopo i casi La Russa, Delmastro e Santanchè: «Per 25 anni il Parlamento ha rinunciato al suo ruolo. Giusto ascoltare le opinioni delle toghe ma poi decidiamo noi. La maggioranza è unita, il caso La Russa non la indebolirà». Anche se il ministro si trova sotto gli strali dell’Associazione Nazionale Magistrati. «La colpa è della politica che ha rinunciato al suo ruolo prominente. E che si è chinata davanti alle critiche dei giudici». La sua riforma della giustizia, dice, non si fermerà per questo.

L’imputazione coatta

Nel colloquio con Hoara Borselli Nordio spiega la sua posizione sull’imputazione coatta. Che mantiene per «una ragione squisitamente tecnica. Perché il codice Vassalli che abbiamo recepito nell’88/89 ha mantenuto il controllo giurisdizionale del giudice, in questo caso del Gip, sull’attività del pubblico ministero come faceva una volta il giudice istruttore. Io ho fatto il giudice istruttore e se il giudice istruttore mandava a giudizio l’imputato anche contro il parere del pubblico ministero che ne avesse chiesto l’assoluzione, in tribunale arrivava tutto il fascicolo processuale. Quindi i giudici potevano farsi un’idea di quelle che erano le tesi dell’accusa, della difesa e dello stesso giudice istruttore perché avevano davanti l’intero fascicolo».

La questione tecnica

Secondo Nordio in questa situazione il pm, che ha già chiesto l’archiviazione, dirà al giudice che « il processo è inutile, è contraddittorio. A meno che il giudice non cominci lui a fare tutta una serie di attività… ma questo è in contrasto con il sistema accusatorio dove la prova viene fornita dal dibattito, dal contraddittorio tra accusa e difesa. Torniamo ai principi del vecchio sistema, quando il presidente del tribunale faceva le domande lui, cosa che ancora oggi di tanto in tanto si fa ma questo è irragionevole, è irrazionale perché in contrasto con il sistema accusatorio. Quindi è una questione squisitamente tecnica».

Gli avvisi di garanzia

Sugli avvisi di garanzia il Guardasigilli dice che «il disegno di legge che è stato presentato adesso va al vaglio dopo la bollinatura e dopo il transito al Quirinale andrà al Parlamento. Dove potrà essere modificato, approvato o altro. Ma c’è una parte che riguarda l’informazione di garanzia ed essenzialmente la sua segretezza. È già stata istituita una commissione per la riforma del codice di procedura penale. Il nostro obbiettivo è attuare integralmente quella che era la volontà del professor Vassalli e realizzarla completamente, ovvero fare un codice di stampo accusatorio anglosassone. Quindi sarà cambiata anche la struttura del registro degli indagati e dell’informazione di garanzia».

Attacco della magistratura al governo?

Ma Nordio stupisce anche quando smentisce Palazzo Chigi sul presunto attacco dei magistrati al governo: «No, per me non c’è. Sono fatti tra loro indipendenti e mi rifiuto di pensare a dei magistrati che vogliono interferire nell’azione governativa attraverso azioni giudiziarie. Non si può però negare che ogni volta che si sia provato a fare una riforma della giustizia è sempre stata bloccata con interventi giudiziari. È vero e anche questo io lo scrivo da 25 anni. La colpa però non deriva da una serie di attacchi della magistratura che possono essere di ordine tecnico, odi ordine politico. La colpa è della politica che ha rinunciato al suo ruolo preminente e che si è chinata davanti alle critiche della magistratura. Nessuno vuole impedire alla magistratura di commentare le leggi sotto il profilo tecnico visto sono loro che le applicano. La colpa della politica è stata quella di aderire o meglio inchinarsi alla magistratura senza dire questo: “Noi ascoltiamo le vostre opinioni ma alla fine decidiamo noi e solo noi perché abbiamo un mandato che secondo la Costituzione deriva dal popolo”»