Chi ha paura del sorteggio dei membri del CSM? La norma che distrugge il potere delle correnti

Categoria: Giustizia

Certamente, la legge di attuazione dovrà occuparsi di ulteriormente selezionare il panel dei sorteggiandi..

Gian Domenico Caiazza 27.102025 alle 09:26 ilriformista.it lettura3’

Confesso di aver cambiato radicalmente idea sul sorteggio dei membri dei futuri due CSM previsti dalla riforma della separazione delle carriere. L’intervento lucidissimo ed appassionato, al congresso dei penalisti italiani, del magistrato Andrea Mirenda, membro dell’attuale CSM, a sostegno di questa draconiana riforma dei criteri di formazione dell’organo di c.d. “autogoverno” della magistratura, mi ha davvero colpito.

Avevo fino a quel momento maturato una istintiva avversione all’idea che un organo di rilievo costituzionale potesse essere composto da membri scelti da un sorteggio, al punto da aver qualificato una simile soluzione come figlia del peggiore populismo grillino (ricorderete Beppe Grillo che arrivò a proporre, senza vergognarsene, il sorteggio dei membri del Parlamento). Senonché il dott. Mirenda – le cui argomentazioni, tra le altre, potrete leggere nell’ampia intervista che pubblichiamo in questo numero – mi ha fatto riflettere su un dato di fatto semplicemente incontrovertibile: il CSM non è un organo di rappresentanza politica. Insomma, non è il Parlamento delle toghe, quanto invece un organo di alta amministrazione, che richiede competenze specifiche (avanzamenti di carriera, nomine ai vertici degli uffici, etc), proprie della funzione magistratuale in quanto tale.

I requisiti

Certamente, la legge di attuazione dovrà occuparsi di ulteriormente selezionare il panel dei sorteggiandi (anni di servizio, esperienze dirigenziali o semi dirigenziali, parità di genere etc), ma di questo si tratta. Insomma, forse non qualunque magistrato, ma certamente ogni magistrato che abbia maturato un numero sufficiente di anni di esperienza professionale, e meglio ancora abbia avuto esperienze di vario livello nella responsabilità e nella dirigenza degli uffici giudiziari, è certamente in grado di adempiere pienamente ai compiti di alta amministrazione propri del Consiglio superiore.

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Le ragioni del sorteggio

I sostenitori del NO alla riforma dovrebbero piuttosto interrogarsi circa le ragioni per le quali si è giunti a proporre il sorteggio, invece che confermare la soluzione elettorale. Soprattutto la magistratura italiana dovrebbe interrogarsi, e dare una risposta. È evidente che la scelta del sorteggio intende spezzare un rapporto, ormai divenuto insano, tra le correnti e le funzioni che la Costituzione assegna a questo organo di alta amministrazione. Un rapporto che negli anni ha finito per snaturare la ragione originaria di quelle funzioni, nitidamente definite in Costituzione, da alta amministrazione ad organo di rappresentanza politica della Magistratura. Evidentemente la “vicenda Palamara” è scorsa come l’acqua sui sassi agli occhi dei fieri avversari della riforma, o al più liquidata come una brutta pagina legata alle cattive inclinazioni personali di qualche isolato protagonista di quella storia.

Le cose invece stanno diversamente, e se un magistrato insospettabile di simpatie per la riforma come Nino Di Matteo ha in questi giorni pubblicamente reso nota la sua decisione di revocare la propria appartenenza all’ANM, proprio per il persistere immutato di quella degenerazione correntizia che è d’altronde sotto gli occhi di tutti, dovrebbe essere facile comprendere il senso di questa scelta del sorteggio voluta dalla riforma.

La dura opposizione di ANM

Ed è a ben vedere proprio questa la ragione della durissima opposizione di ANM alla riforma dell’ordinamento giudiziario in via di approvazione. È proprio il sorteggio dei membri del CSM l’evento normativo che più di ogni altro preme alla magistratura associata di scongiurare, impegnando ogni sforzo per il successo del NO al referendum confermativo. Ovviamente si tratta di un obiettivo prioritario non dichiarabile come tale, anche in ragione della sua scontata impopolarità; da qui le parole d’ordine, suggestive e del tutto manipolatorie, della indipendenza della magistratura messa in pericolo, della Costituzione violata, della volontà della politica di tarpare le ali alle inchieste più scomode delle Procure italiane. Tutte questioni delle quali non vi è traccia plausibile in questa riforma, ma ben più spendibili di una insostenibile difesa del correntismo e delle sue degenerazioni. Buona lettura.